Il futuro del turismo in equilibrio tra "Luxury Travel" e "Overturism"

Il futuro del turismo in equilibrio tra "Luxury Travel" e "Overturism"

  

Negli ultimi mesi si è parlato spesso di quelli che sembrerebbero essere diventati i nuovi punti cardini per orientare il turismo nei prossimi anni, e sono “l’overturism” e il “luxury travel”.

Da un lato, si è ufficialmente acceso il segnale d’allarme per l’impossibilità di continuare ad accogliere turisti in determinate località prese di mira dai viaggiatori di tutto il mondo.

In Italia, destinazioni come Venezia, Firenze, Roma, sembra che dovranno fare turismo non più per attrarre, ma contingentando i visitatori, attuando strategie che vedono in prima linea l’aumento dei costi attraverso tasse d’ingresso, city tax, tariffe aeree, dei ristoranti, degli hotel e dei musei, per far demordere però solo i viaggiatori che hanno una minore capacità di spesa, sostenendo una selezione di turisti con maggiore capacità economica. Dall’altro lato, si parla sempre più di turismo di lusso e di come questo trend possa fare da traino al turismo mondiale, che guarda caso, a dire di alcune statistiche, è quello che sta dando maggiori soddisfazioni nel settore, e nemmeno a farla apposta, la clientela del turismo di lusso si coniuga in modo perfetto alle strategie limitanti che si stanno attuando per contrastare l’overturism.

Eppure, sia l’overturism che il luxury travel, non tengono conto che la maggior parte delle motivazioni che spingono una persona a viaggiare e a prenotare un hotel vanno ben oltre il lusso. Sì perché ogni persona mediamente si sposta per brevi o lunghi soggiorni circa 6 volte l’anno. Si sposta principalmente durante le ferie per godere le proprie vacanze. Si sposta per assistere ad un concerto o un evento artistico/culturale, ci si sposta per lavoro, per formazione, per assistere a congressi o fiere, ma c’è chi si sposta anche per cure mediche, per motivi religiosi, per attività sportive e istruttive, come le gite scolastiche.

Tutte queste molteplici motivazioni che spingono milioni e milioni di persone a lasciare la propria abitazione per stare fuori casa da 1 a 7 giorni, andando in giro per il pianeta, danno conseguenzialmente origine ad altrettanti pernottamenti e ad ogni tipo di servizi che qualsiasi essere umano necessità durante una giornata, come mangiare e bere.

Tradotti in economia questi spostamenti diventano circa 9 trilioni di dollari, ovvero un ENORME affare ripartito fra tutti coloro che fanno parte della filiera turistica e che coinvolge hotel, agenzie di viaggio, musei, teatri, stadi, parchi divertimento, ristoranti, bar, cinema, organizzazioni d’eventi, compagnie aere o di navigazione o di qualsiasi altro tipo di trasporto esistente su questo mondo, e tantissime attività parallele che a loro volta forniscono queste attività e le loro materie prime.

Da qui la necessità di dover avere strutture ricettive di ogni tipo, per soddisfare tutta questa mole di persone che ha esigenze economiche completamente diverse l’una dall’altra.

Ma per capire quanto sia fuori luogo ciò che vuol far credere chi sostiene che il luxury travel sia il modello da seguire, guardiamo più da vicino i veri dati dell’ospitalità italiana.

Il nostro paese per rispondere all’enorme richiesta in continuo aumento che fin dagli anni 50 vede l’Italia come una delle principali mete preferite dalla popolazione mondiale, si colloca prima in Europa e terza nel mondo per numero di hotel e posti letto. Tantoché, in Italia sono presenti 32.194 alberghi che nel complesso hanno poco più di 1 milione di camere, riuscendo ad avere una capacità di oltre 2,2 milioni di posti letto.

Ma per capire bene quali hotel sono più richiesti e quali hanno maggior rilievo tra le diverse categorie di stelle, bisogna precisare sia la reale capacità di ognuna di queste categorie, e sia le loro performance.

