Il processo dell’innovazione e il mito dell’idea geniale
Nella fantasia di molte persone l’innovazione corrisponde a un’idea geniale, a un’immagine isolata che si fa strada e che si applica velocemente o, spesso, a un colpo di fortuna. Nella mente comune poco si vede del processo che vi sta dietro, di ciò che la crea, degli ostacoli che la mettono in difficoltà, del lavoro vero e proprio perché si passi dal bisogno di cambiamento o dallo spunto iniziale alla vera e propria innovazione. Certo, il pensiero di uno Steve Jobs, un Jeff Bezos o un Mark Zuckerberg che si alzano la mattina e inventano Apple, Amazon o Facebook, che nel giro di pochissimo scalano le vette del successo senza difficoltà (e non con un lavoro esorbitante dietro) è affascinante. Per non parlare del pensiero che dietro ad un’azienda che continua a produrre innovazione ci sia solo una buona idea iniziale. Di facile, veloce, efficace nel lungo termine e definito da un unico individuo non c’è niente. Anche se non ci piace vederla così.
Allo stesso modo non è semplice definire cosa stia dietro al cambiamento vincente, poiché le variabili sono moltissime e andrebbero considerate nell’insieme, tenendo conto delle loro interazioni. Soprattutto, quando si vuole stimolare un cambiamento, è necessario guardare non solo a ciò che aiuta, ma anche (e forse persino di più) a ciò che ostacola.
Innovazione: cosa la spinge e cosa la limita[1]
[1] Roberto Lenzi, Innovazione organizzativa in tempo di crisi, 2012, Guerini e associati, Milano.
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni. Consulente risorse umane, formatore, benessere organizzativo.
5 anniBrava Chiara, bell'articolo.