Il delirio tossico generale e le soluzioni
«Nobody makes me do anything I don't want to do. It's my decision. So the biggest devil is me. I'm either my best friend or my worst enemy.»
(Whitney Houston intervistata da Diane Sawyer, Primetime, ABC, 4 dicembre 2002)
Così come nel mio Instagram (@nataliaposadinu), vorrei condividere anche qui alcuni degli strumenti che mi hanno aiutato a risolvere problemi che hanno condizionato una vita intera.
Vi consiglio di seguire Sadhguru JV, di fare mindfulness, yoga, di trovare il tempo di informarmi sulla #sociologia, la #psicologia sociale e capire come funziona la mente vostra mente umana così sarete in grado di capire quella altrui con grande #empatia e #compassione. Imparerete ad ascoltare voi stessi, così sarete in grado di ascoltare gli altri. Saprete aiutare voi stessi, quindi di conseguenza saprete aiutare gli altri e soprattutto saprete distinguere quale consiglio risuona con le tue esigenze e quale invece non fa parte della tua #natura.
La meditazione, lo yoga, mi ha aiutato molto a prendere #coscienza di me stessa e di conseguenza anche degli altri. L’unione della #spiritualità e della scienza aiuta alla ricerca personale del proprio vero sé invisibile applicata in una realtà fatta di materia; una vera e propria relazione tra #mente e #corpo. Prendere coscienza di questo meccanismo, ci aiuta ad uscire da questa #matrix globale che affetta tutti noi attraverso una reazione a catena spesso inconscia.
Sadhguru ci aiuta, attraverso brevi video a capire quali sono i limiti della società incitandoci a capirli prima dentro di noi attraverso perle di saggezza atti alla consapevolezza individuale.
Se vuoi cambiare il mondo, o vuoi migliorare la tua situazione familiare (che sia quella precedente a te o quella successiva), o nel mondo del lavoro, o nella ricerca di un partner che ti renda felice e che a tua volta vuoi rendere felice, devi prima cambiare il mondo dentro di te. E per cambiarlo, devi conoscerlo.
Una cosa che ho notato molto spesso è che sui social girano molte illustrazioni in cui fanno un elenco di "persone tossiche e come riconoscerle" e ci incitano a liberarcene. Suggerimento saggio, ma...
Ti sei mai chiesto se fossi tu la persona tossica?
Quando litighiamo con qualcuno che ci accusa di qualcosa, siamo sempre innocenti. Ma se quella persona ha reagito così evidentemente ha un motivo per cui l’ha fatto. E’ logico che inconsciamente ci fa paura realizzare che abbiamo delle colpe quindi tendiamo ad accusare l’altro, esaltando il nostro essere vittime. Ma vi rendete conto che quando litighiamo stiamo assumendo gli stessi atteggiamenti della persona che abbiamo davanti? O che ci accusiamo a vicenda di non ascoltarci? Siamo di fronte ad uno specchio. E quando ce ne rendiamo conto, arriva il momento in cui capisci che lo stesso disagio che in quel momento provi nella tua testa fatto di rabbia, ingiustizia e vittimismo, in realtà lo prova anche chi abbiamo davanti. Se noi percepiamo tossici i loro atteggiamenti, allora può voler dire che noi siamo tossici per loro.
Suggerimento personale che ho maturato dopo una vita abbonata al pacchetto VittimistaCronicaForLife: il mondo non è fatto solo di vittime o solo di tossici. Siamo tutti noi stessi, nel singolo Vittime e Tossici. La nostra tossicità, quindi, consiste nel continuare a replicare meccanismi malsani che noi in primis abbiamo vissuto come negativi sulla nostra "pelle" (direi anche sulla nostra mente) sui noi stessi e sugli altri. Mi piace spesso dire la seguente frase "Siamo i narcisisti di noi stessi" usando erroneamente il termine “narcisismo” come si usa fare ultimamente, che correggo volentieri in “siamo i tossici di noi stessi”. Tutti noi riconosciamo che questi atteggiamenti non ci rendono felici, né nel subirli né nel replicarli. Quando li replichiamo però non ce ne rendiamo conto e ci sentiamo vittime perché gli altri si ribellano alla nostra tossicità che noi percepiamo come la cosa più giusta del mondo in quel momento. Allo stesso modo noi ci ribelliamo alla loro. Così costruiamo muri enormi, infiniti, invalicabili! E si crea quella che è la mancanza di comunicazione, incomprensione con un bel contorno di confusione. E' come un microchip che ci viene installato nel cervello appena entriamo in contatto la realtà. E siamo entrati in un meccanismo di “contagio” (passatemi il termine che di questi tempi fa il suo gran bell’effetto) che per molti aspetti è molto simile al nostro carissimo e tanto discusso Coronavirus.