Nel 2023 gli hotel a 5 stelle in Italia erano 686, con una media di 64 camere a struttura, e con 96.098 posti letto totali. Questi rappresentano solo il 4,3% della ricettività alberghiera italiana.

Nello stesso anno gli hotel a 4 stelle sono 9 volte gli hotel 5 stelle, con una media di 61 camere in 6.416 strutture, arrivando ad avere ben 840.020 posti letto, e rappresentando il 37,7% dell’offerta alberghiera italiana.

Sempre nel 2023 gli hotel a 3 stelle sono 14.736, e pur avendo un numero medio decisamente basso di 29 camere per struttura, godono pur sempre di 874.152 posti letto, costituendo con il 39% la fetta più ampia della capacità alberghiera nel belpaese.

Inoltre troviamo gli hotel a 2 stelle che sono 4.985, con una media di 16 camere a struttura, ma che arrivano ad offrire 154.664 posti letto, rappresentando il 7% dell’offerta alberghiera italiana. Ed ancora ci sono gli hotel a 1 stella che arrivano ad avere 2.329 strutture, con una media di 13 camere e 56.912 posti letto, rappresentando il 2,5% dell’offerta alberghiera italiana.

Infine, ci sono le RTA (residenze turistiche alberghiere) nonché esercizi ricettivi costituiti da uno o più locali, dotati di servizi autonomi di cucina, e che sono soggette alle stesse norme che regolano il settore alberghiero.

È giusto dire che i viaggiatori che scelgono l’Italia come metà di soggiorno per i loro spostamenti, usufruiscono anche di alloggi extra alberghieri, al punto che la ripartizione annua delle presenze vede il 60,7% dei viaggiatori scegliere strutture alberghiere, mentre il 39,3 sceglie strutture extralberghiera.

Gli esercizi alberghieri sono costituiti da alberghi, RTA, pensioni, motel, alberghi diffusi, dove ognuno di questi è catalogato da 1 a 5 stelle. Mentre gli esercizi extra-alberghieri sono composti da campeggi, le aree attrezzate per camper e roulotte, i villaggi turistici, e tutti gli alloggi che vengono utilizzati per affitti brevi come gli affitta camere, case vacanze, B&B, agriturismi, e ostelli.

L’insieme di questa varietà di offerte alberghiera, fa sì che in Italia ogni anno si riesce ad ospitare oltre 100 milioni di persone che hanno esigenze diverse, e una capacità di spesa variegata.

Al punto che, nel 2023 i 133.636.709 di viaggiatori hanno prodotto 447.170.049 di pernottamenti distribuiti tra le seguenti categorie di hotel: Gli hotel a 5 stelle sono stati scelti da 4.338.040 di viaggiatori che hanno prodotto 12.832.972 pernottamenti, generando in questa categoria di hotel un’occupazione annua di posti letto pari al 35%. E' comunque giusto dire che questa percentuale potrebbe essere non del tutto esatta se si tiene in considerazione un altro fattore; si stima che circa il 75% degli hotel italiani sono stagionali, vale a dire che lavorano dai 4 ai 6 mesi l’anno, questo perché, circa il 58% dei 447 milioni di presenze di concentra tra giugno e settembre. 

Pertanto, il dato occupazionale se considerato solo per il periodo di reale apertura è decisamente più altro, anche se questo fa comprendere che il business degli hotel che è costituito da attività dalle dimensioni immobiliari non indifferenti, e quindi assai costose, in molti casi ha una ridotta capacità produttiva legata principalmente alla stagionalità della località in cui si trovano gli hotel, diventando inservibili durante il resto dell’anno.

Per questo molti investitori stanno puntando ad aprire nuovi hotel in destinazioni dove la stagionalità è più estesa, per ottenere maggiori profitti dagli ingenti capitali richiesti dall'attività alberghiera, come le città, che grazie alle loro molteplici attrazioni e servizi che offrono, rispondono ai bisogni di una più ampia fascia di viaggiatori, rispetto ad una destinazione balneare frequentata principalmente per via del mare.

Gli hotel a 4 stelle nel 2023 sono invece stati scelti da 45.746.642 persone, generando 124.644.166 pernottamenti, avendo un’occupazione annua di posti letto del 41%.

