I PENSIERI DI UN NOMADE DIGITALE
Quando i pensieri bagnano terre differenti e ti interessi ad argomenti che non hanno nessun legame tra di loro, succede che scrivere diventa quasi impossibile se non utilizzando la tecnica dello stream of counsciousness.
Qui in Brasile, dove vivo da più di tre anni, ogni giorno è una scoperta, ogni giorno è una riflessione, ogni giorno è un morire e rinascere come la famosa araba fenice.
Voler interpretare con le nostre lenti culturali una cultura che rispetto alla nostra sembra un bambino di 15 anni (mentre noi siamo paragonabili ad un vecchietto di 80 anni) è l'errore più grande che si possa fare. Le conseguenze potrebbero essere devastanti, prima fra tutte, la sofferenza di sentirsi nel posto sbagliato e la voglia di voler fuggire e tornare a casa. I primi mesi sono stati davvero difficili e solo quando ho fatto un cambio di marcia mentale contaminandomi del loro modo di essere, senza cambiare la mia essenza, ho scoperto dei risvolti molto interessanti.
Credo che questo, comunque, debba essere il mindset costante nell'approccio a qualsiasi cultura diversa dalla nostra, anche se i paragoni sono un automatismo senza dubbio necessario.
Per necessità moltissimi brasiliani sono imprenditori
La crisi del mercato del lavoro e gli stipendi da miseria hanno stimolato la fantasia di un popolo che non si abbatte neanche davanti alle catastrofi più grandi, il loro mantra è:
Tudo vai dar certo!
Per loro la tragedia nazionale più grande arriva se la Seleção non vince la coppa del mondo o perde 7 a 1 contro la Germania.
Una foresta quella brasiliana piena di microimprenditori, giovanissimi, adulti, un poco più che adulti (perchè le pensioni qui non bastano per vivere dignitosamente) che mantengono viva l'economia che, senza il problema atavico della corruzione ed un buon (neanche eccellente) governo, potrebbe tranquillamente posizionarsi tra le prime 4 economie del mondo. .
Whatsapp ed Instagram hanno monopolizzato il mercato delle relazioni
I primi mesi, abituato con l'impostazione italiana di telefonare a clienti e fornitori, provavo a chiamare senza esito oppure inviavo email alle quali rispondevano dopo un giorno fin quando, mia moglie, mi ha svelato il segreto: "qui si fa tutto tramite Whatsapp!".
A partire dal giorno della rivelazione ho capito che è possibile gestire una qualche impresa stando comodamente seduti nel proprio ufficio (che di fatto serve a poco). Tramite Whatsapp effettuo ordini o richiedo preventivi ai fornitori, seguo l'intero processo di import/export, parlo con il commercialista e vendo prodotti e servizi ai miei clienti. A volte non conosco neppure la voce dei miei interlocutori.
Il mondo è cambiato e qui in Brasile per certi versi se ne sono accorti.
E' più facile adattarsi ai cambiamenti per i giovani (il Brasile) che per i vecchi (l'Europa).
Instagram è la nuova vetrina globale mentre Facebook è diventata la "piazza" di chi ha deciso di abbracciare la social religion solo ora (i soliti ritardatari, integralisiti pentiti!)
I dilettanti professionisti, i c.d. influencers, che non hanno niente da perdere rispetto a persone più famose, rappresentano una vera e propria categoria professionale retribuita tramite il sistema dell'antico baratto (tu mi dai un prodotto o servizio ed io ricambio il favore promuovendolo gratis) o, quando si entra a livelli di notorietà più alti, pagando la prestazione (come i testimonial nelle pubblicità di una volta).
La forza dell'influencer non risiede solo nelle personal skills (a volte ridicole), ma nei suoi followers. La qualità dei followers è importante così come le interazioni che gli stessi hanno con il proprio idolo.
Tutto questo meccanismo serve per poter presentare pacchetti completi ai potenziali partners.
