Il contrasto di interessi sarebbe un disastro.

Il contrasto di interessi sarebbe un disastro.

Il contrasto di interessi è inteso come quella norma che, dando un incentivo fiscale al consumatore, porterebbe a emettere scontrini/ricevute là dove prima la transazione avveniva in nero, una specie di uovo di Colombo, un proiettile d'argento. Questo perchè il consumatore potrebbe detrarre una parte della spesa dalla sua dichiarazione dei redditi. Andiamo a vedere adesso perchè questa misura non funzionerebbe.

Facciamo un esempio molto semplice: un venditore (barbiere, elettricista, barista, notaio, ecc.) che presta il suo servizio e un compratore che lo acquista; il prezzo del servizio è di 1000€, ignoriamo i costi sostenuti dal venditore e osserviamo cosa succede nel caso vi sia una detrazione del 40% o del 50% possibili per l'acquirente.

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Orbene, in questo gioco le due parti decidono che il nero è più conveniente per entrambi rispetto al bianco. Sia quando non ci sono detrazioni, sia quando le detrazioni sono al 40%. Quando la detrazione diventa del 50% (sono i numeri di questo esempio ma il concetto vale in generale) bianco e nero sono pressochè (ci sarebbe da tener conto del valore finanziario del tempo: il beneficio fiscale si sostanzia in sede di dichiarazione e non immediatamente) indifferenti, e oltre questa soglia conviene il bianco, al compratore.

Piccolo problema: in quest'ultimo caso il gettito per lo Stato è zero. Porre delle detrazioni non fa emergere il nero, ma, crea un danno per l'erario maggiore del beneficio. Infatti, ci sono attività economiche diverse dalle due parti nell'esempio che non possono evadere e emettono scontrini/ricevuto sempre: inserire una qualsiasi detrazione avrebbe l'effetto di ridurre rapidissimamente il gettito. Mentre far passare transazioni da nere e bianche è - per usare un eufemismo - una mera speranza.

Incentivi non razionali (come l'etica pubblica oppure la smania di scaricare il più possibile) possono giocare a favore di questa misura, ma probabilmente in misura marginale.

Non solo, a livello economico c'è un'altra conseguenza, più sottile: una qualsiasi misura di detrazione dei consumi finisce per favorirli e per sfavorire il risparmio (la quota di reddito non consumata), il che non è detto sia ottimale a livello aggregato sia per le famiglie che per le imprese, specialmente in un'economia finanziariamente poco aperta come quella italiana.

Il nocciolo della questione è che alle parti conviene sempre evadere, e l'unico modo per impedirlo è rendere l'opzione impraticabile/sconveniente. Questo non si può fare a colpi di decreto, nè sembra essere utile aumentare le sanzioni, ed è molto dibattuta la soluzione dei pagamenti elettronici. Al momento, l'evidenza empirica sembra suggerire che la via maestra per la riduzione dell'evasione sia quella di far crescere la dimensione delle imprese, rendendo oltremodo oneroso per il management o la proprietà mettere in piedi un sistema di evasione su larga scala. Nelle imprese familiari, individuali, partite IVA, liberi professionisti, l'evasione è intrinsecamente più facile, ed infatti è da lì che proviene la quota maggioritaria dell'evasione fiscale. Occorre porsi il problema di come rendere le aziende più grandi ed efficienti, impedire loro di evadere e smetterla finalmente di sussidiarle in forme le più diverse.

Per ulteriori approfondimenti rimando alle seguenti fonti:





Come reputi invece l'introduzione della lotteria degli scontrini da luglio? I costi sono nettamente più bassi del cashback (2-3 milioni se venissero confermate le ipotesi sui premi) e di giocatori d'azzardo in Italia ce ne sono parecchi

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