Il tempo per fabbricare fiducia
Foto di Theodor Moise© da Pixabay.com

Il tempo per fabbricare fiducia

Quando Silvia di Facto mi ha chiamato per chiedermi di scrivere qualcosa a proposito di "Fabbricare Fiducia" siamo rimasti un'ora al telefono a parlare dei massimi (e minimi) sistemi, come facciamo sempre e alla fine di quella lunga conversazione, 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘩𝘰 𝘳𝘪𝘢𝘵𝘵𝘢𝘤𝘤𝘢𝘵𝘰, 𝘢𝘷𝘦𝘷𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘭'𝘦𝘤𝘰 𝘪𝘯 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘥𝘶𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘰𝘭𝘦: 𝘧𝘢𝘣𝘣𝘳𝘪𝘤𝘢𝘳𝘦, 𝘧𝘪𝘥𝘶𝘤𝘪𝘢.

Così ho pensato fra me e me: "stanno proprio bene insieme, si rafforzano, con due parole così anche un somaro come il sottoscritto, riuscirà a scrivere qualcosa di originale e utile per il territorio!"

Era il 16 aprile. Poi è successo che:

1️.) La mia quarantena non accennava rallentamenti lavorativi anzi tutto il contrario, di smart working vivevo pre Covid-19 e di smart working rischiavo di morire durante la pandemia, altro che morte da Corona Virus, morte da iper digitalizzazione!!!

2️2) Dai non abbatterti Dario, che alla prima spesa al supermercato, fermo in fila, scrivi tutto sul taccuino come un vero creativo, vedrai che post da centinaia di like!". E invece nulla, per ben due volte ho azzeccato gli orari giusti, quelli con le file ordinate ed educate, nemmeno il tempo di scrivere la parola "svolgimento" ed ero già col carrello in mano, contrariamente a quanto dicono i telegiornali, tutti hanno imparato come si fa a fare una fila, nessun rallentamento nel processo di approvvigionamento alimentare.

3) Basta, questa è la sera giusta, a fine lavoro nessuno potrà disturbarmi, riuscirò a ritagliarmi il mio tempo". "Babbo, guarda che stasera dopo cena, facciamo video-chiamata con i nonni di Palermo, okkey?" oppure: "Dai che Bernardo dorme è il momento giusto per spararsi tre puntate di fila della nostra serie preferita su Netflix" o ancora i colleghi: "Domani mattina abbiamo il webinar ricordi? Dovremmo modificare al volo le slide, ci sei?".

Insomma, così per giorni, direte voi è un alibi, il tempo se vuoi lo trovi ma questo preambolo non è che un sottile escamotage letterario per arrivare al punto del mio discorso e cioè che, se anche durante questo lockdown io mi sono accorto di non averne abbastanza, sarò sicuramente un caso patologico ma di certo questo tempo è merce rara, che scarseggia, che voi siate come me una p.iva, un commerciante, un impiegato, la risorsa più preziosa e rara che abbiamo rimane per tutti, ricchi o poveri, il TEMPO.

𝗘 𝗹𝗮 𝗙𝗜𝗗𝗨𝗖𝗜𝗔, 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗮𝗿𝗼𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗺𝗶 𝗲̀ 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗽𝗶𝗮𝗰𝗶𝘂𝘁𝗮 𝗱𝘂𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗶𝗮𝗰𝗰𝗵𝗶𝗲𝗿𝗮𝘁𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝗦𝗶𝗹𝘃𝗶𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗲𝗱𝗲 𝗧𝗘𝗠𝗣𝗢, 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘂𝗻𝗮 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗼𝘁𝘁𝗶𝗲𝗻𝗲 𝗰𝗼𝘀𝗶̀, 𝗱𝗮𝗹𝗹'𝗼𝗴𝗴𝗶 𝗮𝗹 𝗱𝗼𝗺𝗮𝗻𝗶. 𝗣𝗲𝗿 𝗰𝘂𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗙𝗔𝗕𝗕𝗥𝗜𝗖𝗔𝗥𝗘 𝗙𝗜𝗗𝗨𝗖𝗜𝗔, 𝗰'𝗲̀ 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼 𝗱𝗼𝗽𝗽𝗶𝗼, 𝘂𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝗶 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗲𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗳𝗲𝗿𝗺𝗮𝗿𝘀𝗶 𝗱𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼, 𝗻𝗼𝗻 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗹𝗮 𝗽𝗮𝗻𝗱𝗲𝗺𝗶𝗮 𝗰𝗲 𝗹𝗼 𝗶𝗺𝗽𝗼𝗻𝗲 𝗺𝗮 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝘀𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗳𝗲𝗿𝗺𝗮𝗿𝘀𝗶 𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝗼 𝘂𝗻 𝗽𝗼'.

