Ho toccato la Luna, anzi lei ha toccato me
Ieri ero con il naso appiccicato a una teca trasparente. Guardavo da vicino un autentico campione di roccia lunare, portato sulla Terra dagli astronauti della Missione Apollo 14 nel 1971, e pensavo che era davvero incredibile.
A guardarlo, certo, sembrava un sasso qualunque.
Ma non lo è.
Quel “sasso” è un viaggio a ritroso nello Spazio e nel Tempo, nella storia dell’Universo e nella storia dell’Uomo che è capace di atrocità inenarrabili ma anche di imprese incredibili quali
la conquista della Luna
Nelle scorse settimane, ho passato giorni e serate ad approfondire la conoscenza delle missioni Apollo per organizzare in azienda una tappa del tour “Ti porto la Luna” che l’esperto Luigi Pizzimenti (per i dettagli vi rimando al suo blog) sta portando in giro per l’Italia.
E' stata una grande festa aziendale con oltre 500 persone (tra dipendenti e famiglie) entusiaste ma anche una riprova di quanto quella storia continui a essere fonte d'ispirazione per tanti.
Al di là di qualsiasi disquisizione politica sulla “Corsa allo Spazio” tra USA e URSS, quello che resta davvero dell’avventura Apollo oggi è soprattutto l’incredibile miscela di tecnologia, abnegazione e coraggio degli uomini che arrivarono sulla Luna e dei migliaia che li aiutararono a farlo.
L’audacia di chi ha consacrato la vita – in alcuni casi sacrificato – per realizzare un’impresa che fino a pochi anni prima sembrava impossibile per l’intera umanità:
Camminare sulla Luna
Luigi Pizzimenti e l’altrettanto bravo Paolo D’Angelo hanno rievocato l’avventura Apollo in una conferenza appassionata che riusciva a far palpitare quel pezzo di roccia come un cuore. Riusciva a farlo respirare di quel fiato che tutti trattenevano allora, davanti alla radio e alla tivvù, ascoltando le cronache delle missioni .
E, alla fine dell’incontro, altrettanto incredibili della roccia mi sono suonate le domande che i bambini hanno rivolto ai relatori. A volte disarmanti, a volte surreali, a volte incredibilmente profonde nella loro tenerezza.
In questi casi, si è soliti dire che, tra quei bimbi, ci sono gli astronauti che domani torneranno sulla Luna o atterreranno su Marte.
Fatico a crederlo, visto che ormai sogni spaziali così grandi sembrano scomparsi dall’agenda concreta dei governi e delle nazioni.
Ma, poi, guardando
gli occhi di un bimbo di fronte a un pezzo di Luna
mi viene da dire che in fondo non conta.
Non conta che il mondo dia a questi bimbi l’opportunità economica di realizzare certe imprese, non conta nemmeno che oggi manchino le tecnologie per concretizzarle.
In fondo oggi, come in quel febbraio del 1971 in cui gli astronauti dell’Apollo 14 raccolsero il campione di roccia, l’unica cosa che porta davvero avanti il progresso umano è la speranza.
E se ieri, di fronte a quel piccolo pezzo di roccia, un bambino ha iniziato a strabuzzare gli occhi e a immaginare, a pensare che anche i sogni più incredibili possano diventare realtà, possiamo continuare a sperare.
Head of Mec. AIT Antenna - Facility Farm Manager - Project Manag - LEAN Expert level 3
8 anniBel post e bella iniziativa.