L'applauso più meritato
L’applauso più meritato.
Piacenza è la seconda città italiana per incidenza di mortalità da covid-19. Una strage iniziata prima che altrove in Italia (Codogno, terra del primo focolaio nazionale, è a meno di dieci chilometri) e non ancora finita.
Si intravede una luce in fondo al tunnel però: il suono alienante delle sirene che ha accompagnato i piacentini notte e giorno ininterrottamente per un tempo che sembrava infinito, ora si è placato.
Un inferno vissuto da tutti, nessuno escluso, nessuno che non abbia un parente, un amico, un conoscente che non ce l’ha fatta o che ancora sta combattendo.
Un inferno che ha dei protagonisti di prima linea che forse mai si sarebbero aspettati di dover vivere quello che hanno vissuto e che stanno vivendo: sono i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, i barellieri, i tecnici ospedalieri. Sono in trincea con un carico di lavoro fisico ed emotivo che forse è paragonabile solo a quello dei malati in terapia intensiva.
A loro oggi è andato l’applauso collettivo simboleggiato da quello commosso dei rappresentanti della Regione Emilia-Romagna arrivati da Bologna di fronte al Polichirurgico Guglielmo da Saliceto proprio per questo, per applaudire chi sta tenendo in piedi l’unico sistema indispensabile in un’emergenza sanitaria: il sistema sanitario.
Attenzione però, la guardia non va abbassata e sono proprio i protagonisti a ricordarcelo: questo nemico subdolo e invisibile, il coronavirus, non è battuto. Mollare ora significa rischiare un nuovo colpo durissimo, e potremmo non aver la forza di reggerlo.
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