Il ruolo delle piattaforme per la ricomposizione sociale e per la riorganizzazione
a cura di Annalisa Gramigna, Responsabile Unità Operativa Investimenti sostenibili di IFEL

Il ruolo delle piattaforme per la ricomposizione sociale e per la riorganizzazione

Cosa c’entrano le piattaforme quando parliamo di servizi sociali e di welfare locale? Nel corso di uno dei webinar organizzati all’interno del progetto Territori Generativi, il Professor Francesco Longo (Università Bocconi), stimolato dalle riflessioni di Daniele Valla (collaboratore di IFEL sui progetti WILL e Territori Generativi), ci aiuta a capire come l’evoluzione delle forme di condivisione attraverso piattaforme (fisiche e digitali), può suggerirci un nuovo modo di far incontrare i bisogni con le risposte a questi bisogni ma può anche aiutarci a creare nuovi servizi oppure a migliorare i servizi che già esistono.



Come sottolinea il prof. Longo, le piattaforme sociali non sono una novità: lo sono, per esempio, l’oratorio, il rapporto di vicinato, la scuola…. Si tratta di naturali piattaforme dove le persone, i bambini, i genitori si conoscono e iniziano a frequentarsi. La novità, nell’aggiungere la tecnologia, è la possibilità di sfruttare i meccanismi di aggregazione sociale di oggi, attraverso mezzi nuovi ai quali ormai tutti siamo abituati e che utilizziamo sia per la fruizione individuale di servizi, sia come forme di aggregazione all’interno di comunità di interesse e di scopo (come le chiama Ezio Manzini*).

Sfruttando le logiche di aggregazione che utilizzano le piattaforme più note di sharing, l’idea è di creare nuovi meccanismi che rendano i servizi più efficienti e maggiormente efficaci.

Tanti sono gli esempi che il Professor Longo ha portato nel corso del webinar:

  1. il caso della sorveglianza notturna e festiva per anziani fragili ma autosufficienti. Le stesse tecnologie che ci permettono un telemonitoraggio, segnalandoci se la persona è caduta, non ha bevuto, … potrebbero prevedere, in certi casi, l’attivazione rapida di un operatore che intervenga in situazioni critiche e anche di notte e nei giorni festivi. Dal punto di vista economico un servizio di questo tipo potrebbe essere efficiente se si riuscisse a fare pooling della domanda coinvolgendo un numero importante di persone che pagano il servizio e che, grazie a questo, hanno la possibilità di poter contare in tempi rapidi sull’arrivo di un operatore;
  2. altro esempio è la possibilità di agganciare, attraverso il digitale, bisogni particolari come quelli dei NEET. Le politiche che ci sono (alcune ben disegnate come psicologo, orientamento, accompagnamento al lavoro…) falliscono nell’aggancio con queste persone perché spesso si chiudono in casa e magari hanno lasciato la scuola. Gli educatori di strada, che sono certamente una soluzione, potrebbero essere supportati da ambienti virtuali che sono quelli che i ragazzi frequentano e, in questo modo, avere più chances di incontrare i ragazzi che sono in situazioni di forte disagio;
  3. ancora, in una famiglie dove i genitori lavorano, nei momenti di chiusura delle scuole c’è necessità di un supporto per l’assistenza dei bambini. Le soluzioni che molte famiglie praticano oggi, grazie al supporto dei nonni o di baby sitter (spesso in nero e con bassa professionalità), isolano il bambino e anche le famiglie. La logica di sharing è quella che invece può connettere più famiglie, attivando meccanismi solidaristici e offrendo ai bambini spazi liberi e di relazione. Se ci fosse un servizio organizzato che consente a 3 famiglie di avere in comune 1 baby sitter che si occupa di 3 bambini ci sarebbero enormi vantaggi:

o  si pagherebbe la baby-sitter 50% in più e non in nero perché, essendo un servizio strutturato, si potrebbero avere professionisti con più competenze e sarebbe garantito un back up cioè la presenza di personale a sostituzione in casi di malattia o impedimenti. Inoltre, ogni famiglia pagherebbe meno per avere un servizio più professionale. Questo è un primo vantaggio ma non il principale;

o   il setting nel quale passano il tempo i bambini sarebbe migliore giocando insieme e non da soli, imparano a condividere i loro giochi, ecc;

o   si creerebbe una rete tra le 3 famiglie con tutti i vantaggi del caso.

E’ importante sottolineare, come ha detto il Professor Longo, che la questione-chiave non è come si usa la piattaforma ma perché possa essere utile una piattaforma (fisica e/o digitale). Inoltre, va evidenziato che gli esempi portati sono ipotesi sperimentali che vanno verificate e non sostituiscono i servizi tradizionali.