Il caso Coronavirus: ci si contagia a vicenda, ma non ce ne rendiamo conto perché è invisibile. Tiriamo fuori mille strategie per cercare di evitarlo e la strategia principale è l’isolamento. Ma chi ci rimette sei tu perché ti mancano le relazioni, parlare, andare a prendere un caffè con l’amica. Tendenzialmente ci sentiamo vittime di qualcosa più grande di noi perché siamo tutti soli. Nascono così due esigenze interne che si differenziano molto tra loro:
- 1) il voler socializzare per nutrire l’anima entra in contrasto con l’esigenza di isolarci per prevenire la nostra salute e di conseguenza anche quella degli altri. Se esci, ci rimetti tu perché puoi essere contagiato, ma a tua volta puoi contagiare gli altri perché effettivamente nemmeno tu sai se andando a lavoro hai contratto il virus. Si scatena così un gran bel disagio data da una solitudine imposta per aiutare te stesso e l’altro. Cerchiamo disperatamente di compensare entrando in contatto con altre persone attraverso altri mezzi, ma effettivamente continuiamo a stare male e ad avere paura e a sentirci soli perché manca molto il contatto visivo nella realtà. Molte persone resistono con equilibrio e si aiutano molto tra di loro con grande empatia. Altre invece accusano l’altro di non mettere la mascherina correttamente in luoghi pubblici o di non igienizzarsi le mani percependolo, giustamente come un attacco alla propria salute. Mi rendo conto però che molte di queste persone, fanno finta a loro volta di mettere la mascherina (si sa che molti la mettono sotto il naso, dai, non fate i furbetti), non conoscono come funziona il contagio del virus quindi non si rendono conto che quando si siedono al bar e tolgono la mascherina poggiandola persino sul tavolo dove mangiano, stanno vanificando totalmente il lavoro di tutti e persino ciò che predicavano prima accusando l’altro di mancanza di rispetto. (Riporto questi dati non in toni accusatori, perché per capirli e scriverli in questo momento, li ho vissuti in primis su me stessa manifestando un comportamento tossico che sto cercando di aggiustare come penso e spero stiano facendo tutti). Questo atteggiamento, se non viene riconosciuto dalla persona che lo applica in primis, scatena una marea di incomprensioni e grandi confusioni a sé stesso e nel sociale. Considerato che reputo un bene pensare al prossimo e a noi stessi isolandoci e prendendo le giuste precauzioni, io rimango volentieri a casa e quando esco fuori cerco di farlo nei termini del rispetto altrui e per me stessa. Nell’isolamento, però, come tutti a partire dalla prima quarantena, ho manifestato e acutizzato una tossicità a livello psicologico per me e per gli altri che stavano a casa. Creando tra di noi un effetto a catena che ci ha portato all’isolamento ulteriore rinchiudendoci tutti nelle nostre stanze. Quello che vivevo fuori, si stava manifestando anche dentro. La soluzione che ho trovato io è stata quella di meditare e studiare la mia mente per non dover ripetere gli stessi errori inconsci e per mantenere la calma in una società che lotta contro qualcosa di invisibile per sopravvivere nel corpo.
