Imparare a memoria (?)

Imparare a memoria (?)


All'inizio, come al termine del percorso di accompagnamento degli speaker, siano essi TEDx o meno, cerco sempre di mettermi in una prospettiva di ascolto e di apprendimento.

Ogni volta, infatti, cambio qualche ingrediente, adatto alle persone che ho dall’altra parte del telefono o dello schermo. Se no che divertimento c’è a fare sempre tutto allo stesso modo? 

Quest’anno ad es, ho deciso di usare i miei video di preparazione, e solo dopo la visione abbiamo iniziato con scrittura e telefonate di confronto. 

Niente video. 

Il nostro incontro, dopo mesi di preparazione, è stato un riconoscersi oltre la fisicità. E questo non ha creato alcuna barriera. 

Mi affido sempre più all’istinto nel rispetto reciproco delle competenze e noto che il tutto fluisce sempre meglio. 

Oggi quindi vorrei condividere una riflessione. 

Negli anni ho potuto constatare che ognuno di noi, anche la persona più esperta, ha dei blind corners, delle vulnerabilità, spesso dei pensieri negativi che fanno credere che

 “no, non ce la farò mai!” 

“insomma, non ho il gobbo, non ho leggio, non ho appunti, non me lo ricorderò mai tutto!”. 


Si vorrebbe la perfezione, ma ben sappiamo che la perfezione non esiste. 

Una delle specificità di TEDx è quella di essere lì, sul Red Dot, di fronte agli altri, senza avere appoggi se non lo schermo di rimando della parte visuale.

Ed è per questo che si fanno le prove, perché quel palco necessita di un pre-allenamento, di una conoscenza reciproca, con il luogo e con il resto delle persone nel panel. Questo succede in realtà con tutti i tipi di eventi.

Conoscere prima il luogo aiuta, per questo consiglio di arrivare sempre un poi prima, di prendere confidenza con la regia, l’organizzazione e il pubblico. 

Ogni speaker ha bisogno di vedersi li, di sentirlo, di prendere confidenza con quel luogo, con le luci, i rumori, gli odori. Ogni oratore o oratrice ha bisogno di sentire che è parte di una organizzazione che funziona, e che si è tutti sulla stessa barca (no, non il Titanic!). 

Ma torniamo a noi, e faccio un parallelismo: 

in italiano ci diciamo 

“Dobbiamo imparare a memoria” 

Ce lo insegnano sin dalle elementari, le poesie in fin dei conti vanno imparate a memoria, corretto? 

E questo mette uno stress e e un’ansia pazzesca, perché ci porta a ripetere i contenuti in modo meccanico. Proprio come quella poesia da recitare a memoria. 

In inglese, tuttavia, la traduzione ci porta su un piano diverso 

“Learning by heart” 


che è dove risiede la magia

È tutto qui, la lingua inglese è molto figurativa e fisica, se ci prestate attenzione. 

Un escamotage che permette di comprendere meglio ad esempio i phrasal verbs, le forme colloquiali. 

Di nuovo, dicevamo “learning by heart”. 

Un’espressione che indica che qualcosa è stato memorizzato con cura attenzione, preferibilmente per molto tempo. 

Cioè, imparare a memoria appoggiandosi al cuore e non al cervello. 

Il nostro cuore, con il suo battito, la corrente che sprigiona, ha il potere di fissare o meno i ricordi, le emozioni, e di permetterci di conservarli. Il nostro cuore è anche conosciuto come il sesto cervello.

E per appoggiare i nostri ricordi al cuore, c’è un altro piccolo stratagemma: l’intenzione. 

No, non l’obiettivo, quello spesso maschera l’ego. 

La prossima volta che vieni invitato o invitata a condividere una tua idea, riflessione, contributo, prova a domandarti:  

Qual è la mia intenzione comunicativa? Che cosa voglio regalare? 

Se ci poniamo in una posizione di dono scopriamo che imparare a memoria quello che desideriamo regalare, diventerà un gioco da ragazzi . 

Un vero “From I to We”, un vero UBUNTU.

Eva De Marco

Trovo il miglior modo di comunicare e far evolvere il tuo progetto • Creo impatti positivi nelle aziende e nei territori • Communication Change Specialist • Founder @TEDxUdine

7 mesi

Brava Cinzia, concordo pienamente con le tue riflessioni e sono così affine di lasciarsi all'intuito piuttosto che a rigidi schemi. Alla fine il discorso lo devi "sentire", devi farlo tuo. E si trasforma in qualcosa di magico e le persone poi lo percepiscono! Non facile, certo, ma è un esercizio meraviglioso che vale la pena di sperimentare.

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