Gli hotel a 3 stelle sono stati scelti da 34.173.827 persone che hanno prodotto 101.404.032 pernottamenti, avendo un’occupazione del 30%.

Mentre gli hotel a 1 e 2 stelle, insieme hanno accolto 5.637.921, generando un totale complessivo di 17.014.906 di presenze.

Avendo una disponibilità di 2,2 milioni di posti letto al giorno, il compartimento alberghiero italiano ha comunque un’occupazione annua di posti letto del 55% annuo. 

Alla luce dei dati riportati, si evince che il grosso dell’offerta alberghiera italiana, ovvero l’86%, senza dubbio è costituito da hotel a 3 e 4 stelle.

Mentre gli hotel a 1 e 2 stelle hanno una capacità poco meno del 10% dell’offerta alberghiera complessiva.

Ed infine, cosa altrettanto importante da capire, è che questi dati affermano la limitata capacità ricettiva dei pochi hotel 5 stelle, che ricordiamo sono solo 686 su oltre 32 mila.

Questo ovviamente perché gli hotel di lusso sono scelti solo da una circoscritta tipologia di viaggiatori che possono permettersi di spendere tariffe che il 96% dei viaggiatori non possono e non vogliono spendere.

I dati condivisi descrivono una realtà inconfutabile del turismo in Italia, che però cozza con le affermazioni di tantissime testate giornalistiche che inspiegabilmente, continuano a prendere come riferimento solo i dati statistici del limitatissimo compartimento luxury, che come abbiamo visto non può essere preso come modello generale.

Proprio come l’ultimo articolo che mi è capitato di leggere, che metteva in risalto il fatto che gli hotel di lusso nel 2023 hanno avuto un incremento del 13% rispetto al 2022, sottovalutando gli hotel 4 stelle che hanno avuto un incremento del 2,8%.

Detta così, sembra che ci sia stato uno stacco tra le presenze turistiche luxury rispetto alle altre categorie di hotel, ma la realtà è ben diversa, perché va considerato che il +13% dei 5 stelle si basa sempre sulla percentuale più bassa dell'offerta alberghiera italiana, e ha portato quasi un milione e settecento mila presenze in più; mentre il +2,8% dei 4 stelle, che potrebbe sembrare poco, va invece considerato in più sui grossi numeri già esistenti generati da questa categoria di hotel, tantoché il +2,8% in numeri diventa tre milioni e quasi cinquecento mila presenze in più.

È chiaro che chi redige questi articoli, non tiene conto che il compartimento dei 5 stelle, come già detto, rappresenta solo il 4,5% dell’offerta italiana, e che molto spesso, sono presenti in località di mare o di montagna esclusivi, rimanendo poi chiusi la maggior parte dell’anno, impattando economico sul territorio solo per brevi periodi, rispetto al reale fabbisogno di tutte quelle attività italiane che vivono di turismo tutto l’anno.

Non si capisce quindi il perché si stia tentando di esaltare smodatamente il compartimento del lusso, cercando di condizionare qualsiasi lettore, e convincere che dai viaggi di lusso bisogna attendersi quanto di meglio. Chi prende per oro colato certe affermazioni non tiene conto della realtà. Secondo il barometro di Booking 2024, metà delle persone intervistate durante un sondaggio, hanno fatto intendere che cercheranno di prenotare in anticipo per assicurarsi dei prezzi migliori. Mentre è chiaro che un viaggiatore alto spendente non si preoccupa della tariffa tantomeno di prenotare in anticipo, questo perché, come già descritto in un mio precedente articolo che invito a leggere: Il Lusso salverà il Turismo? | LinkedIn, la distribuzione della ricchezza nel mondo vede il 5% della popolazione mondiale ovvero circa 350 milioni di persone, detenere la maggior parte della ricchezza mondiale, potendo permettersi hotel di lusso, a differenza del 95% della popolazione mondiale (oltre 7 miliardi di persone) vive con meno di 30 mila dollari l’anno, è può permettersi hotel da 1 a 4 stelle.