- 2) Allo stesso modo questo problema si presenta da secoli a livello educativo, creando una tossicità invisibile che nasce da un’anima ferita che scatena tanti di quei disagi psicologici (quali ansie e fobie sociali), che sono in grado di intaccare il nostro corpo (problemi neuronali, disagi nella digestione, sfoghi epidermici, problemi al fegato, pressione alta, attacchi cardiaci etc). Esattamente come il coronavirus, anche la tossicità che parte dalla mente passa da persona a persona, in questo caso però il contagio avviene attraverso gli atteggiamenti, le parole dette male, mancanza di comunicazione che parte dal cuore, ma parte dalla mente confusa e ferita. C’è una profonda mancanza di empatia data dalla scarsissima informazione di ciò che succede in primis in noi stessi e di conseguenza l’impossibilità di capire cosa succede nella testa dell’altro quando manifesta un disagio. E’ una comunicazione che manifesta Ego (tipico della mente ferita) e non Amore incondizionato (tipico di un cuore sano/anima sana). E purtroppo questi due aspetti vengono confusi nella nostra società odierna, credendo che ciò che noi stiamo manifestando è amore, invece è puro Ego. L’Ego negativo che ci impedisce di vedere noi stessi per come siamo veramente e di conseguenza non riusciamo a vedere l’altro. E’ invisibile e ce la trasmettiamo entrando in contatto con altre persone. Appena ci rendiamo conto che le altre persone sono un pericolo per noi perché ci provocano ansie, disagi vari, allora tendiamo ad isolarci sempre di più. Ed è qui che manifestiamo ansie, fobie sociali, disagi, pensieri poco lineari, confusione etc. Esattamente come con il Covid, anche in questo caso non riusciamo a raggiungere e vedere il vero problema che sta dentro di noi. La viviamo male, acutizziamo la nostra tossicità e se usciamo fuori, manifestiamo i nostri lati tossici e così stiamo contagiando la nostra amica, il commesso sotto casa, il tipo davanti che ha attraversato la strada nelle strisce pedonali, hai rischiato di investirlo e tu non te ne sei reso conto e per difendere te stesso (vittimismo) hai sbraitato contro di lui accusandolo di essersi fiondato sulle strisce all’improvviso lavandoti le mani di tutte le tue responsabilità. Di conseguenza queste persone sopra citate si sentiranno attaccate da certi atteggiamenti e gli rovini la giornata e sicuramente applicheranno la loro tossicità con qualcun altro, forse con i loro familiari quando tornano a casa dopo una lunghissima giornata di lavoro. Di seguito riporto quello che ho scritto su analizzando la situazione legata al Covid: “Quello che vivevo fuori, si stava manifestando anche dentro. La soluzione che ho trovato io è stata quella di meditare e studiare la mia mente per non dover ripetere gli stessi errori inconsci e per mantenere la calma in una società che lotta contro qualcosa di invisibile per sopravvivere (e qui modifico le ultime due parole) nell’Anima.
E’ chiaro che a partire dal nostro disagio interno, si scatenando una miriade problematiche ed esigenze che portano al caos più totale. Ne vivono le conseguenze le #generazionifuture, ma anche quelle attuali. Porta gravi conseguenze anche alla nostra bellissima #MadreTerra in quanto più abbiamo esigenze e disagi da soddisfare, e più tendiamo a sfruttarla cercando di trovare mille combinazioni chimiche o meccaniche per risolvere un problema di cui non vogliamo veramente vederne la radice condannando noi stessi. Il tutto crea una catena di domino che cade e che coinvolge tutti gli aspetti della nostra vita nel singolo e nel sociale sino ad arrivare al globale intaccando persino le esigenze primarie della nostra vita a partire dal cibo, e concludendo con l’incapacità di riconoscere cosa è veramente #amore e cosa no. E’ così che perdiamo l’#equilibrio e manifestiamo solo eccessi. Come pretendiamo di saper affrontare delle difficoltà enormi come il Covid se non riusciamo ad affrontare problematiche legate ai nostri “piccoli #traumi” (piccoli solo in apparenza)?
Per quanto mi riguarda, la radice di tutti i problemi è nell’anima ferita dell’uomo. Ergo, la soluzione a questo problema è evidentemente curare l’anima per poi essere in grado di nutrirla. Se curassimo l’anima, saremo in grado di amare e rispettare noi stessi, e gli altri senza paure, senza ansie. Saremo in grado di rimanere saldi e in piedi di fronte a tutto questo disagio, e quando sarà finito, potremo muoverci nella solidarietà, empatia e nella compassione per poter rinascere in un mondo sicuramente migliore. Il primo passo è farlo nella meditazione, e imparare ad ascoltare prima il disperato urlo della nostra anima che è soffocata da #tabù di tutti i tipi accumulati, imposti e trascurati. Sono traumi che hanno avuto origine da chi ha vissuto la #guerra direttamente, che non sono stati curati. Ci stiamo trascinando nella mente forme educative nate da persone fortemente traumatizzate che hanno forti effetti persino sul nostro DNA. Mi piace sempre pensare che tutto nacque quando il popolo di Atlantide ha usato male il messaggio di quei bellissimi esseri superiori molto saggi che predicavano l’Amore incondizionato, e dicono che la prima guerra sia stata generata proprio dal popolo di Atlantide. Infatti sono stati puniti severamente con uno tsunami. Il popolo di Atlantide era fatto di buone anime, ma di cattive persone. Notate anche voi una similitudine in ciò che stiamo vivendo nel 2020?
