Finanza & caffè - 22 giugno
Dopo la visita di ieri del Premier Draghi a Berlino, per il programmato incontro con la Cancelliera Merkel (oggetto principale la gestione dei flussi migratori), oggi la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sarà a Roma per l’ufficializzazione dell’ok dell’Europa al nostro PNRR (Piano Nazionale Resilienza e Ripresa, previsto dal Recovery Plan da € 750 MD).
Il viaggio ha una valenza puramente simbolica, essendo il sì della Commissione Europea noto già da tempo. Come ben sappiamo, l’Italia è il maggior beneficiario degli aiuti europei, con circa € 191,5MD di fondi stanziati, tra sussidi (circa € 70MD)e prestiti (€ 120MD circa).
Il PNRR dovrà servire a finanziare e dare continuità alla crescita di medio termine, portando l’aumento del PIL medio annuo intorno al 2%, numero per noi alquanto “sfidante”: tanto per fare un raffronto, nei 10 anni che hanno preceduto la catastrofe sanitaria la nostra crescita è stata pari ad uno striminzito 0,2% medio annuo, che ci ha relegato in fondo alla classifica tra i Paesi dell’area euro.
E’ noto anche che gli aiuti non arriveranno “senza se e senza ma”: il Recovery Plan elenca una lunga serie di condizioni che dovranno essere raggiunte se vorremo utilizzare tutti i fondi previsti, anche se alcuni di questi punti, soprattutto quelli relativi all’attuazione delle riforme, saranno difficili da misurare e quantificare. Va detto, però, che la “pagella” che la von der Leyen consegnerà al Premier Draghi sarà farcita da A, che saranno 10 su 11: l’unica B (i voti della UE prevedono anche la C, che di fatto, nel caso fossero la maggioranza, starebbero a significare, se non una bocciatura, almeno essere “rimandati”)riguarda la stima dei costi (va detto, peraltro, che su questo tema nessuno dei piani sin qui approvati ha ottenuto il massimo dei voti).
Ancora una volta emerge nitidamente il ruolo di Mario Draghi: il “feeling” con l’Europa e con i massimi leader dei Paesi membri era chiaro da tempo, ma si può ben dire che in questi primi 5 mesi di governo forse si è ancora più rafforzato.
Il nostro Paese, in questi anni, più volte ha corso il rischio di “messa in mora” per non rispettare i tempi nelle risposte ai quesiti che l’Europa ci richiedeva, arrivando spesso addirittura sull’orlo della procedura di infrazione. Oggi, al contrario, siamo quasi un Paese modello, citato per la coerenza e l’attendibilità dei suoi progetti sul piano Next Generation EU. Su parametri quali contributo alla crescita, all’occupazione e alla transizione ecologica, all’impegno di non danneggiare l’ambiente, favorire la transizione digitale, individuare regole efficaci per monitorare l’applicazione del piano, per es, abbiamo ottenuto il massimo dei voti.
Un vero e proprio “effetto Draghi”, sia da un punto di vista “politico” (i rapporti con l’Europa, forse mai così positivi e collaborativi)che da un punto di visto “tecnico e operativo” (rispetto dei tempi di approvazione da parte del Parlamento, rispetto dei tempi con la Commissione Europea, coerenza con le indicazioni previste dal Piano, etc), è innegabile. Forse anche per questo si inizia con insistenza (e preoccupazione)a pensare alla scadenza dell’anno prossimo, quando scadrà il mandato del Presidente Mattarella, con molti che vedono quasi “naturale” il trasloco del Premier da Palazzo Chigi al Quirinale. Che, però, se così fosse, creerebbe non pochi problemi da un punto di vista politico, venendo meno quella che oggi possiamo ben definire una vera e propria “polizza” con l’Europa: il rischio evidente è che tutto possa essere rimesso in discussione e l’Italia torni “a fare l’Italia”…
Dopo la caduta di ieri, oggi il Nikkei recupera buona parte del terreno perso il giorno precedente, rimbalzando di circa il 3% (+ 3,12%). Bene anche la Cina, con Shanghai in crescita dello 0,63%. Appena negativo invece l’indice Hang Seng a Hong Kong, che retrocede dello 0,16% a poche ore dalla chiusura. A favorire il buon andamento delle piazze asiatiche, ancora una volta, le chiusure positive di ieri sera a Wall Street, con il Dow Jones a + 1,76% e il Nasdaq a + 0.62% (S&P + 1,4%, il maggior rialzo da 5 settimane a questa parte).
Futures al momento moderatamente positivi un po’ ovunque.
Impennata del petrolio, con il WTI che torna di forza sopra i $ 73. Ancora in recupero le materie prime.
Oro sempre intorno ai $ 1.784.
Spread in leggero recupero, a 105 bp, con il rendimento del BTP sempre “ancorato” a 0,85%.
Stabile il rapporto €/$, appena sotto la soglia dell’1,19, così come il Treasury, appena sotto l’1,50% di rendimento.
Si è fermata la discesa del Bitcoin, appena sotto i $ 33.000: ancora una volta, a penalizzare le quotazioni della criptovaluta l’intervento delle autorità monetarie e governative cinesi, sempre più decise a “controllare” molto da vicino l’andamento dei mercati finanziari nel timore di bolle speculative.
Grazie come sempre per l’attenzione.
Buona giornata.
Roberto
Ps: e quindi dal 28 giugno si potrà tornare a sorridere. Non ovunque, e ancora con molta attenzione. Ma un altro passo verso il ritorno alla normalità si aggiunge.