Impariamo a catturare il nostro vento

Impariamo a catturare il nostro vento

Qualche giorno fa ho visto su Netflix il bellissimo film “il ragazzo che catturò il vento“, un film ispirato alla vera storia di William Kamkwamba, un giovane ragazzo del Malawi che a soli 14 anni ha costruito una pala eolica per alimentare una pompa idraulica utile ad innaffiare i campi ed evitare così la carestia che nel 2001 si è abbattuta nel suo villaggio.

Ho trovato il film drammaticamente bello perché da un lato scopri la forza di volontà e la capacità di andare avanti di chi non vuole arrendersi ma dall’altra ti scontri con la dura realtà di posti effettivamente sconosciuti a noi ricchi (perché lo siamo), dove ci si uccide per una ciotola di riso e la siccità diventa un problema reale perché non sai cosa portare a tavola alla fine della giornata.

Come altre volte in cui parlo di film, se continuerai a leggere questo articolo troverai delle anticipazioni sul film stesso anche se il mio intento è quello di riflettere su alcuni aspetti per me interessanti in chiave agile e aziendale.

Partire da ciò che abbiamo

William vive in un villaggio dove praticamente non hanno nulla ad eccezione degli attrezzi agricoli e poche altre cose. In compenso c’è una enorme discarica di materiali vari che lui esplora ogni giorno come una miniera andando alla ricerca di componenti elettronici per poter costruire “cose”.

Questo è un concetto che ripeto spesso anche in aula: metaforicamente parlando, in azienda abbiamo delle enormi pareti bianche ma spesso ci concentriamo sui puntini neri che ne sporcano solo una piccola parte e allora il problema diventa come eliminare quei puntini piuttosto che capire cosa farne di quelle splendide pareti.

Partiamo da quello che abbiamo e iniziamo ad agire con azioni concrete per rendere reale il cambiamento anche dalle piccole cose. William ci insegna che si può fare tanto anche partendo da pochissimo, ma servono la volontà e l’impegno.

Cercare alleati per vincere insieme

William sa di non poter costruire il mulino a vento tutto da solo ed ha quindi la necessità di portare gli altri dalla sua parte. Il miglior modo è quello di costruire un piccolo prototipo che lui utilizza per convincere gli amici, e sé stesso, rispetto alla bontà della sua idea. Con la mini pala eolica riesce ad alimentare una radio e così i suoi increduli amici cominciano a seguirlo in questa incredibile avventura.

Tecnicamente il prototipo è quello che si definisce un MVP (Minimum Viable Product) ovvero la versione più piccola ma funzionante utile a poter dimostrare la bontà e almeno le caratteristiche chiave del nostro prodotto. Funziona per William, funziona per tanti altri ma purtroppo esiste ancora una fetta troppo grande di aziende che non comprende il vantaggio di provare in piccolo, testare, ricevere dei feedback e poi eventualmente partire in grande con il progetto vero e proprio.

Non tutti vorranno seguirti subito

Il padre di William non vede alcuna potenzialità nel prototipo del figlio. E’ una persona semplice abituata a lavorare la terra e coltivare i campi, di conseguenza pensa che il figlio stia solo perdendo tempo dietro a inutili esperimenti. Anche altre persone hanno la stessa impressione e strada facendo il padre arriva addirittura a distruggere il prototipo per cercare di chiudere la questione e tornare “alle cose che contano” pur consapevole del fatto che la morte, sua e della sua famiglia, è lì dietro l’angolo che sta aspettando. Il padre rappresenta per William un tassello importante perché la pala eolica va costruita smontando la sua bicicletta e trasformandola in una parte fondamentale della struttura. William ad un certo punto gli dice “papà io conosco cose che tu non sai, perché mi hai mandato a scuola a studiare…”. Quante volte in azienda abbiamo risorse valide che in potenza potrebbero realmente provare a cambiare le cose proprio perché le abbiamo “mandate a studiare” prendendo certificazioni e attestati?

Questo è l’approccio tipico che ritroviamo nel manager che si avvicina ad alcune nuove pratiche con paura e insicurezza. Non dobbiamo biasimare il manager per questo comportamento ma cercare di comprendere i bisogni e le paure sottostanti la sua incertezza. Se in passato ha sempre lavorato in un certo modo non possiamo pensare magicamente di schioccare le dita e trasformare la situazione, tuttavia se lui ci ha mandati a studiare serviranno pazienza, tempo e volontà per portarlo piano piano dalla nostra parte accettando al tempo stesso che lui non potrà rinunciare alle sue necessità di base come ad esempio avere una pianificazione o controllare lo stato di avanzamento delle cose.

Solo quando il gioco si fa duro trovi risorse ed energia per il successo

William sembra rassegnarsi all’atteggiamento del padre tuttavia trova uno sponsor in sua madre la quale parla con il marito facendogli vedere la situazione da un altro punto di vista. Successivamente, dopo la morte del suo cane per via degli stenti, William trova nuovo slancio ed energia per tornare alla carica e prendersi finalmente la bicicletta, questa volta con l’approvazione del padre che nel frattempo ha capito la gravità della situazione e pesato i pro e contro dell’intera faccenda.

In questo passaggio impariamo due cose essenziali anche nella nostra vita aziendale: la prima è che gli sponsor sono importanti per la buona riuscita di nuove iniziative e la seconda è che l’energia e le risorse arrivano e ti aiutano a svoltare solo quando ti trovi realmente in difficoltà. Fino a quando ti immagini cosa faresti se si verificasse quella circostanza, il tuo corpo e il tuo cervello non si attivano realmente per fornirti i giusti stimoli. Il punto di svolta per William è la morte del cane; nella nostra vita aziendale andrebbe forse cercata nelle cose che continuano a non funzionare e che continuiamo a portare avanti con degli insuccessi già annunciati.

Impara come catturare il tuo vento e andare avanti

E’ incredibile come da un film si possano tirar fuori così tanti concetti e spunti di riflessione e crescita. Accade per un film ma se ci fermassimo un pò più spesso a osservare ciò che facciamo e i risultati che otteniamo sarebbe forse altrettanto facile trovare nuove strade e punti di vista. Sarà per questo che la settima regole per il successo di Covey recita di fermarsi per affilare la lama. In questo caso la possiamo trasformare in fermarsi per sentire il vento e trovare la direzione in cui soffia quello a noi più propizio.

#buildyourself


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