Studiamo la nostra anima, la sua storia nella nostra vita personale, nella vita dei nostri familiari e del nostro albero genealogico, e studiamo la storia. Così saremo in grado di comprenderla, perdonarla, gratificarla, consolarla, farla maturare. Fate quello che avete sempre messo da parte per dovere, fate ciò che vi è sempre piaciuto da bambini. Ritroverete un io-bambino felice, forte, allegro, amabile, amato, autosufficiente, sano, saggio, sereno ed equilibrato, ed un #Ego piccino picciò che piano piano sparirà lasciando spazio alla serenità.
Esponete le vostre ferite a chi amate, e siate pronti ad ascoltare le loro. Vi renderete conto che abbiamo tutti le stesse ferite, nella stessa posizione seppur nate in dinamiche differenti. Vedrete che poi anche il corpo “suderà” tutto questo amore.
L’unica cosa che a me ha sempre bloccato e che immagino blocchi anche gli altri, è stata la #paura di ammettere a me stessa che anche io ho sempre avuto la mia percentuale di colpa. Invece è stata la #medicina finale che ha curato a tutti i miei mali.
La paura è il contrario dell’amore. Se provi paura, di conseguenza agiti le acque della tua mente e non sarai più in grado di pensare lucidamente. La tua mente sarà confusa e questa confusione ti porterà ad avere molte ansie e di conseguenza molte #fobie, ed è a questo punto che si scatena il #panico dentro di te. Il panico ti fa perdere il controllo. Non ragioni più, ed ecco che o ti viene un attacco di iperventilazione, ti compri dieci fiale di valeriana in farmacia (che vi assicuro che non servono a niente), e tendenzialmente pensi al suicidio almeno una volta al mese, oppure si esce in piazza a ghigliottinare le persone e a invadere i Consigli creando una guerra sociale mai vista prima o farsi saltare in aria in uno stadio.
Vogliamo finire così? Io no, grazie! Non ho voglia di avere paura e contagiare il panico alla mia famiglia e ai miei amici per poi rischiare di vederli impazziti mettendo a rischio la loro vita e quella del prossimo.
Cerchiamo di ritrovare l’amore dentro di noi, di mantenere la calma. Diamo il buon esempio. Creiamo il silenzio nelle nostre menti. In modo tale da poter scavare in questa paura per raggiungere il nostro cuore che ancora è vivo là sotto. Vi assicuro che è ancora vivo, e vi assicuro anche che non è per niente facile raggiungerlo. La paura è tanta. Se potessi misurarla direi che sono 500.000 anni di storia umana da ripassare se volete trovare una risposta ulteriore. La via più semplice, però c’è: meditare e fare cose che amiamo! Smettiamola di scappare dalle nostre responsabilità e dai nostri mostri interni che ci inseguono nella nostra testa. La scatola cranica è piccola, non puoi scappare più di un tot. Prima o poi diventeranno talmente tanti che saranno più grandi di te. E tu sparirai e puoi dare il benvenuto ad una bella diagnosi in cui comparirà sempre il termine “#ansia” sia nei referti che nella tua vita quotidiana.
Approfittiamone di questo mondo che si sta fermando per creare il silenzio nella nostra mente come c’è silenzio nelle nostre strade. E’ un po' come se Madre Terra avesse deciso di meditare ella stessa e a costringere noi stessi, che siamo il suo trauma principale, a metterci in discussione in maniera drastica. Ci ha dato anche un bellissimo indizio del risultato di questa sua meditazione: gli animali hanno ripreso i loro spazi avvicinandosi a noi, il buco dell’ozono in Antartide si è chiuso, le piante hanno ripreso a crescere e a respirare finalmente. Le leggi della natura stavano tornando alla loro pura essenza. Ci sta insegnando qualcosa, e sarebbe bello che facessimo come lei. Meditate. E amatevi di più. Tanto, cosa ci è rimasto da fare?