Questa sosta forzata è più un'emergenza simile ad una frenata brusca, invece le pause, quelle normali bisogna imparare a farle in cammino, decidendo quando è il momento di soffermarsi per ripartire. Quale momento migliore quindi per iniziare a FABBRICARE FIDUCIA, se non quello che stiamo vivendo?

Riprendiamoci il TEMPO e in abbondanza, quello che i latini chiamavano 𝘖𝘵𝘪𝘶𝘮 (ozio), che contrariamente a quanto si possa pensare non è tempo sprecato ma contemplazione, vero e proprio nutrimento dell'anima, riposo dalle occupazioni, tempo libero dagli impegni del Negotium (neg-ozio) che è il tempo degli affari. Oggi viviamo l'esasperazione del negotium che sopprime l'otium.

L'uomo è totalmente immerso nei propri affari, nel proprio lavoro, nel proprio "si deve pur campare", e del tempo libero non si sa più cosa farne se non riempirlo abulicamente, anche durante l'#iorestoacasa e l'ansia da pandemia.

𝙎𝙞𝙖𝙢𝙤 𝙤𝙧𝙛𝙖𝙣𝙞 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙧𝙞𝙘𝙘𝙝𝙚𝙯𝙯𝙖 𝙚𝙘𝙤𝙣𝙤𝙢𝙞𝙘𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙞𝙢𝙥𝙧𝙚𝙨𝙚, 𝙣𝙚𝙜𝙤𝙯𝙞 𝙚 𝙧𝙞𝙨𝙩𝙤𝙧𝙖𝙣𝙩𝙞 𝙥𝙧𝙤𝙙𝙪𝙘𝙤𝙣𝙤 𝙢𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙡𝙤𝙧𝙤 𝙙𝙤𝙨𝙞 𝙙𝙞 𝙘𝙤𝙣𝙫𝙞𝙫𝙞𝙖𝙡𝙞𝙩𝙖̀ 𝙚 𝙙𝙞 𝙤𝙩𝙞𝙪𝙢 𝙫𝙤𝙜𝙡𝙞𝙖𝙢𝙤 𝙥𝙖𝙧𝙡𝙖𝙧𝙣𝙚?

E del Teatro, del Cinema, dei concerti, degli eventi culturali, come si fa a vivere senza? Eppure di loro in questi giorni non si sente parlare. C'è un'intera categoria di lavoratori che non ha voce in capitolo. È secondaria perché lavora per l'ozio e non per il negozio? Invito a riflettere quindi, su quanto un certo tempo sia sottomesso e schiavo e quanto invece ci farebbe bene ristabilire almeno la parità fra ozio nutriente e negozio mercificante.

📔 Concludo.

Diciamo che l'era capitalistica ha preso il nostro TEMPO e quando è andata bene l'ha trasformato in DENARO e ricchezza materiale.

E se provassimo per una volta a fare il contrario? Cioè a trasformare il DENARO in TEMPO come quando si fa un cambio di valuta o una traduzione da una lingua all'altra? Giusto per vedere l'effetto che fa. Invertire la rotta, per ritrovare l'equilibrio nostro e del pianeta, delle relazioni umane, a partire ognuno dal proprio piccolo o grande territorio che sia, per fabbricare una nuova umanità che abbia fiducia in se stessa, anche di fermarsi quando serve, prima che sia un virus a deciderlo per noi. TEMPO, libero dall'ansia di doverlo pagare coi soldi, TEMPO per costruire un mondo nuovo.

Restituiamo al tempo il suo valore, istituiamo subito una BANCA DEL TEMPO e un MINISTERO DELLA FIDUCIA, poniamo le basi per una nuova ripartenza, ce ne sarebbe davvero tanto bisogno.


Sᴏʟɪ ᴏᴍɴɪᴜᴍ ᴏᴛɪᴏsɪ sᴜɴᴛ ǫᴜɪ sᴀᴘɪᴇɴᴛɪᴀᴇ ᴠᴀᴄᴀɴᴛ, sᴏʟɪ ᴠɪᴠᴜɴᴛ

(Soli fra tutti, sono gli "oziosi" quelli che dedicano il tempo alla saggezza, solo essi vivono).

Seneca, De brevitate vitae

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