Foot voting - la base della democrazia

Foot voting - la base della democrazia

Molti amici libertari ritengono che la degenerazione del nostro paese sia talmente irreversibile che non abbia alcun senso votare alle elezioni, in quanto nessuna offerta politica, anche qualora avesse in principio la ricetta giusta - e allo stato attuale nessuna ce l'ha -, sarebbe in grado di attuarla.

Tale asserzione coglie due fondamentali verità: che il nostro paese è fortemente impregnato, più di altri, di ideologia nazionalista o socialista e che le forze in gioco di chi ha interesse alla degenerazione burocratica in atto - che determina una sempre maggior spesa pubblica, debito e tassazione - ormai sovrasterebbero qualsiasi eventuale forza che volesse imprimere una correzione virtuosa.

Sì perché come nella maggior parte delle democrazie, ma soprattutto in Italia, "i partiti vengono classificati in formazioni di destra o di sinistra. La destra è nazionalista e la sinistra socialista. I partiti di centro cercano di essere entrambe le cose. Tuttavia pochi hanno notato che, a rigore, il nazionalismo e il socialismo sono due facce di una stessa medaglia di latta, del tutto priva di valore: una medaglia che, nell'epoca della globalizzazione arrugginisce lentamente. Nazionalismo-socialismo è il nome di una sacca politica che porta soltanto da destra verso sinistra e di nuovo da sinistra verso destra, ma non porta innanzi, verso il futuro. Il nazionalismo-socialismo ha diviso l'umanità in nazioni e classi che si fanno la guerra. Se nell'epoca della globalizzazione (combattuta da nazionalisti e socialisti) non si riesce a far avanzare lo stato verso il futuro, questo si arrugginisce e finisce nella spazzatura della storia." (da "Lo stato nel terzo millennio" di Hans-Adam II)

Al contrario di quello che tutti i partiti e i movimenti politici vogliono farci credere, si tratta quindi di un problema strutturale e culturale, non di persone giuste e oneste al posto giusto.

Strutturale, perché l'impostazione di stato della nostra costituzione non è in grado di cogliere per nulla le sfide della globalizzazione e dell'evoluzione tecnologica e sociale in atto; culturale, perché nella popolazione c'è una totale carenza di formazione libertaria e di buona dottrina economica.

Per risolvere il primo è tuttavia necessario superare il secondo; altrimenti non c'è alcuna possibilità di riformare l'organizzazione dello stato e porlo in grado di creare benessere e non di "rappresentare un pericolo per l'umanità". Pericolo che si manifesta nella continua progressiva espansione degli apparati burocratici improduttivi che distruggono il patrimonio del paese, determinano arbitrarie ridistribuzioni di ricchezza verso sacche parassitarie e intaccano sempre più profondamente le libertà individuali.

Prendo ancora in prestito le parole di Hans Adam II:

"Un modello si stato che assicuri la pace, lo stato di diritto, la democrazia e il benessere della popolazione deve sottrarre allo stato il monopolio sul territorio. Per sottrarre allo stato il monopolio sul territorio questo deve essere diviso in piccole unità, affinchè unità di popolazione quanto più possibile piccole abbiano la possibilità di emigrare."

E tali piccole unità, comuni o provincie, devono poter secedere dallo stato nazionale. Solo così le popolazioni potranno esercitare concretamente un diritto alla base di qualunque stato democratico, la possibilità di Foot Voting (ovvero di votare con i piedi) lasciando lo stato che non assicura le migliori condizioni per assicurare il benessere.

"Quanto più piccola è l'unità, tanto minore sarà la probabilità che la popolazione interessata si decida a emigrare a cuor leggero. A unità molto piccole risulta difficile creare uno stato di diritto democratico funzionante, che assicuri alla popolazione un benessere maggiore che nel vecchio stato, se questo ha funzionato in maniera relativamente buona. D'altra parte questa secessione potenziale rafforza la pressione sullo stato che funziona male, spingendolo a riformarsi per evitare di dissolversi".

Oggi stiamo assistendo ad una manifestazione disperata di Foot Voting da parte di coloro che sono stati più colpiti dall’espansione burocratica degli ultimi 50 anni (che ha avvantaggiato la precedente generazione): i giovani. Ricordo un articolo di Porro del 2012 che commentava come votare con i piedi rappresentasse “una forma legittima e ben costruita di rivolta fiscale che per lo più riguarda i ricchi”; e citava il caso dell’attore Depardieu che aveva deciso di lasciare la Francia.

Forse era vero cinque anni fa. Un articolo del Corriere di qualche giorno fa evidenzia come questo fenomeno ormai stia assumendo dimensioni molto rilevanti. L'articolo titolava: “nel 2015 sono partiti più di 100 mila, la metà hanno meno di 40 anni. Un terzo sono laureati.” Tra poco anche la percentuale di non laureati aumenterà; ed è giusto così. Se il proprio paese attraverso l’attività sconsiderata delle precedenti generazioni ha privato i giovani di una prospettiva di futuro; è giusto che siano quelle stesse generazioni ormai morenti a pagarsi i debiti che loro stessi hanno generato. 

Forse veramente non è possibile cambiare il nostro paese pacificamente attraverso una buona politica, tuttavia forse varrebbe la pena provarci. Ma per farlo dobbiamo impegnarci al massimo nella formazione e nella divulgazione di sani principi libertari e di corretta cultura economica.

L’alternativa è il muro alla fine della corsa.


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