Vi riporto qui sotto un #delirio mentale che va avanti da tutta la vita, in tante generazioni, che potrebbe spiegare, seppur in minima parte, come la tossicità educativa si manifesta in noi stessi e come siamo in grado di manifestarla inconsciamente negli altri. Riporto un alternarsi interno ciclico tra Ego e Io-bambino. Sono pensieri che abbiamo fatto tutti almeno una volta nella vita, purtroppo.
Ho creato un cortometraggio per facilitare l’interpretazione del seguente delirio con un po' di teatralità per dare un tocco di ironia ad una realtà tanto disgraziata. Per vederlo vai al mio profilo Instagram facendo click qui, oppure vai direttamente al video facendo click qui.
N.B. QUANTO SEGUE è SOLO UN ESEMPIO DELLE MILLE SFACCETTATURE CHE Può AVERE LA TOSSICITà. RAPPRESENTA UN UNICO PUNTO DI VISTA MATURATO DALL’ESPERIENZA DI VITA DI UNA SINGOLA PERSONA. PENSAVO DI CREARE IN SEGUITO ALTRI VIDEO IRONICI COME QUESTO CHE MOSTRANO LA TOSSICITà IN TANTI ALTRI ASPETTI QUOTIDIANI DETTATA DA ESIGENZE TOTALMENTE OPPOSTE E DISTINTE A QUELLE ESPRESSE IN QUESTO VIDEO.
Delirio della tossicità invisibile
Durante una videochiamata.
ATTORE 1 (voce fuori campo proveniente dal computer):
"Quando eri piccolo e ti chiedevano cosa avresti voluto fare da grande, cosa rispondevi? E adesso quali sono le tue prospettive lavorative rivolte alla realizzazione di te stesso?”
ATTORE 2:
"A me piaceva cantare, ma mi hanno sempre detto che per avere soldi devo fare l'architetto perché effettivamente sono brava in disegno tecnico e me la cavo con la matematica nonostante prendo sempre 6/10 ai compiti in classe. Smisi di cantare non appena sono entrata al liceo perché mi sono resa conto che non c'era tempo per fare tutto e il mio rendimento scolastico stava perdendo di qualità.
Inoltre ti fanno scegliere sempre scuole/università che ti garantiscono un futuro economico quali, che ne so, medicina, architettura, biotecnologie, etc. Se avessi potuto scegliere… si, sarei andata all'indirizzo artistico musicale, ma lì sono tutti drogati e non avranno mai successo, lo dicono tutto ormai. E’ evidente. Se vuoi avere successo in quel campo devi spendere 12 mila euro per 3 anni di corso, poi devi avere culo, devi avere le conoscenze. Certo, faresti quello che ti piace, ma non è accessibile e poi sarei una fallita a livello sociale oltre che familiare. Ti immagini la delusione quando alla domanda “che lavoro fai?” tu rispondi “sto tirando su un gruppetto musicale e ho tante idee in testa! Sono felice di quel che faccio!” ? E anche per i miei genitori sarei una vergogna.
In sintesi ho smesso di cantare e studio 24 ore su 24 perché il mio obiettivo ora è prendere mille lauree. Inizio il percorso di studi e devo dire che mi sento stressata all’idea, un pò fuori posto, non riesco a rendere come vorrei di solito. Vedo sempre i miei colleghi che prendono voti molto alti rispetto ai miei e studiano molte meno ore di me. Spesso mi viene in mente che forse sto sbagliando strada.