Ecco perché il Barometro di Booking 2024, afferma un dato reale, ovvero che la maggior parte delle persone desidera spendere meno per potersi fare una vacanza!

Per andare verso la conclusione di questo articolo e voler provare a dare un parere su quello che dovrebbe essere il futuro orientamento del turismo e dell’ospitalità, va detto che su 7.904 comuni presenti nel territorio italiano, solo 500 comuni reggono l’83% dell’intero valore turistico italiano, e questo spiega anche l’origine dell’overturism in Italia. L’overturism è realmente un fenomeno scomodo, ma il suo più grande svantaggio non è quello di non trovare un ombrellone libero in spiaggia o un tavolo al ristorante, piuttosto il rischio è di sciupare la qualità della vita di un territorio. Questo può essere causato attraverso varie condizioni che possono venirsi a creare per via del sovraffollamento di turisti, come ad esempio, sfruttare oltre il normale le risorse di un luogo. L’impatto che può causare il troppo sovraffollamento in un territorio e nei suoi abitanti se non saputo gestire, è l’elevato dispendio di risorse energetiche quali elettricità e gas, o anche l'acqua, dove in alcuni territori a stento riescono a soddisfare il fabbisogno degli abitanti del luogo, figurarsi i consumi dei turisti. O la gestione dei rifiuti, che per via del sovraccarico di consumi dei numerosi visitatori, nei centri di raccolta si moltiplica l'immondizia intasando a loro volta le discariche del luogo già di per se sature. Ed infine, come ampiamente già detto nel mio precedente articolo Il Lusso salverà il Turismo? | LinkedIn, l'overturism crea un esagerato carovita a causa dell'impennata dei prezzi che punta principalmente ai turisti ma che inevitabilmente genera malessere negli abitanti dei luoghi che all'improvviso diventano invivibili per il rialzo dei prezzo anche dei generi di prima necessità. Quello che bisognerebbe tentare di fare per gestire la questione dell’overturism, è intanto monitorare l'inflazione dei prezzi mettendo dei minimi e dei massimi a tutela dei consumatori. Allo stesso tempo, andrebbero valorizzate nuove mete, creando un’offerta turistica che coinvolga gran parte anche degli altri 7.404 comuni italiani, ad oggi tralasciati dal turismo.

Lo si potrebbe fare investendo con nuove infrastrutture (strade, autostrade, hotel, attività commerciali), e con la realizzazione di eventi che richiamano l'attenzione dei turisti, affinché i flussi dei viaggiatori possano spalmarsi lungo tutto il territorio, e diminuendo la pressione in quelle sole 500 destinazioni attualmente prese di mira, al punto da essere sovraffollate. E come anche detto sempre nel mio precedente articolo, andrebbero migliorate attraverso continua formazione, le capacità di chi opera nel turismo, per garantire in tutto lo "Stivale", un alta qualità dei servizi. Questo perché, ad oggi la maggiore capacità ricettiva nel nostro paese si registra nel Nord-Est. Regioni come il Veneto, Trentino-Alto Adige (Sudtirol), Toscana, Lombardia ed Emilia-Romagna sono le regioni che registrano il maggior numero di presenze turistiche. Parliamo del 58% sul totale delle presenze in Italia.

In conclusione, va detto che a differenze delle limitanti strategie che si stanno applicando per contrastare l'overturism o del favorire principalmente i viaggi di lusso che possono permettersi solo il 5% dei viaggiatori di tutto il mondo, va ricordato che: "Il turismo è un immenso contenitore di esperienze, dove attraverso l’ospitalità e i servizi, ha lo scopo di concedere a quanta più gente possibile, l’opportunità di far vivere momenti emozionanti che ogni persona ha bisogno di provare nella vita per sentirsi appagato e felice, nel rispetto sempre dei luoghi e delle abitudini degli abitanti dei posti che si visitano".

Luca Trovato

Mario Di Lonardo

Sales Manager & Events, , Mistery Guest and shopper experience, Staff recruiter for the hotel and restaurant sector, Assistant hotel Manager,quality control, gastronome, and above all creative mind.

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