Fotovoltaico: una scommessa italiana

Fotovoltaico: una scommessa italiana


 

A dispetto della crisi economica dettata dal COVID-19, la transizione del mondo verso modelli di energia pulita non si è arrestata.

Secondo le previsioni dell’IEA World Energy Outlook 2020 le energie rinnovabili cresceranno al punto da  

imporsi come fonte primaria di elettricità a livello mondiale già nel 2025, soddisfacendo un terzo del fabbisogno elettrico planetario.

In questo contesto il solare, sempre secondo la ricerca, rappresenterà da solo il 60% di tutte le nuove fonti energetiche rinnovabili aggiunte da oggi fino al 2025, costituendo per diversi paesi una scelta vitale ed insostituibile.


Realtà come l’Azerbaigian ad esempio, tradizionalmente legate agli idrocarburi, ma forti di medie annuali di duecentocinquanta giorni di soleggiamento, hanno finalmente preso coscienza del proprio potenziale energetico solare ed investito di conseguenza; altri stati come la Germania, meno baciati dal sole, ma dotati di una chiara visione energetica, hanno da tempo dato vita a percorsi virtuosi che li hanno presto resi leader nella capacità del solare fotovoltaico; altri ancora, infine, sono chiamati al momento della propria maturità in campo energetico, e tra questi rientra anche l’Italia.

Il nostro paese, infatti, pur posizionandosi tra i più grandi produttori mondiali, nel 2019 ha generato circa la metà dell’energia fotovoltaica prodotta dai vicini tedeschi (47,5 Terawatt/ora) e segnato rispetto al 2018 una crescita inferiore a quella di altri stati europei come la Spagna (+18%).

La ragione, tuttavia, non risiede in una sostanziale mancanza di investimenti, ma in una storia che ha alle spalle una serie di fasi decisamente diverse tra di loro.

Da tecnologia sostanzialmente sperimentale, rimasta tale sino al 2007 annoverando ben poche installazioni dovute a pochi soggetti particolarmente attenti alla sostenibilità ambientale delle proprie azioni, la grande svolta è arrivata nel 2008 con l’emanazione del Conto energia, il sistema di incentivazione coordinato dal GSE che promuoveva direttamente il kWh fotovoltaico prodotto.

Da 34.805 impianti presenti sul territorio nazionale si è dunque passati ai 596.355 rinvenibili nel 2013, data che, dopo erogazioni pari a 6 miliardi di euro l’anno, ha segnato la conclusione dell’iniziativa Conto Energia per il fotovoltaico.  

Dal 2014 è seguita una fase di consolidamento caratterizzata da una dinamica di sviluppo più graduale, sospinta da incentivazioni indirette come gli sgravi fiscali, mentre il 2020 ha registrato un grande ritorno: nel primo semestre le nuove installazioni sono aumentate del 12% rispetto allo stesso periodo del 2019, portando il fotovoltaico in Italia a circa 21,7 GW di potenza installata, pari a poco meno del 10% della produzione netta nazionale.

Lo sguardo al futuro è decisamente ambizioso: il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) chiama l’energia solare a svolgere un ruolo da protagonista nel sistema elettrico nazionale, prevedendo un target di 52 GW di capacità fotovoltaica entro il 2030, ovvero più del doppio rispetto ai 20,9 GW installati fino al 2019.

Sarà possibile?

Forse, ma se ciò dovesse accadere, non potrà prescindere da alcuni fattori fondamentali.

In primis toccherà al comparto pubblico un’attenzione normativa costante, che sappia incentivare l’adozione di soluzioni energetiche rinnovabili e al contempo non coltivi unicamente l’autoconsumo, ma promuova anche la condivisione della propria produzione con iniziative ad hoc come le comunità energetiche.

In secondo luogo, invece, sarà compito della filiera presente sul territorio svolgere un ruolo non meno importante: garantire facilità d’installazione e d’utilizzo, ma soprattutto far sì che il passaggio al fotovoltaico, per l’utilizzatore finale, si costituisca come una vera e propria evoluzione energetica caratterizzata da qualità, affidabilità ed alta efficienza. 

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