(PENSANDO):
"No, no, dai è il percorso giusto per fare soldi, così posso andarmene di casa, mettermi a lavorare verso i 40 anni dopo che ho finito mille tirocini e mille gavette, poi mi devo fidanzare e sposare, se no faccio la figura della "zitella"! Non voglio passare la mia vita da sola! Poi mi faccio 2 o 3 figli e intanto lavoro... Ma ce la farò a fare tutte queste cose? Mh… Mh… Faccio un calcolo: allora, ho 20 anni, sono al primo anno, devo aggiungerne 3 per laurearmi, fai 4 perchè non si sa mai! Poi dicono che la triennale non basta più, quindi mi faccio altri due anni di master! Poi ci vuole il tirocinio, dicono che valga di più farlo all'estero perciò devo trovare il modo per andare pure fuori. Mh, ok, aggiungiamo un altro anno, non si sa mai. Poi... Dottorato! Cacchio, dovrò lottare con i test di ingresso e chissà quante volte dovrò ripeterli perché ci sono 5 posti su 150 persone. Ma si dai, li faccio fuori tutti, sono brava nella competizione. E’ tutta la vita che competo! Però, aspetta… facendo un calcolo approssimativo sono un centinaio di esami in tutto. Senza contare quelli che dovrò ripetere. Mamma mia che ansia, riuscirò ad organizzarmi? E se poi fallisco? Ma la società ha detto che si fa così, quindi si, dai faccio così! Nonostante effettivamente gente più grande di me ha 35 anni ed è ancora a casa dei genitori studiando come matti mentre la vita gli passa davanti con tante crisi d'ansia tutti i giorni e il desiderio di scappare all'estero con la scusa degli studi per sfuggire alla pressione familiare che a quell'età è normale sentirla più forte. E gli studi? Glieli pagano i genitori che si fanno in 8 perché cercano di sopravvivere loro stessi. D’altronde hanno solo una pensioncina e tante tasse da pagare, ma cercano disperatamente di pagare un futuro a un figlio investendo sui suoi studi da 35 anni. Ah, ricordo anche che questo ragazzo doveva aiutare i genitori a pagare gli studi e faceva degli straordinari come cameriere.
Si, effettivamente sembra un disastro... Ma no dai, andrà tutto bene, se la società dice che si fa così, lo faccio. D'altronde qualcuno che ce l'ha fatta c'è, eh. Mario, per esempio! Lavora in quell’azienda in Romania da un bel pò ormai. E da poco ha comprato quella macchina meravigliosa! Chissà quanti soldi ha! Beato lui! Sembra felice, eppure io mi ricordo che mi raccontava spesso che da giovane gli piaceva tantissimo cantare nella sua Pop band e che il suo sogno era di cantare. Amava tanto il suo paese. Mha.. Chissà come mai ha smesso, evidentemente non gli piaceva abbastanza. Anche a me piaceva molto cantare il pop. Ma non è che forse avrei dovuto continuare con le lezioni di canto dopo la scuola? D'altronde ero molto felice in quel periodo... Ah, che bello, quanto mi piaceva cantare le canzoni di Whitney Houston, ero pure brava. Lei ce l'ha fatta! Mh! Potrei farcela anche io! No, no, no, Natalia, non ti distrarre. Torna sulla terra. Rimani focalizzata sul piano di #sopravvivenza che ti stai facendo! Che non puoi vivere mendicando per le strade solo perché ti piace cantare! D’altronde tutti fanno così, un motivo ci sarà! E’ lo stesso suggerimento che ho dato alla mia amica qualche anno fa che era entusiasta del figlio che ama molto, ha vinto qualche piccolo premio locale cantando e ha chiesto un parere a me che quel campo lo conosco bene. Ma anche lei si è resa conto che a scuola era un disastro soprattutto nelle materie scientifiche. Il consiglio che gli ho dato è proprio questo: “bisogna rinunciare a qualcosa nella vita, e ovviamente tuo figlio non può campare di canto e premi regionali, non ci campi con una coppa di plastica sul comodino! Meglio investi quei soldi per pagare le lezioni di recupero private in matematica”. Povero bambino, adesso è evidente che ha qualche problema perché sta manifestando forti ansie e disagi sociali e sbalzi di umore. E ha solo 11 anni! Figurati cosa avrebbe potuto fare nel mondo del canto! Niente, sicuramente! Non avrebbe retto la pressione! Certo, era bravissimo! Mha, chissà… Sicuramente avrà qualche forma di autismo o magari è bipolare, certo. E’ un classico. Basta un po' di.. Ehm, come è che si chiama? Quel farmaco che danno sempre nei film americani…mm… si, iniziava con la X credo.. Mha, vabbè non me ne intendo. Certo è difficile badare a un figlio eh!
