Il valore economico di uno scontrino.
Antonio Romeo - Sales, Marketing and Events Manager

Il valore economico di uno scontrino.

Di rientro dalla mia ultima vacanza in Grecia, nelle splendide isole di Tinos e Andros, oltre a spiagge e mare idilliaci, una cucina mediterranea buonissima e l’incontro con persone stupende, mi porto a casa una riflessione su un aspetto di etica economica che non avevo mai visto prima.

Come è noto, la Grecia ha subito da sempre uno scenario di corruzione ed evasione fiscale del tutto simile, se non peggiore, a quello italiano e vive tuttora un disagio economico dovuto sia a cattive politiche del passato che alla restituzione del debito con tanto di interessi che deve alla pseudo Unione Europea.

In un contesto come questo, per cercare di risanare il Paese, era quantomeno plausibile che si adottassero misure per contrastare i due fenomeni malevoli di cui sopra, oltre che ovviamente per incentivare la ripresa economica.

Ebbene, la cosa che mi ha colpito immediatamente e che non c’era due anni fa - data del mio ultimo viaggio in Grecia - è stata una dicitura di Stato apposta obbligatoriamente in tutti i negozi ed i pubblici esercizi presso tutti i punti cassa.

La dicitura che vedete nell’immagine, offre di fatto al cliente il diritto di non pagare qualora non venga emesso uno scontrino, una ricevuta fiscale o titoli equivalenti.

Forse ad un primo sguardo può sembrare qualcosa di banale ed inefficace, ma se invece ci pensiamo bene, è un’arma innovativa e di incredibile potenza che dà e comunica ufficialmente un diritto a tutti i consumatori di cui non avevano probabilmente coscienza di poter godere.

Pensiamoci un momento:

  • quando si va a pagare al bar o in un negozio e non ci viene fatto lo scontrino, quanti di noi ci passano tranquillamente o di malavoglia sopra, rendendosi peraltro complici, non così consapevolmente, di evasione fiscale?
  • spesso siamo noi consumatori - io in primis -ad essere imbarazzati a pretendere giustamente lo scontrino, forse per timore di essere etichettati come bacchettoni (ma poi di che?) o perché la nostra vocina interiore ci dice che vista la pressione fiscale, probabilmente l’esercente ha le sue ragioni per evadere il fisco, non pensando in quel momento che, così facendo, entreranno meno tasse nelle casse dello Stato e la pressione fiscale continuerà dunque ad aumentare

Non so cosa ne pensiate voi, ma sta di fatto una cosa, anzi due:

  • in qualsiasi punto vendita o pubblico esercizio io sia stato, mi è stato dato lo scontrino senza neanche metterlo in discussione anche solo per i 50 cents di una bottiglia d’acqua o i 5€ di un set da spiaggia con ombrellone e due sdraio (a proposito, quanto le paghiamo in Italia queste due cose?) , cosa che, come dicevo, non avveniva soltanto due anni fa; le persone lo facevano davvero volentieri, senza storcere il naso, come se avessero davvero coscienza che grazie a ciò, lo Stato - e quindi loro stessi -ne avrebbero beneficiato
  • al mio rientro in Italia e all’ennesimo scontato tentativo di un bar di non farmi lo scontrino, secondo voi cos’è successo?

Ora, senz’altro questo non basta per contrastare tutta l’evasione fiscale di un Paese, ma l’ho trovata un’azione semplice, intelligente e necessaria che agisce sull’etica del rapporto cliente-consumatore e quindi anche sulla vita economica dello Stato, in un settore che soffre tantissimo di questo male.

Ne saremo mai capaci noi in Italia? 

E soprattutto: ma in questi casi, la colpa è più dello Stato o di noi cittadini?

A ciascuno e ai posteri, la propria ardua sentenza!


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