Il rebranding vincente del Lambrusco di Sorbara
Dimenticatevi tutto quello che sapete sul Lambrusco ed aprite una bottiglia di Lambrusco di Sorbara della Cantina Paltrinieri.
In quello stretto lembo di terra limosa tra il Panaro ed il Secchia che è il Cristo di Sorbara, questo vitigno antico trova terreno fertile per dar vita alla sua più riuscita espressione; tra le 20 declinazioni di Lambrusco, forse, la più elegante.
Non che sia facile, naturalmente. Il Sorbara già di per sé è una varietà esigente - coi suoi fiori tutti volitivamente femminili e la resa a tre cifre - che però, trattata con maestria, riesce a dare in cantina bolle persistenti e generose che vi faranno definitivamente perder al testa. E non sareste i primi. Accadde già nel 1084 all’esercito dell’Imperatore Enrico IV arrivato ad assediare il Castello di Sorbara ma fermato dalle truppe di Matilde di Canossa, complici - narra la leggenda - le generose bevute di Lambrusco della sera antecedente la battaglia.
Schietti, generosi, essenziali, i vini di Paltrinieri hanno il carattere di chi li produce, Barbara e Alberto (Paltro), ormai alla terza generazioni di lambruscari. Una bolla vibrante e persistente, carezzevole ma mai ruffiana. Un’acidità naturale spiccata, perfetta certo con i piatti della tradizione modenese (cotechino e salumi) e sorprendente con pizza, pesce e crostacei.
Radice 2019 – Tastevin Ais Vitae 2021 e 21° in 'The 100 Enthusiast 2020' Wine Enthusiast tra i tanti (troppi :-P) riconoscimenti ottenuti.
Questa sera invece per me Piria (Sorbara DOC con un 30% di Salamino) e ossobuco.
Una bella cantina, una bella storia familiare, una gran bella bevuta.
R.C.