Chissà a che età potrei farmi un figlio! Ne vorrei minimo due! Però effettivamente se devo studiare sino ai 30 anni più o meno, considerando le varie gavette, poi prima di trovare un posto fisso con tanto di assicurazione sanitaria… eh la vedo difficile! Chissà che forse verso i 38 anni riuscirò a programmare una gravidanza. Ma si dai, poi una volta che ce l’ho sarà divertente giocare con lui! Anche se… pensandoci bene come faccio a prendermi cura di lui una volta che ho fatto tanta fatica a trovare quel lavoro? Certo non posso costringere mio marito a rimanere a casa, immagino che entrambi saremo nella stessa posizione… Ma si certo, come ho fatto a non pensarci! Ci saranno le baby sitter! Prenderò qualche adolescente che vuole fare qualche lavoretto da due soldi, così pagherò di meno! D’altronde a 38 anni gestire un bambino, cambiargli i pannolini, non dormire la notte, doverlo portare avanti e in dietro tra mille scuole è troppo faticoso! Calcola che mi fa già male la schiena a 20 anni, (figuriamoci quando ne avrò 38!) e sto già facendo fisioterapia da un anno perché passo molto tempo cercando di studiare per alzare la mia media all’università! Perché la media è importante eh, se non prendi il massimo dei voti alla laurea, non puoi entrare alla magistrale! Infatti… ehm, non ho molto tempo per uscire di casa! Ho voglia di farmi una serata con le mie amiche e conoscere gente nuova! Ah, sarebbe interessante anche perché sto soffrendo un po' la solitudine ultimamente. Ho interrotto la relazione con il mio ex perché i genitori lo hanno iscritto all’università e in un’altra città perché era bravo in ingegneria e qui non c’è il corso di ingegneria aerospaziale. Abbiamo sofferto molto la distanza e non riuscivamo ad avere dei contatti regolari e sereni perché entrambi dovevamo studiare e tra lo stress di un esame e il non poter stare insieme non siamo riusciti a trovare un punto di equilibrio comune. Bhe, a dirla tutta… In realtà c’era… Erano bellissimi quei momenti in cui mi scriveva delle poesie d’amore e io gli mandavo una registrazione vocale in cui cantavo quello che aveva scritto per me. Ah, che meraviglia quel ragazzo. Che stronzo, però... certo che poteva fare in modo che funzionasse. E’ vero che lui prende molto seriamente lo studio, però poteva rispondere ai miei messaggi, eh. Arrivavo al punto di chiamarlo ogni due secondi perché poi ho iniziato a sospettare che avesse un’altra. Sicuramente è così. Eppure avevo la password dei suoi social, come ha fatto a tradirmi e non me ne sono mai accorta? La cosa assurda è che poi si è azzardato a dire che stavo esagerando e che iniziava ad avere l’ansia per il mio atteggiamento. Scuse, tutte scuse per far sì che io lo lasciassi. Meno male che poi ho scaricato il social di incontri. Se non altro non mi possono dire che sono solo io la cornuta. Eheheh, ma le strade si dividono, il dovere chiama e quindi ho deciso di accantonare il tutto. (sospiro) Chissà se troverò mai il tempo per conoscere qualcuno di nuovo. Mi scaricherò di nuovo quel social, così, magari trovo qualcuno di interessante. Sai, si… Ci si organizza per vederci, una mezz’oretta e poi via, di nuovo a perseguire i nostri obiettivi!
Ma si dai, tutto sommato mi sembra un bel piano, no? Ok, dai iniziamo! Dove eravamo rimasti? Mh, devo organizzare il primo semestre. Ok, magari ascolto l’album di Whitney! No, no, anzi no! No, no, no. Se no mi distraggo.”
FINE
Concludo riscrivendo la citazione che ho fatto all’apertura dell’articolo sperando che dopo questo delirio, sia più comprensibile. Ma lascio libera interpretazione esattamente come esiste il famoso e tanto discusso libero arbitrio di cui tutti felicemente godiamo.
«Nobody makes me do anything I don't want to do. It's my decision. So the biggest devil is me. I'm either my best friend or my worst enemy.»
(Whitney Houston intervistata da Diane Sawyer, Primetime, ABC, 4 dicembre 2002)