IL PROGETTO (im)PERFETTO: COMMEDIA IN TRE ATTI
Scritto da Roberto Giari il 27/08/2024 – tempo di lettura 4 minuti circa
Benvenuti a teatro o forse sarebbe meglio dire, nel “teatrino” del project management.
Commedia in tre atti tra le illusioni del metodo "Waterfall", le infinite iterazioni di "Agile" e l'incertezza di un nuovo framework in cui regnano confusione e problemi irrisolti, rivelando forse l'impossibilità del progetto perfetto.
Atto I: Waterfall – tutto in perfetto ordine!
L’intento è pensare, studiare e pianificare ogni fase del progetto in modo ordinato, preciso, come un orologio svizzero.
Inizia tutto con il "Design", il momento più glorioso del team, capitanato dal protagonista assoluto, il Project Manager, orgoglioso della sua dettagliatissima pianificazione e delle sue stime “di fino”. È qui che si delineano tutte le funzionalità convinti di aver previsto ogni possibile problema, ogni possibile disastro.
"Program" e si parte! E si segue con una dedizione maniacale: gli sviluppatori, come artisti ispirati da una luce divina, creano codice perfetto e senza una sola sbavatura.
Poi, ecco il "Test", che nelle migliori intenzioni (le chiamerei più che altro illusioni!) dovrebbe essere una semplice conferma che tutto è andato come previsto. D’altra parte, anche Guccini scriveva “Ma s'io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni...” La certezza del piano inizia a sgretolarsi quando si scopre che nulla funziona davvero come dovrebbe…
E allora si mette insieme la "Release" e la si compone con il tipico sorriso forzato di chi sa che qualcosa potrebbe andare (andrà) terribilmente storto, il castello di carte crolla, lasciando il team a raccogliere i le carte da terra per rimetterle in ordine.
Fine Atto I - Raccolti applausi “a cascata”
Atto II: Agile – girotondismo tarantolato
Passiamo alla metodologia Agile, urlano tutti in coro! “Abbiamo capito che sappiamo muoverci velocemente e adattarci ai cambiamenti con grande facilità!”
La realtà è che qui, il progetto non ha mai una fine definitiva, ma si muove in un ciclo continuo di "Design", "Program", "Test" e "Release". Ogni sprint è come un girotondo caotico, dove ogni membro del team balla la taranta freneticamente cercando di non pestare i piedi agli altri.
Ad ogni girotondo, l’illusione che il progetto sia più vicino alla perfezione (attenzione, non alla fine… solo alla perfezione!) e proprio quando sembra che tutto sia sotto controllo, ecco che nuove richieste spuntano dal nulla come funghi e lumache dopo una pioggia.
Le retrospettive diventano sessioni di terapia di gruppo e ogni "Release" è un tuffo nel vuoto, tanto c’è sempre il prossimo sprint che risolverà ciò che non si è risolto in quello precedente.
Il secondo atto termina con i protagonisti che si guardano l'un l'altro, stanchi ma determinati, pronti per un altro girotondo, il problema è che il “pubblico” inizia a chiedersi: dove sta andando questa storia? C'è davvero una fine?
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Fine Atto II - Applausi girano tondi un po’ qua e là.
Atto III: La scoperta del metodo più efficace – ERBA (Evidence Reality-Based Analysis)
Eccoci al gran finale, l'atto dove il vero caos regna sovrano e le caprette cominciano a fare “ciao”.
In "ERBA", non esistono percorsi definiti e processi chiari, è una zona offuscata, quasi fumosa.
Ogni azione ha una reazione uguale e contraria, la confusione che confonde il team sempre più confuso. Qui, non c'è più la speranza del progetto perfetto: c’è solo il tentativo di mantenere la barca a galla.
"Design", "Program", "Test" e "Release" sono tutti interconnessi in una nuvoletta sospesa a mezzaria che tecnicamente, in questo framework innovativo, prende il nome di "Cloud of Unresolved Issues".
Qui è dove vanno tutti quei problemi che nessuno ha tempo di risolvere, quelle domande a cui nessuno sa rispondere, quelle decisioni che nessuno vuole prendere.
Una forza oscura ma presente che inghiotte ogni tentativo di chiarezza e ordine.
Tutti tentano disperatamente di evitare la “nuvoletta”, trattenendo il respiro il più possibile, poi uno ad uno la “boccata disperata”.
Il sipario si chiude su un palco vuoto, la nube al centro, mentre il pubblico riflette sulla reale efficacia del nuovo framework “ERBA”.
Fine Atto III. Il sipario si chiude su applausi offuscati dalla nebbiolina che sta pervadendo il teatro. Risate miste a lacrime.
In altre parole...
Alla fine della commedia, è chiara una cosa: non esiste un metodo infallibile per gestire i progetti.
Ogni approccio, dal rigido e pianificato "Waterfall" al frenetico e adattabile "Agile", fino all'ambiguo e caotico "ERBA", presenta le sue sfide e i suoi pregi e difetti.
Il vero insegnamento che possiamo trarre è che il successo di un progetto non dipende dalla metodologia scelta, ma dalla capacità del team di adattarsi, imparare dagli errori e navigare nell'inevitabile incertezza.
In questo piccolo viaggio attraverso i diversi approcci, emerge la consapevolezza che l'unica costante nella gestione dei progetti è l'imprevedibilità, e forse, un po' di umorismo è l'unico strumento che può aiutare a sopravvivere. Per me, sicuramente è così.
Grazie di cuore a chi avuto o meno la pazienza di leggere fino alla fine questa commedia in tre atti, vi invito a condividere le vostre esperienze e investire un minuto nel lasciarmi un commento, perché dopotutto è nella collaborazione che si ottengono i risultati.
Roberto Giari
Mentre leggevo l'articolo vedevo scene familiari... alcune davvero molto familiari! :) Grazie Roberto Giari per i tuoi spunti e riflessioni!