Si tratta, quindi, di leggere i bisogni in un modo diverso da come li stiamo leggendo ora, spesso condizionati dalla domanda di servizi e di assistenza. Tra i bisogni riletti dal Professore ci sono esempi interessanti che, ancora, ci aiutano a capire la logica di ricomposizione che possiamo adottare scegliendo di utilizzare piattaforme (fisiche e virtuali) per la soluzione dei problemi:

  • nelle società sportive italiane sono sottorappresentate i figli delle famiglie straniere mentre sappiamo che lo sport è un’esperienza di socializzazione, aggregazione, anche educativa. Si potrebbero, allora, mappare le società e mappare i ragazzi di famiglie straniere che è importante includere nelle attività sportive. Si potrebbe concordare con le società che utilizzano impianti pubblici, che una percentuale di ragazzi che fa sport deve avere con background migratorio, prevedendo supporti economici per le famiglie in difficoltà. La piattaforma sarebbe utile per ottenere i dati a partire, per esempio, da quelli inseriti nelle attività del territorio;
  • gli anziani soli sono veramente tanti. Una piattaforma potrebbe presentare tutte le iniziative presenti in città da quelle culturali, a quelle sportive, ricreative, eventi, convegni, attività ecc.

Le piattaforme, però, hanno bisogno di un linker sociale che accompagna inizialmente verso la forma di ricomposizione immaginata.

Ora la domanda è: i servizi sociali vogliono aprire questi nuovi temi? Spesso la resistenza di chi opera nei servizi sociali deriva dall’enorme carico delle incombenze quotidiane. Eppure, la direzione del cambiamento, nella logica ricompositiva, è stata data anche dalle politiche nazionali.

Di grande interesse, a proposito, l’apertura del Il Piano Nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2021-2023 che dice (i grassetti sono i miei):

Il sistema dei servizi sociali costituisce uno strumento fondamentale di resilienza della nostra comunità. In tal senso, il primo carattere di tale sistema è quello della sua prossimità alle persone e alle comunità territoriali. …. Il sistema dei servizi sociali ‒ attraverso la conoscenza diretta e associata delle problematiche e delle risorse individuali e collettive presenti sul territorio ‒ svolge un ruolo chiave nella promozione della coesione sociale e nella costruzione di sicurezza sociale.

Promuove la coesione sociale in quanto mantiene, sostiene, sviluppa quella rete di relazioni, attività, iniziative collettive che sono alla base della piena partecipazione e contribuzione alla società di ciascuno di noi. Ciò anche in ragione della duplice capacità delle politiche sociali di favorire esperienze e pratiche di cittadinanza attiva, nonché di agire direttamente sui fattori di crescita culturale e civile delle persone e delle comunità. A tale scopo sono assai utili le iniziative culturali divulgative ed esplicative dei valori e dell’importanza degli interventi di politica sociale, esse possono contribuire a rafforzare i livelli di credibilità e autorevolezza del sistema dei servizi sociali migliorandone l’operato e rafforzando il livello di fiducia tra i cittadini e le amministrazioni.

Costruisce sicurezza sociale in quanto organizza una rete strutturata che offre la certezza a tutte le persone e le famiglie di potere contare su un sistema di protezione che si attiverà per rispondere ai bisogni sociali, per prevenire e contrastare gli elementi di esclusione e promuovere il benessere non solo attraverso interventi di riduzione del disagio e della povertà ma anche attraverso il coinvolgimento, attivo e diretto, dei destinatari del sistema di assistenza nei loro percorsi di inclusione sociale ed economica.

Il sistema dei servizi sociali si rivolge a tutti. .. le domande, i bisogni cui il sistema dei servizi sociali offre risposte toccano virtualmente tutte le fasi e gli accadimenti della nostra vita, dalla prima infanzia agli anni dell’istruzione e della graduale attivazione nel contesto sociale, dagli anni di lavoro fino alle difficoltà di malattia e non autosufficienza che spesso caratterizzano l’età anziana;.. .

Con le altre componenti del welfare, così come con il sistema dell’istruzione obbligatori, il sistema dei servizi sociali è inserito in un contesto di stretta interdipendenza. Dall’interazione di tali sistemi dipende non solo la qualità del nostro vivere ma anche il grado di competitività dell’intero sistema Paese. Anche per questo, appare quanto mai opportuna un’attività di valorizzazione culturale, in grado di far comprendere il duplice apporto del lavoro sociale, di costruzione di una società resiliente e solidale, ma anche di creazione di valore economico.

… Queste considerazioni si compendiano con la necessità che, a tutti i livelli della programmazione, si persegua l’integrazione tra politiche sociali e le altre politiche, in particolare quelle sanitarie, dell’istruzione, del lavoro. ..

Quali sono i margini reali per una riorganizzazione dei servizi e del welfare locale secondo queste indicazioni?

 


* E. Manzini, Politiche del quotidiano, Edizioni di Comunità, 2018

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