GLI OCCHI DELLE DONNE
Gli occhi possono essere furbi, tristi, vacui,intelligenti e quant’altro ancora. Modi di dire? La psicologia ha fornito provepiù che convincenti che si tratta di qualcosa di più di semplici modi di dire. Nei rapporti tra persone è facile sentire frasi: ”Haiun viso teso ed occhi stanchi”.., oppure “Oggi ti vedo piùrilassato, hai uno sguardo più viva...ce.. “, “Che occhi spenti hai…” o ancora “ …Oggi hai gli occhi lucidi…” la tensioneemotiva, la preoccupazione, la concentrazione, la stanchezza e la malattiafisica incidono primariamente proprio sulla forma di palpebre ed occhi ecambiano l’espressione e la mimica del viso e dello sguardo, fornendo a chiosserva un quadro dello stato fisico e psicologico delle persone. Non solo. Lo sguardo può ispirare anchesensazioni non fisiche. Scriveva William Shakespeare: “Dagli occhi delle donnederivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo, sono ilibri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il mondo”.
Infinitele frasi, le riflessioni, gli aforismi, che hanno come soggetto gli occhi, losguardo, la vista. Emolteplici sono i tentativi di interpretare la salute psico-fisica di unapersona dallo sguardo. I suoi sentimenti, le sue emozioni. Di leggerne l’anima.Fino a tentare dicontrollarla, se non l’anima la mente (ipnosi), fissando quella porta diaccesso al cervello che è lo sguardo. Occhi contro occhi.
Quantosi può trarre allora dallo sguardo per azzardare una diagnosi fisica?L’iridologia sostiene di riuscirvi attraverso la “lettura” dei colori che descrivonotemperamento, comportamento, attitudini,preferenze artistiche dell’esaminato. Tecnicamente il termine “iride”deriva dal greco (iris) e significa arcobaleno. E’ la struttura internaall’occhio che regola, restringendosi e dilatandosi, la quantità di luce cheentra attraverso la pupilla. La sua pigmentazione determina il coloredell’occhio.
Moltele ricerche sull’iride. La rivista"Development Psychology", per esempio, ha riportato irisultati di una ricerca (università Carleton di Ottawa in Canada) su timidezzae colore degli occhi nei bambini in età prescolare. Chi é inibito spesso ha gliocchi azzurri. Ma non per sempre. Fino ai 4-5 anni, fino a quando il bambino noncomincia a frequentare la scuola e ha maggiori contatti con coetanei ed adulti.A quel punto, lo svantaggio iniziale di chi ha gli occhi chiari è bilanciatodall'interazione con l'ambiente. In realtà, sembra esserci un rapporto biologico,genetico, fra occhi celesti e timidezza.
Altri studi avrebbero dimostrato l'esistenzanegli individui con gli occhi scuri di un maggiore stato di reattivitàneurofisiologica e mentale: più scattanti, dinamici e vivaci rispetto allepersone con l'iride chiara. Le due diverse predisposizioni dipenderebberoda una sostanza naturalmente presente nel nostro cervello (la neuromelanina)che, in funzione della sua quantità, renderebbe il sistema nervoso più o menoeccitabile. La neuromelanina si trova anche nell'iride e nella pelle (dove échiamata melanina o eumelanina) dove determina appunto il colore di questitessuti. Alte concentrazioni di melanina nell'iride (e quindi occhi moltoscuri) corrisponderebbero ad un altrettanto elevato livello di neuromelanina (ead una grande reattività nervosa). L'inverso in chi ha gli occhi chiari.
Aspetti psico-biologici. E quelli fisici? In unostudio del "Kaiser Permanente Medical Care Program" di Oaklandsono state esaminate 1.031 persone che soffrivano di pressione alta (ipertensione)e altrettante con livelli medi dipressione. I soggetti maggiormente a rischio di ipertensione (un correlato in generedell'eccitabilità) avevano, in misura statisticamente significativa, l'iride dicolore bruno. Chi ha occhi scuri sarebbe anche più impressionabile.
Vabene. Ma l’iride può essere realmente lo specchio di malesseri e di benesseridel corpo e della mente? Per Lucio Buratto no. E’ uno dei più noti oculisti italiani, da semprecultore di studi che vanno oltre l’anatomia dell’organo visivo. Spiega Buratto,che è direttore scientifico del Centro ambrosiano oftalmico (Milano): “Inrealtà non esiste nessuna indagine scientifica che dimostri che questametodologia funzioni veramente. Si tratta quindi di una pseudoscienza”.
L’iridologia“moderna” nasce nel XIX secolo. Nel 1886 viene pubblicata sulla rivista HomeopätischeMonatsblätter la prima mappa con la rappresentazione delle varie partidel corpo e degli organi sull’iride. Spiega Buratto: “Si basa sul fatto che sull’iridesarebbe riprodotto l’intero organismo con informazioni sulla salute degliorgani, l’integrità dei tessuti, il benessere psicologico. Ogni modificazionedi colore, di forma o di rilievo, dell’iride sarebbe in relazione con lemalattie che colpiscono l’organismo. L’iridologo in realtà non fa diagnosi, masarebbe in grado di individuare il tipo costituzionale della persona in esameed eventuali segni evoluti delle sue malattie. E ciò in base alle macchie, allevariazioni cromatiche e in base alla forma della corona dell’iride”.
Inrealtà, l’iride sembra evidenziare i messaggi nervosi in partenzadall’ipotalamo e dal sistema limbico: due aree del cervello che comandanodiverse sostanze chiave, tra ormoni e neurotrasmettitori. In questo modosarebbe possibile individuare la sede delle tensioni profonde che i recettoridel sistema nervoso centrale riconoscono come pericolose per l’integritàdell’individuo. I recettori attivano l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene: assedello stress. E lo stress, si sa, può far insorgere malattie organiche.
Gliiridologi sostengono anche che possono rivelare le necessità nutrizionaliprimarie del corpo, la forza e la debolezza degli organi, la pigriziadell’intestino, l’esaurimento di minerali in un organo, il potenzialeinvecchiamento, la resistenza alla malattia, il grado di salute complessiva delcorpo. “Ma non possono rivelare per esempio – ribadisce Buratto - operazionichirurgiche fatte in passato, stato di gravidanza, insorgenza di un tumore,l’esistenza di una emorragia, la presenza di malattie specifiche, la necessitàdi una operazione…”.
L’organo della vista non può essere, comunque,relegato a semplice parte anatomica. E’ senz’altro molto di più. Basta pensareagli sguardi di quei bambini che hanno la fame come unico loro possesso.Quanto “parlano” quegli occhi, pur in un silenzio assordante.
Mario Pappagallo