Il sesto senso
Quello del “Sesto Senso” è un tema molto gettonato, spesso inflazionato e talvolta accostato a fenomeni paranormali. Ormai da decenni lo si associa ad esempio alle donne nei rapporti di coppia, oppure ai bambini per la loro capacità di percepire lo stato emotivo di chi li circonda.
Diversi ricercatori scientifici si sono cimentati a studiarne esistenza ed origini: alcuni sostengono che la ghiandola pineale abbia un ruolo cruciale a tale scopo, altri associano il sesto senso alla capacità di percepire l’energia magnetica che scaturisce dal centro del pianeta terra e dalla velocità di rotazione terrestre, altri ancora parlano semplicemente di istinto di sopravvivenza. Ad ogni modo un velo di mistero continua a regnare su tale concetto lasciando aperte le porte a nuove teorie. Cogliendo questa incertezza il presente articolo tenterà di darne una nuova interpretazione, partendo dal concetto di equilibrio tra razionalità ed emozioni approfondito in Chiamale se vuoi emozioni. In estrema sintesi il documento sottolineava l’importanza di trovare un soggettivo bilanciamento tra i due elementi per gestire al meglio ogni momento della propria vita, traendone il massimo giovamento.
Come, infatti, le emozioni hanno bisogno della giusta dose di razionalità per non travolgere chi le prova facendo compiere gesti incontrollati, anche la razionalità da sola presenta dei grossi limiti. La ragione si compone infatti di percorsi logici – i ragionamenti appunto – per partono da supposizioni. Se però tali supposizioni risultano essere errate, o non perfettamente corrette, si entrerà in una spirale di errori che non potrà far altro che allontanare dalla verità. Ed ecco che vengono in aiuto le emozioni. Spesso non da sole, ma con il supporto del sesto senso.
Ciò accade sia nelle situazioni più difficili, come un grave infortunio, sia in quelle più euforiche, come la nascita di un figlio. O, ancora, all’interno di momenti apparentemente privi di significato, come essere in coda per ritirare una raccomandata alle poste. È vero, è complesso dare un senso di utilità a questo ultimo esempio, ma è proprio dalle piccole esperienze quotidiane che inizia l’allenamento. Un percorso che porta ad incrementare la consapevolezza delle proprie azioni, dunque a farne tesoro e memorizzarle al meglio nel proprio cervello. Grazie a tale funzione psichica, infatti, ogni essere umano è in grado di immagazzinare nella mente esperienze passate che inevitabilmente condizioneranno il proprio futuro.
Si pensi ad esempio alla prima volta che si intraprende un viaggio lontano da casa, oppure la prima discesa con gli sci da una pista nera dopo pochi giorni di allenamento. O ancora l’acquisto della prima auto o l’esperienza del primo rapporto sessuale. In genere ogni prima volta resta particolarmente impressa nel cervello perché alza in modo naturale il proprio livello di attenzione: non avendo mai vissuto quel momento prima, la persona risulta estremamente ricettiva ad ogni stimolo esterno che cercherà di fare proprio. La memoria crea esattamente quel cassetto che, più o meno consapevolmente, verrà aperto in futuro al momento opportuno a patto che si sia al contempo in grado di gestire emozioni e razionalità. In altri termini per trovarsi nella condizione di utilizzare il proprio sesto senso è necessario ben padroneggiare questi due elementi.
Importante riflettere circa il fatto che la memoria non crea cassetti a compartimenti stagni. Ciò che è stato appreso durante un viaggio lontano da casa in occasione ad esempio della perdita del passaporto oppure dell’annullamento di un volo aereo avrà elementi in comune con tante altre situazioni apparentemente molto differenti e sarà l’elemento in più che contribuirà ad una migliore gestione di una specifica situazione. Si pensi ad un manager d’azienda che ha accumulato per molti anni esperienza nell’automotive. Se un giorno deciderà di cambiare settore, andando ad esempio in quello della cosmesi e mantenendo il medesimo ruolo manageriale, nel primo periodo sarà il fattore memoria che lo aiuterà, e talvolta lo limiterà, nelle scelte quotidiane. Ciò continuerà ad avvenire finché la sua memoria non verrà plasmata ed adattata al nuovo contesto. Un processo relativamente rapido se il soggetto avrà parallelamente sviluppato un ottimo equilibrio tra razionalità ed emozioni. Oltre ad un elevato standard di competenze ed abilità che in questo esempio si considerano da tempo acquisite.
Si tratta delle medesime dinamiche che guidano i più giovani. Se un bambino è abituato ad essere sgridato a suon di sberle da mamma e papà, una delle sue prime reazioni a fronte di un errore davanti ad uno dei due genitori sarà quella di raggomitolarsi per “parare i colpi”: l’istinto, guidato dalla memoria, lo porta a compiere questa azione.
Capita infine spesso di ascoltare sportivi che rivelano quanto le proprie esperienze vissute con gli altri componenti del team, le fatiche durante gli allenamenti, le gioie e delusioni delle gare si siano nel tempo rivelate, più o meno consapevolmente, di grande aiuto e supporto per una migliore gestione della vita lavorativa e personale.
La conclusione delle riflessioni sopra esposte porta a sostenere l’esistenza di un sesto senso – la memoria - come un qualcosa di pragmatico, pur riconoscendo che ciò che non è razionalmente misurabile, o addirittura paranormale, affascina. Ma la realtà è cosa ben diversa.
La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé. [Oscar Wilde]