Il ponte Morandi sei anni dopo
Morandi, quel regalo ai Benetton
Ad oltre sei anni dalla tragedia del Ponte Morandi, mentre la giustizia fa il suo lento corso e il dolore delle famiglie è ormai parte della coscienza nazionale, non è del tutto inopportuno, e nemmeno arido, porsi alcune domande esclusivamente dal lato finanziario dell’operazione di passaggio di proprietà. Furono in molti, ma soprattutto i Cinquestelle, che peraltro all’epoca erano al governo con presidente del Consiglio il loro attuale leader Giuseppe Conte, a volere fortemente l’estromissione dei Benetton dalle Autostrade per l’Italia. Una «giusta» punizione secondo Luigi Di Maio. Venne intavolata una trattativa del tutto anomala nella quale la parte che doveva essere punita - ovvero Atlantia dei Benetton che controllava la società con l’88 per cento - alla fine venne premiata con una lauta buonuscita. Si poteva chiudere con 8 miliardi. I Benetton se ne andarono con più di 9 miliardi.
Oggi c’è la Holding reti autostradali (Hra) controllata da Cdp Equity e partecipata in parti uguali da Blackstone e Macquarie. L’amministratore delegato è Roberto Tomasi. Ed è impegnata a recuperare anche quelle manutenzioni che furono a lungo colpevolmente ridotte. E senza gli opportuni controlli che ora sembrano per fortuna esserci.
La storia va ricordata. Forse qualcuno, vista anche la campagna elettorale per le Regionali in Liguria, ha voglia di parlarne. E di toccare questo non trascurabile aspetto di una tragedia nazionale.
Consigliati da LinkedIn
Ferruccio de Bortoli - Frammenti - Corriere della Sera 21/10/2024
Un breve articolo che pone molte domande a cui dovrebbero rispondere l'allora Presidente del Consiglio Conte e l'allora ministro delle infrastrutture, il mitico Toninelli.
Ma c'è anche un'altra domanda molto importante, a mio avviso: come ha fatto un'azienda come Benetton, un modello degli anni '80 et '90 a ridursi al fantasma attuale? Una parziale risposta è certamente da individuare nel cambio strategico della famiglia, che ha investito nelle privatizzazioni dello Stato pagando poco gioielli come le autostrade o Autogrill, le ha spremute fino all'osso, soprattutto Autostrade, e quindi le ha rivendute, allo Stato e facendosi pagare profumatamente, come questo articolo ricorda. In altre parole un'azienda nata nel libero mercato della moda si è diversificata in settori protetti ed ha approfittato dell'incapacità dello Stato a fare controlli per guadagnare dividendi enormi per anni. Ma nel frattempo ha "dimenticato" di investire in quello che era il core business, molto più competitivo e meno redditizio. E cosi Benetton pian piano scompare, con tanti saluti al genio imprenditoriale del Nord-Est. Ma volete scommettere che le fortune della famiglia Benetton sono cresciute in maniera esponenziale anche durante questi anni in cui l'impresa cuore della famiglia, quella che porta il suo nome, sta lentamente ripiegando la bandiera? Questa è una delle facce del capitalismo che proprio non riesco a digerire.