Il reggimento dei camici bianchi
PIACENZA - Di fronte a Palazzo Gotico, tra i bronzei Ranuccio e Alessandro Farnese a cavallo, nessun militare schierato, nessun cannone, nessun blindato ma solo medici in camice bianco, infermieri e soccorritori; uno di fianco all’altro, coi piedi sui segnaposti in adesivo giallo fluo piazzati sul lastricato di piazza Cavalli per garantire il rispetto del famoso distanziamento sociale all’ombra del Tricolore.
Un 2 Giugno anomalo, specchio dell’anomalo tempo che stiamo vivendo.
Si festeggia la Repubblica, si omaggia chi la difende, si onorano i caduti ma oggi, ancora malconci e preoccupati, ringraziamo chi ha combattuto e sta ancora combattendo in prima linea contro il dannato covid che proprio qui, a Piacenza, ha ucciso come in nessun altro luogo d’Italia.
Cerimonia veloce, senza folla, senza sfarzo. Il Prefetto Falco ha letto il saluto del Presidente della Repubblica Mattarella, la ministra De Micheli, piacentina, ha parlato a braccio, commossa. Poi il tradizionale passaggio di fronte all’insolito reggimento in camice bianco con tanto di saluto alla visiera da parte del generale Santamaria, e via, tutti a casa.
Unica nota stonata, che non riesco a non sottolineare perché ero lì e ci ho proprio fatto caso, è la seguente: al sindaco Patrizia Barbieri, che - piaccia o no - si sta battendo coltello tra i denti nel periodo più buio che la recente storia piacentina ricordi e che, nel battersi, s’è pure beccata il virus, e pesantemente, non è stato concesso nemmeno un minuto per dire due parole in piazza, davanti alla sua città. Peccato.