Il leader dubitativo

Il leader dubitativo

Tutti hanno provato a misurare il livello di managerialità che esprime o dovrebbe esprimere un leader. La realtà ci suggerisce di considerare di pari importanza il tema della percezione ovvero come gli altri percepiscono il leader.

Il tempo dei supereroi possiamo considerarlo definitivamente tramontato.

Forse perché abbiamo dismesso le cabine telefoniche dove un anonimo impiegato entrava trafelato, si toglieva la giacca a quadri e rimaneva con una t-shirt bluette con una S stampata in rosso che ieri stava a simboleggiare Superman che volava sui grattacieli e oggi ci riporta a una dimensione di Solitudine o di Senso molto vicine a ciò che accade nella realtà.

E allora cosa ce ne facciamo di tutta quell’enfasi, quel mostrarsi invincibili e soprattutto sicuri, quell’ostentare certezze in un mondo che si caratterizza sempre più per una dimensione di volatilità dove tutto quello che abbiamo acquisito in termini di competenze, adattabilità, lettura del contesto e degli scenari, viene smentito il giorno dopo da un mercato che spesso decide per noi?

Si fa strada, in modo veloce, una nuova fattispecie che potremmo definire il leader dubitativo. Cosa ha di diverso dagli altri leader che lo hanno preceduto è presto detto. Dimostra una capacità di ascolto superiore alla media e il suo non è un atteggiamento di facciata, gli sta proprio a cuore quello che tu hai da dirgli perché magari in quell’uscita che tutti, te compreso, reputano estemporanea, è contenuta la risposta a un problema, magari piccolo, che non smuove chissà quali montagne ma ti fa sentire utile, coinvolto o addirittura necessario e in un periodo che si caratterizza da scarsità di risorse potrebbe già essere una conquista.

Ma quello che realmente lo distingue dagli altri è la sua consapevolezza di non avere tutte le risposte e di conseguenza non disporre di soluzioni. E allora che si fa? Qual è il suo ruolo? Come può aiutarmi a raggiungere gli obiettivi?

Il non sapere, molto spesso, lo associamo alla debolezza. È un bias con il quale tutti abbiamo una certa familiarità e soprattutto è un bias esclusivo nel senso che tende ad escludere.

Nel concreto realizzo che non serve a nulla rivolgermi a lui perché non è in grado di fornirmi una risposta. E qui, devo ammettere, che l’etimologia della parola Responsabile non ci aiuta molto quando lo decliniamo con l’abilità di fornire risposte. Magari l’abilità sta nel mettere a fattor comune l’esperienza di poter condividere una soluzione dichiarando da subito che lui non ha nessun superpotere e forse nemmeno il potere come lo abbiamo sempre immaginato o idealizzato.

Questo è uno dei motivi per cui il principio della responsabilità diffusa diventa argomento di discussione che non è più solo manageriale ma che investe tutta l’organizzazione favorendo quel passaggio culturale da follower a imprenditore di se stessi che si traduce in responsabilizzazione.

Si potrebbe affermare che in fondo siamo tutti responsabili al di là delle etichette che ci vengono affibbiate.

Il leader dubitativo riesce a mostrarsi vulnerabile ma al tempo stesso utilizza quella consapevolezza del non sapere per favorire la cooperazione attraverso la concertazione.

Per farlo occorre trasparenza e soprattutto umiltà.

È difficile essere un leader, non lo impari come quando in quinta elementare recitavi a memoria la cavallina storna di Pascoli e nemmeno al decimo corso sulla leadership che hai frequentato gettando un occhio alle slide e l’altro sul cellulare per controllare che il mondo avesse ancora bisogno di te.

Coltiviamola la dimensione del dubbio, annaffiamola come fosse una piantina di basilico sul balcone perché è un modo di prendersi cura degli altri, piante o persone è del tutto indifferente.

Sant’Agostino diceva che il dubbio è un passaggio obbligato per raggiungere la verità.

Non parla di certezze ma di verità, cose che rispondono al vero, che esistono, che resistono, che dobbiamo cercare anche se sanno nascondersi bene e poi mantenere e che farlo da soli costa fatica mentre farlo insieme ci consente di alleggerire quel peso così difficile da sostenere anche in termini emotivi.

g.

Giuseppe Michelato

Giornalista -Quadro Direttivo

1 mese

Ottima riflessione

Giuseppe Michelato

Giornalista -Quadro Direttivo

1 mese

Grazie della condivisione

Tiziana Meloro

Formatore INAIL dal 1° ottobre 2000 al 29 febbraio 2024

1 mese

Mi piace l'idea di una leadership dubitativa. Il dubbio aiuta ad approfondire, a guardare la realtà da altre prospettive. In questo mondo egoriferenziato ascoltare fa una grande differenza. Grazie Giovanni per questa riflessione.

GIANNA CARDIA

QUADRO DIRETTIVO presso BNL BNP Paribas da Luglio 2015 in pensione

1 mese

Ottimo spunto

Alessandro Vallesi

Agile Coach e Scrum Master presso BNL BNP Paribas - PSM I - ICP-ACC

1 mese

Giovanni, ottimo spunto di riflessione! 👏 L'idea del leader "dubitativo" è davvero interessante, soprattutto in un mondo del lavoro sempre più complesso e in costante cambiamento. Mi ha colpito particolarmente il punto sulla responsabilità diffusa. Invece di accentrare il potere decisionale, il leader dubitativo lo distribuisce, creando un ambiente in cui ogni membro del team si sente valorizzato e responsabilizzato. Questo non solo alleggerisce il carico sul leader, ma stimola anche la creatività e l'innovazione. La domanda che mi sorge spontanea è: come si può coltivare questa "cultura del dubbio" all'interno di un'organizzazione? 🤔 Quali strumenti o pratiche concrete possiamo mettere in atto per incoraggiare la condivisione, l'ascolto reciproco e la ricerca collettiva di soluzioni?

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altre pagine consultate