Il Don Camillo di Viozene
Don Paolo Regis, il “Don Camillo” di Viozene
Viozene è uno dei luoghi a più alto divario fra la popolazione locale e quella estiva della nostra provincia, e uno dei più lontani dal capoluogo, che dista 110 km.
Per raggiungere i suoi 1248 metri s.l.m bisogna oltrepassare Ormea, di cui è frazione, e proseguire per altri venti minuti in un paesaggio che, nelle mezze stagioni, sa già un po’ di mare.
I residenti sono una quarantina. Diventano oltre mille durante l’estate, essendo il paese meta di villeggiatura apprezzata dai liguri e da coloro che qui ebbero i loro antenati: e sono tanti, se si pensa che a fine ‘800 le borgate intorno a Viozene contavano 1200 abitanti.
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Davanti alla parrocchiale di San Bartolomeo una scultura-fontana ricorda un sacerdote assai famoso nella zona, Don Paolo Regis.
Il bel manufatto è opera di Raffaele Mondazzi, lo scultore tragicamente scomparso tre anni fa, coautore insieme a Massimiliano Apicella del monumento “I Due Fiumi” all’ingresso di Cuneo e di altre sculture pubbliche cuneesi, fra cui quella del Bue Grasso a Carrù.
Don Paolo Regis fu parroco di Viozene, Carnino e Upega dal 1943 al 1988 e viene ricordato con simpatia e affetto ancor oggi da tutti coloro che lo conobbero. Nacque nella frazione Oberti di Montaldo Mondovì nel 1914. Era un uomo alto, di corporatura massiccia, spericolato motociclista e buon suonatore di fisarmonica, per certi versi somigliante al Don Camillo di Guareschi.
Laureato in lettere e apprezzato insegnante di greco, durante l’occupazione tedesca destinò una parte della canonica ad infermeria per i partigiani feriti e rischiò la vita durante le rappresaglie nazifasciste del dicembre 1944.
Nella chiesa che fu sua, incuriosisce una statua di San Bartolomeo, di straordinaria espressività: gran coltellaccio in mano, simbolo del suo martirio e singolare stupore nel volto.