"Humblebrag"​, coda di paglia e ipocrisia

"Humblebrag", coda di paglia e ipocrisia

Un recente articolo apparso sulla rivista accademica Journal of Consumer Research afferma/dimostra che se un tempo i ricchi che volevano ostentare il loro essere ricchi si vantavano del loro stile di vita ozioso oggi esibiscono la mancanza di tempo come status symbol.

Non a caso Luca Maestri, CFO di Apple, in una recente intervista, ha dichiarato «A parte le levatacce - la mattina comincio alle 4.30 e il nostro capo, Tim Cook, spesso è già in pista alle 3.45 - lavorare alla Apple significa essere in mezzo a un esercito e vivere, al tempo stesso, in un monastero» 

Vorrebbe essere un modello cui tutti dovrebbero aspirare? O è solo un modo per giustificare la remunerazione a 6 zeri e le stock option da 7 zeri? O vorrebbe farci credere che i miliardi di utili generati da Apple derivano dal lavoro indefesso di gente come lui quando è chiaro che al 99% nascono dallo sfruttamento della manopera a buon mercato e senza diritti in giro per il mondo e da una politica di elusione fiscale, in molti paesi sconfinata in evasione?

In effetti è lui che coordina i flussi finanziari e fiscali e non, come vorrebbe far credere legandolo ai suoi orari antelucani «perché per sviluppare e mettere insieme prodotti complessi con parti di provenienza diversa che poi vanno consegnati tempestivamente ovunque nel mondo, ci vuole una disciplina militare.»

Non può mancare poi la retorica del team work «"Monastero" perché alla Apple l' ego lo devi mettere da parte: conta il lavoro del team, l'armonia del gruppo». Delle due l'una: o vale il lavoro di team, o vale, come credo, il paragone con il monastero, dove tuttavia non si discute molto. Si fa quello che dispone l'Abate, in obbedienza e silenzio.

In modo del tutto analogo ricordiamo la Meyer che diffondeva foto di lei che mandava email dallo smartphone minuti dopo aver partorito. A dire che loro si meritano tutto quello che hanno e che se gli altri non ce l'hanno è solo perchè sono, in fondo, degli sfaticati che se lo meritano, quello che (non ) hanno.


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