Il passaggio generazionale  Considerazioni su un problema reale.

Il passaggio generazionale Considerazioni su un problema reale.

C’era una volta Giovanni, figlio di imprenditori, che da venti e più anni si sente dire: un giorno tutto questo sarà tuo. Parafrasando la storica battuta di uno degli artisti più eclettici ed ironici, quel Giorgio Gaber che forse già ai tempi aveva già compreso tutto,  subito mi rendo conto della incongruenza che nasce spontanea, guardando la situazione nella quale si trovano molte aziende. Giovanni nel corso degli anni, si accorge che la sua posizione risulta essere in alcuni frangenti persino paradossale, ed allora tenta di reagire usando proprio quegli strumenti dategli dalla sua famiglia. Strumenti che sulla carta si possono considerare ineccepibili con un dolce sapore di irreprensibilità, ma nella vita molto pratica dell’Imprenditore impegnato, dove la concorrenza, la mancanza o quasi di scambi diretti con altre realtà professionali, la “chiusura” che ogni tanto diventa palpabile e non solo respirabile, richiede oggi più che mai decisioni con carichi notevoli di rischi e responsabilità. E qui casca l’asino, appunto si parla di RESPONSABILITA’, di scelte, di scambi, di conoscenza, di sbagli, di rimedi agli errori commessi, insomma di un qualche cosa che hanno inculcato a Giovanni sin da bambino, ma che nella realtà  non ha mai potuto mettere in pratica. Sono dell’idea che la famosa quanto corretta applicazione delle “norme” regolatrici della GAVETTA, siano state superate da una serie di ragioni concrete, giustificate e contingenti da parte della “vecchia” schiera di imprenditori alle prese con questo reale problema, ed in alcuni casi trasformatesi addirittura in dilemma. Ciò a dire che “qualcuno” si è reso conto che “l’iter burocratico di crescita” riguardo la formazione dei propri figli nelle aziende, ha sempre un importante valenza, ma probabilmente non basta e quindi occorre o occorrerà immaginare o studiare nuove forme di “educazione professionale interna”. Può essere giustificata la sensazione che gli imprenditori siano timorosi nel rendere attuabile, di far prendere forma al “nuovo” come a parer mio sarebbe giusto che facessero?; la “paura” arriva dalle attuali difficoltà dei vari settori o da quelle future?. Oppure si tratta esclusivamente di una difficoltà personale nell’accettare che i propri figli possano camminare con le proprie gambe?. Queste righe non hanno nessuna pretesa, tantomeno presunzione di poter giudicare i vari comportamenti, così come queste righe non saranno sicuramente in grado di risolvere questo vero problema, ma l’intento è quello di poter sensibilizzare ulteriormente chi si trova in una situazione a mio parere di difficile gestione e considerazione. Ma è giusto ribadire che oggi come oggi, la figura dell’imprenditore non lascia assolutamente nessuno spazio alla improvvisazione, al pressappochismo, alla inconcludenza ed alla incoerenza di pensiero e di azione. Diventare imprenditore significa saper anche aspettare, apprendere, osservare, ma sempre e comunque saper cogliere il momento più propizio per diventarlo, veramente. Non vorrei che questa o queste situazioni così delicate e cariche di strani dinamismi, possano col tempo che passa inesorabile, stravolgere quello che ogni tanto la nostra mente ha bisogno di sentirsi dire:

 “Ogni persona, tutti gli eventi della tua vita sono lì perché tu li hai attratti: ciò che decidi di fare dipende da Te”  (Richard Bach).

  I will continue.

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