I motivi per cui si diventa imprenditori, e cosa serve per avere successo
Quali sono le vie che portano ad essere imprenditori?
In estrema sintesi ci sono tre strade che portano ad essere imprenditori, a seconda che ci si arrivi inseguendo un sogno, sospinti dalla necessità, o per piccoli passi. Possiamo chiamare tali vie rispettivamente DreamWay (Via del Sogno), OneWay (Via Obbligata o Unica Via) e BestWay (Via Migliore).
La DreamWay ha alla sua base una idea, un sogno. All’inizio sembra essere solo una chimera, una fantasia irrealizzabile, poi col tempo, il desiderio di vedere il proprio sogno trasformarsi in realtà diviene sempre più reale. Ogni sogno nel momento in cui si incontra con la realtà genera avventure, rischi e se non si affrontano queste sfide nel modo giusto, il sogno può anche trasformarsi in incubo.
La OneWay è la strada percorsa da coloro i quali espulsi o respinti dal lavoro dipendente, si orientano verso l’unica e ultima alternativa possibile: l’avventura imprenditoriale. Chiaramente il rischio di chi percorre tale via è dettato dalla mancanza di una vera vocazione imprenditoriale, o semplicemente di idee e fiducia in tale scelta. La quale spesso viene vissuta passivamente, con un senso di condanna e spesso non basata su forti motivazioni.
La BestWay è la via di chi comincia quasi senza accorgersene, di chi inizialmente non ha la totale consapevolezza della possibilità di concretizzare quella che pare una semplice attività secondaria, un hobby, ecc. Nel tempo che avanza dal lavoro, dallo studio, da soli o con qualche amico, si è messo in piedi qualcosa, un po' per gioco,un po' per arrotondare. Ma ad un certo punto questo “qualcosa” cresce ed acquista una veste sempre più concreta. È un’idea che prende il vento e vorrebbe navigare. Ci si ritrova con un piede sulla barca ed uno sul molo. E prima o poi arriva il momento in cui bisogna scegliere.
Per arrivare a fare grandi cose non dobbiamo solamente lavorare ma anche sognare, non solo pianificare ma anche credere
Quali sono le tappe da affrontare?
Qualunque sia tra queste la via attraverso la quale si sta percorrendo la strada per diventare imprenditore, sono tre le tappe da affrontare: la creatività, la coerenza e la fattibilità.
La creatività è una tappa di preparazione, una ginnastica mentale che richiede quelle risorse come la capacità di affrontare l’ignoto e di inventare cose nuove. Chi necessita maggiormente di sviluppare qualità creative risultano essere gli appartenenti al popolo della OneWay, e vanno inclusi anche aspetti come la fiducia in se stessi e la motivazione.
La coerenza può essere definita come la tappa della verifica preliminare: un confronto fra l’idea e l’interprete che la dovrà sviluppare: l'imprenditore. Un’occasione per riflettere su che cos’è un’impresa e che cos’è un imprenditore. Se si viene dalla DreamWay come prima fase di sviluppo dell’idea imprenditoriale occorre verificare la coerenza dell’idea con la propria personalità.
La fattibilità è la tappa che sviluppa l’idea in un piano organico dettagliato per far emergere e risolvere i problemi, per identificare i vincoli, per tracciare un concreto programma di lavoro. Se si è nella BestWay, avendo già sviluppato una buona dose di fiducia in se stessi e nella propria idea ed avendone valutato la sua concretezza e realizzabilità, occorre non scartare aspetti quali l’impulsività e la fantasia che spesso possono risultare innovativi e produttivi.
"Gli sforzi e il coraggio non sono abbastanza senza uno scopo ben preciso e una direzione da seguire"(John F. Kennedy)
Quali competenze servono?
In generale, qualunque sia la via per la quale si giunge alla creazione d’impresa, un importante fattore di successo è rappresentato dalla stretta interrelazione tra competenze tecniche, capacità organizzative e gestione dei rapporti interpersonali, che solo l’imprenditore in quanto tale può assicurare.
In altre parole, un buon imprenditore deve possedere una solida formazione tecnica di base, sviluppare caratteristiche personali come la capacità di estendere e conservare buone relazioni sociali, leadership, motivazione ed automotivazione, flessibilità, immaginazione, problem solving, apertura al cambiamento, fiducia in se stesso, responsabilità, capacità di valutazione, assunzione del rischio, e così via.
Inoltre l’atteggiamento verso il lavoro sarà caratterizzato da intraprendenza e spirito di iniziativa, creatività e sensibilità all’innovazione, autonomia e capacità di reazioni positive ad eventi negativi.
Si tratta quindi di un insieme di caratteristiche e atteggiamenti personali alquanto complessi che richiedono capacità introspettive e volontà al miglioramento.
"Se poniamo a confronto il fiume e la roccia, il fiume vince sempre non grazie alla sua forza ma alla perseveranza"(Buddha Gautama)
Il primo passo da fare è quello di riconoscere le proprie caratteristiche in base a tre dimensioni fondamentali che si ritrovano in ciascuno di noi: competenze, capacità e atteggiamenti e stilare un elenco dei nostri punti di forza e di debolezza.
Le competenze, riconducibili soprattutto ad informazioni:
- tecniche, specifiche del settore di appartenenza;
- gestionali, sul funzionamento di una azienda, amministrative, ecc.
- commerciali
Le capacità, cioè le abilità operative, possono essere raggruppate in:
- razionali
- manageriali
- relazionali e personali
Alla prima categoria appartengono la capacità di risolvere i problemi (problem solving) e la capacità di prendere decisioni (decision making). Alla seconda fanno riferimento la pianificazione (es. progettare in un dato lasso di tempo, determinare obiettivi, tracciare la rotta), l’organizzazione delle risorse disponibili per realizzare al meglio il piano, il controllo (es. fare il punto della situazione, verificare eventuali ritardi o scostamenti dal piano). Nella terza categoria si collocano, ad esempio, la leadership e la comunicazione.
"Non è uno scandalo non sapere nulla, bensì il non voler imparare nulla" (Socrate)
Infine vi sono gli atteggiamenti di fondo:
- come reagiamo agli eventi? Con larghezza di vedute o con i paraocchi? Miglioriamo poco a poco o inventiamo una cosa nuova ogni giorno?
- che rapporto abbiamo con noi stessi? contiamo solo su di noi o anche sugli altri? preferiamo l’avventura o la sicurezza?
- che rapporto abbiamo con gli altri? ci relazioniamo con la leve del potere o della persuasione? partecipazione o autorità? Fiducia o sfiducia negli altri?
E se dovessimo scoprire di non avere una o molte di queste qualità?
Le risposte sono varie:
- queste capacità si possono sviluppare tramite la formazione (es. libri, corsi, ecc.)
- confrontarsi con gli altri, gli altri sono una risorsa (es. soci, collaboratori, ecc.)
- possiamo cercare un mentore, cioè qualcuno che ha già fatto quello che intendiamo fare, e che ci può dare consigli
- ecc.
Insomma imprenditori si diventa e non è mai troppo tardi!
Alberto Baruffald
fd research group partner
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Service Manager presso GAER - Marketing project coordinator presso Studio Della Valle
8 annima un buon commercialista può anche redigere un buon business plan :)
Service Manager presso GAER - Marketing project coordinator presso Studio Della Valle
8 anniUn buon commercialista :)