Gli influencers sono una nuova specie di imprenditori 4.0: vendono se stessi.
Non entro nel merito dei coach, ormai sono diventati tutti coach, ma lascio questa riflessione per qualche altra pubblicazione, idco solo che è un mercato con un'offerta enorme ma con poca domanda.
Percepisco che le persone dopo un poco si stancano soprattutto quando iniziano ad avere contezza che la vita nei social è tutta una finzione.
Non è possibile che nessuno abbia problemi, la vita è sempre meravigliosa, tutto va a gonfie vele, non si ricevono mai multe, non si hanno mai mal di pancia, non si buca mai la ruota della macchina e si mangia sempre in ristoranti costosi:
i social sono il riflesso della vita che tutti vorrebero vivere.
A proposito di vite ideali, riflettevo sul fatto che ci ammazziamo di lavoro per guadagnare bene. Abbiamo bisogno di soldi per vivere (mangiare, vestirci ed abitare in un luogo confortevole) e per pagare gli extra. Più extra abbiamo, più la società ci percepisce come ricchi, belli, fighi e pieni di successo ma a quel punto, sentiamo la necessità di aumentare sempre di più gli extra.
In questo circolo vizioso gli algoritmi di A.I. di Google ci aiutano a correre come criceti suggerendoci che abbiamo bisogno sempre di più cose e noi ci crediamo in quanto alla fine tutti fanno così.
La contaminazione della massa!
Se 100 persone dicono che il cielo è verde e tu lo vedi azzurro, alla fine inizierai a vedere delle tracce di verde nel cielo.
Il vero scopo non è guadagnare molti soldi ma vivere la vita che vogliamo ed essere liberi.
Siamo troppo "impegnati" a tentare di vivere le nostre vite per porci delle domande.
Pensandoci bene: che senso ha porci delle domande se l'oracolo Google ci fornisce le risposte di cui abbiamo bisogno a portata di smartphone?
Lo scopo finale è quello di toglierci la capacità di pensare e riflettere
Per questo, forse, non servirebbe neanche studiare più di tanto. Lasciamo pure che pochi decidano per noi. Il risveglio da Matrix è doloroso come prendere un lampione in fronte mentre camminiamo per strada con la testa china sullo schermo del nostro smartphone.
Solo dopo il colpo in testa ci colleghiamo nuovamente con il mondo, percepiamo il dolore, la temperatura esterna, guardiamo le persone intorno a noi, le macchine che passano, chiediamo magari aiuto ad altre persone che però sono distratte perchè immerse negli schermi dei loro cellulari.
Comunque non voglio alimentare scenari apocalittici o teorie cospirazionistiche, quello che voglio dire è:
torniamo alla terra!
Avete mai conosciuto un contadino che va dallo psicologo? Il loro pensiero è curare gli animali, le piante, il terreno, osservare il meteo, la luna e vendere i propri prodotti.
La mia esperienza mistica di questa estate è iniziata quando, in alcuni giorni "difficili", scendevo ad estirpare le erbe infestanti dall'orto di mia madre. Erano le due ore più belle della giornata! Due ore senza alcun pensiero se non quello di ripulire il terreno e uccidere le zanzare che tentavano si succhiarmi il sangue.
Li ho pensato che forse bisognerebbe trovare il modo di tornare alla terra, anzi, direi che è proprio una necessità!
Ah dimenticavo, pensavo anche se Marcolino Zukerbino domani dicesse: "basta sono stanco, mi ritiro, chiudiamo tutto, niente più Whatsapp, Instagram e Facebook, mi sono rotto!". Panico mondiale! Brrrr.....
Per oggi è tutto!
P.s. sto sperimentando "The Miracle Morning", ero scettico, molto scettico: lo consiglio.
Usque ad finem
Antonio Insana
Responsabile delle Risorse Umane Senior
6 anniCIAO ANTONIO!!!! BUON LAVORO E BACI ALLA TUA SIGNORA.