Fine vita dei moduli fotovoltaici: un gran polverone. Per coprire qualcosa?

Fine vita dei moduli fotovoltaici: un gran polverone. Per coprire qualcosa?

Quanto “costa” gestire un modulo fotovoltaico a fine vita? 20 centesimi, 1 euro o 12 euro? Nel corso degli ultimi 12 mesi abbiamo assistito ad un proliferare di provvedimenti in materia. Da un lato le vecchie regole in vigore dal giugno 2012 per gli impianti incentivati che imponevano 1 €/modulo quale contributo per lo smaltimento, poi l’entrata in vigore della normativa sui RAEE nel 2015 che divideva i moduli in rifiuti domestici e professionali in base ad una soglia arbitraria di 10 kW, sotto la quale il contributo era dell’ordine dei 0,2 €/modulo. Adesso, dal 2 febbraio tale distinzione non c’è più e tutti i moduli immessi sul mercato devono versare un contributo di almeno 1 €/modulo.

Infine il GSE che ha deciso di “tassare” anche tutti i vecchi moduli connessi in impianti in conto energia dal 2005 al 2012. Alla modica cifra di 12 €/modulo per gli impianti piccoli e 10 €/modulo per tutti gli altri.

Facciamo un conto veloce: diciamo che si parla di circa 15 GW di moduli e ipotizzando una potenza media di 200 Wp stiamo parlando di un’operazione che porta in cassa più di 75 Milioni di Euro. Formalmente sono una garanzia che il soggetto titolare potrà chiedere indietro con gli interessi: ma chi mai farà una pratica per recuperare 120 € tra 10 o 15 anni?? Nessuno. Anche perché se i moduli funzionano ancora non ci sarebbe motivo di buttarli. Quindi alla fine il GSE si intascherà questi soldi.

Ma in realtà quanti moduli vengono davvero smaltiti?

Nel rapporto 2014 del Cobat si parla di circa 70.000 kg gestiti da questo consorzio. Considerando un peso medio del modulo di 18 kg parliamo di 3900 moduli. Ora, di consorzi ce ne sono diversi ma posso ipotizzare in base alla mia conoscenza del mercato che il Cobat rappresenti almeno il 20%. Quindi nel 2014 su 19 GW di moduli installati sono stati smaltiti 5 MW. Ovvero lo 0.02%. Una cifra risibile.

Considerando che il contributo coprirebbe solo lo “smaltimento” quindi non lo smontaggio che è certamente l’operazione più onerosa, e alla luce dei recenti risultati di PVCycle (e non solo) che dimostrano come si possa recuperare il 96% del materiale, mi viene il sospetto che quanto è stato versato fino ad oggi e quanto si verserà in futuro andrà solo ad ingrassare qualcuno.

Il punto fondamentale è che la gestione di questo tema sembra lasciata in mano a persone non competenti o peggio in malafede.

Un modulo fotovoltaico, anche degradato e rovinato, continua ad erogare energia, quindi a svolgere la sua funzione, quindi perché buttarlo?

Faccio una proposta agli altri produttori di moduli e magari a qualcuno a Roma:

  1. Consorzio Unico per i moduli gestito dagli attuali produttori italiani
  2. Possibilità di installare i moduli obsoleti ma recuperabili/funzionanti in un unico impianto nazionale che venda energia in rete al costo minore possibile solo per coprire i costi di gestione (5 €cent/kWh?). Magari con supervisione da parte di RSE.
  3. Divieto di esportazione dei moduli fotovoltaici usati che prima non siano verificati dal Consorzio Unico: così magari si ha uno strumento in più per contrastare i furti!

Vabbè... chiedo troppo... comunque almeno lo posto così tra qualche anno quando verrà fuori il problema almeno potrò dire di non essermene stato zitto!

Analisi illuminante. Condivido

Franco Cracco

Artigiano presso Franco Cracco

9 anni

Bravo Nicola, se cosi si facesse sarebbe meglio per noi e peggio per qualcuno Poi non ho mai capito quale persona butterebbe un impianto che (da stime) dopo 20 anni rende il 20% in meno Vuol dire che : Adesso circa 3000 kWh anno x impianto da 3 kWp, tra 20 anni almeno 2400 kWh anno per lo stesso impianto. Il mio certo tra 20 anni non lo butto, anzi. Faranno moduli sicuramente più performanti ma penso che il mio impianto ( forse non l'inverter) durera più di me.

Giovanni Giusiano

Direttore Generale presso BIT SPA

9 anni

il peggio è che al solito tutto è fatto senza un reale passaggio con gli operatori. e infatti le associazioni fanno azioni legali, che si potrebbero evitare con più concertazione.

Emilio Pace

efficienza energetica - Progettazione coperture per piscine - commerciale mondo pool e garden

9 anni

davvero interessante l'analisi....a leggerla mi viene da chiedere "ma perchè il legislatore deve complicare quello che per sua natura è semplice?"......la risposta stà evidentemente, senza voler fare del facile populismo nella dichiarazione fatta a proposito dell'ingrassare qualcuno......

Claudio Rizzo

COO (Chief Operations Officer)

9 anni

Roberto: da paura! ma in che mani siamo?

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