Il debito è buono o cattivo? O brutto?
Vi sono correnti di pensiero differenti. C’è chi è più propenso ricorrere a capitali di terzi e altri che spendono solo i propri soldi. Sono nato e vivo in Brianza, terra di grandi tappezzieri, storici mobilifici ed eclettici arredatori. Una categoria di imprenditori che nel XX secolo ha dimostrato una grande capacità di produrre ricchezza sfruttando al meglio il boom economico del secondo dopo guerra. Con il passare degli anni il mutamento di una serie di fattori - tra cui un’economia sempre più globalizzata, un rapido aumento demografico, l’allungamento della vita media e l’esponenziale incremento del debito pubblico italiano – ha portato importanti cambiamenti nella distribuzione della ricchezza e, in molti casi, un ridimensionamento dello stile di vita della classe borghese. Un cambiamento che da molti non è stato accettato, vuoi per abitudini o per status sociale acquisito. È proprio sulla scia del consumismo che ha caratterizzato gli ultimi anni del XX secolo che si è diffuso in Italia un importante canale di finanziamento per soddisfare la domanda di beni i cui costi oltrepassavano spesso i limiti di reddito dei consumatori: si tratta del credito al consumo. Nato con il nobile obiettivo di tutelare la consumeristica nazionale – ed internazionale – non è purtroppo stato accompagnato da una corretta educazione del debitore che troppo spesso si è rivolto negli anni a questo canale senza effettuare le corrette valutazioni circa le effettive capacità reddituali di sostenere nel tempo la restituzione di capitale ed interessi.
L’impossibilità di assolvere debiti di tale natura da parte di una fetta della popolazione rappresenta una sola goccia in un oceano in cui talvolta l’avidità di denaro non lascia posto all’etica. Ricordiamo la grande crisi finanziaria statunitense iniziata nel 2006 e protrattasi fino al 2008. Tutto derivò da una bolla immobiliare generata dall’insolvenza di molti possessori di mutui subprime a causa del rialzo dei tassi d’interesse. La crisi culminò con l’incredibile fallimento di Lehman Brothers che il 15 settembre 2008 dichiarò bancarotta. Gli esperti che hanno analizzato gli eventi evidenziarono da un lato una totale mancanza di supervisione da parte delle autorità governative preposte, dall’altra pratiche predatorie da parte dei prestatori subprime che chiusero contratti consapevoli che la controparte sarebbe stata molto difficilmente in grado di rispettare. Senza banalizzare furono molti i responsabili coinvolti e le vittime che persero ogni risparmio.
Il fattor comune dei 2 eventi, il primo sicuramente più trasparente e regolamentato – credito al consumo - mentre il secondo più fraudolento, hanno in comune la poca attenzione rivolta alla formazione e all’educazione su temi tanto importanti come quelli finanziari. Molto spesso ci si informa con estremo dettaglio effettuando ricerche approfondite per trovare la migliore pizzeria di zona o la pasticceria che utilizza ingredienti di prima qualità, mentre ci si affida alle parole di una sola persona per stipulare un contratto di credito al consumo o altre forme di finanziamento. Intendiamoci il panorama del credito a privati e persone giuridiche ha consentito il rapido sviluppo economico che stiamo vedendo ora. Il colosso della mobilità elettrica Tesla il 31 dicembre 2020 presentava 10,329 billion di dollari di debito contro 23,679 billion di equity, con un rapporto D/E Ratio del 43,6%. Anche l’azienda leader cinese dell’e-commerce Alibaba vedeva un D/E Ratio al 31/12 dell’11%. Potrei andare avanti condividendo aziende sane, ad elevato potenziale di crescita ed indebitate. Tali situazioni si realizzano dal momento in cui il debito viene gestito in modo consapevole, quindi non solo non eccede in proporzione rispetto all’equity, ma funge anche da leva finanziaria. Mi spiego con un esempio: se un’azienda deve oggi acquistare un nuovo macchinario per incrementare la sua capacità produttiva ha tendenzialmente di fronte a sé 3 scenari:
1. Utilizzare capitale proprio, se le casse lo consentono;
2. Utilizzare parte del capitale proprio e parte del capitale di terzi a titolo oneroso (un finanziamento);
3. Utilizzare esclusivamente capitale di terzi.
A meno che la terza opzione non sia una scelta obbligata, ma in tal caso sarebbe opportuno analizzare altre problematiche, la valutazione dovrebbe mettere in relazione il tasso di interesse della banca con il valore aggiunto generato da questo nuovo investimento. Se ad esempio il tasso applicato dalla banca è pari al 3% e il nuovo macchinario è in grado di incrementare il fatturato dell’ azienda del 25%, una volta analizzati i numeri in valore assoluto, è molto probabile sia conveniente scegliere l’opzione 3 ed utilizzare la cassa per obiettivi differenti (ES: ricerca & sviluppo, marketing & comunicazione, dividendi, investimenti finanziari, attività secondarie).
Il concetto da comprendere è che l’educazione economica è imprescindibile per comprendere se un debito è buono o cattivo (o brutto). Se è sostenibile o meno. Anche un singolo cittadino che si impegna nell’acquisto di una nuova abitazione o di un’auto deve essere in grado di valutare l’incidenza nel lungo termine delle rate mensili sul suo patrimonio, a prescindere dai vincoli imposti dalla normativa (35-40% dello stipendio nel caso del mutuo prima casa, 1/5 dello stipendio per un finanziamento generico, etc). Le spese – o investimenti – di importi elevati, così come quelle di importi contenuti ed irrisori dovrebbero sempre rientrare in un tema di:
- Money management: considerate le proprie entrate, le uscite ordinarie, i progetti di vita, una pensione integrativa, bisogna definire gli importi che possono essere sostenuti per non trovarsi con la coperta troppo corta;
- Budget: nella propria quotidianità è opportuno porsi sempre dei budget. Spesso infatti sono proprio le spese più contenute, ma più frequenti, che nel corso degli anni generano il maggior spreco di denaro mettendoci in una situazione debitoria insanabile con se stessi.
Insieme al tempo, il denaro è una delle risorse più preziose di cui il 90% degli esseri umani necessita per vivere o sopravvivere. A differenza del tempo il denaro si può risparmiare e accumulare. Un’oculata gestione delle proprie finanze consente di affrontare la propria quotidianità, con se stessi e con gli altri, in modo più sereno senza sentirsi schiavi del denaro.
“Il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, è l’illusione della conoscenza” [Stephen Hawking]