Intelligenza emotiva e libertà individuale: due facce della stessa medaglia

Intelligenza emotiva e libertà individuale: due facce della stessa medaglia

Uno degli obiettivi del mio lavoro è sempre stato quello di aiutare le persone ad essere più libere. La libertà individuale è la capacità di riconoscere e guidare i propri pensieri, affinché ci permettano di scegliere consapevolmente come vogliamo sentirci e comportarci in un determinato momento. 

Qui di seguito trovi i cinque presupposti essenziali per sviluppare intelligenza emotiva ed esprimere la tua libertà individuale. Fai tuoi questi principi, e la qualità delle tua vita personale e professionale cambierà rapidamente. 

Come ti senti dipende da te


Tu sei responsabile di come ti senti. Tu e nessun altro. È il concetto più importante legato alla tua libertà come essere umano.

Mi ci sono voluti anni per diventare realmente consapevole di questo principio e imparare a viverlo coerentemente e con piena responsabilità nella vita di tutti i giorni.

Potremmo fare un trattato neurofisiologico sulle emozioni, distinguerle dai sentimenti e l’umore, parlare di sensazioni e trattare ogni ricerca fatta in campo psicologico e terapeutico sull’argomento: il punto è che non cambierebbe di una virgola. Come ti senti dipende da te. Prima che iniziassi a lavorare su me stesso, ero fortemente convinto che il mio stato d’animo fosse il risultato di qualcosa che accadeva e basta. Qualcosa fuori dal mio controllo. Mi sentivo triste ma non potevo farci nulla. Anzi, era colpa di ciò che era accaduto o magari di qualcun altro. 

Era il rimprovero di mia mamma a farmi stare male. Il voto a scuola a determinare una brutta giornata. Due parole di troppo a rovinarmi il weekend. Era sufficiente un’occhiata storta per farmi sentire in colpa. Un mancato saluto a farmi chiedere se avessi fatto qualcosa di sbagliato.

Il tutto era aggravato dalla condizione che i miei stati d’animo più frequenti, quello che in psicologia viene definito “umore”, facessero parte del mio carattere. 

“Sono irruente che ci posso fare?”

“Sono ansioso, non posso fare altrimenti”.

“Sono un violento, reagisco sempre così”.

“Sono apatico, non mi stimola nulla”.

“Sono insofferente, non sopporto nessuno”.

Ero vittima dell’incapacità appresa. Arrivare ad avere la consapevolezza che sei il solo responsabile delle tue azioni non è cosa semplice, ma credimi, è di fondamentale importanza per attivare il processo di cambiamento che ti porterà a spazzar via quelle convinzioni che ti limitano in tutti gli ambiti della tua vita. 

A scuola non ci hanno insegnato l’auto consapevolezza e non ci hanno fornito un manuale d’istruzioni per gestire le emozioni. Tutto quello che sai lo hai imparato per imitazione. L’ambiente quindi è un fattore importante per la tua formazione e crescita. Anche ora. Molte delle tue convinzioni radicate risalgono all’ambiente familiare, la tua intelligenza emotiva potrebbe essere quella che hai respirato per anni. Se hai respirato un clima fatto di persone in grado di gestire le proprie emozioni è facile che tu oggi, sia un adulto emotivamente sano ed equilibrato. Se invece non sei cresciuto in una realtà di questo tipo potresti essere in difficoltà nel relazionarti con te stesso e gli altri.

“Sabrina con il suo comportamento mi ha fatto davvero arrabbiare!”

“L’atteggiamento di Bruno mi innervosisce.”

“Carlo ha il potere di farmi perdere sempre la pazienza!”

Parlando in questi termini ti stai dicendo che il come ti senti dipende da qualcun altro.

Sì, hai letto bene. “TI stai dicendo” perché quando parli, il primo ad ascoltarti sei tu stesso! La qualità del tuo linguaggio ha un impatto molto forte prima di tutto sulla tua mente! 

Se demandi a qualcuno il potere di gestire le tue emozioni, vorrà dire che non solo dipendi da altri per essere di malumore, ma che non sei in grado di essere di buon umore se qualcuno non fa qualcosa!

Vivi come una marionetta appesa a dei fili in costante attesa che qualcuno decida per te. Non sai da che parte andare finché non reagisci a degli strattoni. Sì, perché se non sei tu a gestire le tue emozioni, la tua vita sarà fatta di continui “strattoni”. Non so a te, ma a me quest’idea non piace per nulla!

Ogni volta che attribuisci il tuo stato d’animo a cause esterne, sei vittima del principio di causa-effetto. In fisica, la scienza che studia la materia, le sue leggi e i suoi comportamenti, il principio di causa ed effetto può predeterminare il tipo di risultati e reazioni che si riscontrano a seguito di un determinato comportamento o azione materiale. Posso misurare gli effetti di un calcio ad un pallone. Posso determinare traiettoria, velocità, e a seconda del punto di impatto capire anche dove arriverà la palla. Posso determinare gli effetti dell’impatto di un oggetto di un certo volume, peso, spazio lanciato contro una superficie. Posso predeterminare che a centro gradi l’acqua bollirà. 

Il principio di causa-effetto è una delle leggi fondamentali che regolano tutto l’universo, e di conseguenza anche la nostra vita: ogni azione provoca delle conseguenze.

Ma come possiamo misurare l’effetto delle parole sulle persone?  Come possiamo predeterminare che il comportamento di Sabrina o Bruno avrà un determinato risultato sul mio stato d’animo? 

Semplicemente non possiamo. Gli esseri umani non sono oggetti inanimati, sono esseri viventi, un sistema biologico che interagisce con gli stimoli ambientali in modo diverso tra loro e che di conseguenza generano diverse reazioni agli stessi stimoli. Se questo non fosse vero, nel mondo saremmo sette miliardi di robot ai quali applicando lo stesso stimolo (causa) evocheremmo la stessa risposta (effetto). 

Di fatto non è così. Anche di fronte agli eventi più drammatici le persone rispondono in modi diversi, a volte diametralmente opposti. 

Nessun evento ha un significato, se non quello che tu sei in grado di dare. 

Di fronte ad un lutto non possiamo misurare il dolore delle persone. Di fronte ad un brutto voto non possiamo misurare la delusione di uno studente. Di fronte ad un licenziamento non possiamo misurare la frustrazione. 

Gli esseri umani rispondo in modi diversi a seconda della cultura, delle abitudini e dal modo in cui hanno imparato a rielaborare gli stimoli e paradossalmente dallo stesso stato d’animo in cui si trovano in quel momento. 

Non sto dicendo che le parole e il comportamento di qualcuno, in particolare di chi ami, non possano ferirti. Sto dicendo che nessuno può farti stare male, se tu non glielo permetti. Sei sempre tu a concedere questo potere. Sei sempre e solo tu che decidi come sentirti di fronte a ciò che accade. 

Tutto può influenzarci nella misura in cui noi lo permettiamo. Ma niente ha il controllo su noi stessi all’infuori di noi. 

Possono influenzarti, ma non possono controllarti. C’è una differenza enorme tra questi due mondi. C’è un detto in inglese utilizzato nei contesti di bullismo verbale: ”Sticks and stones may break my bones, but words can never hurt me”.

“Bastoni e pietre possono spezzarmi le ossa, ma le parole non mi faranno mai del male."

Ed è così. Sei sempre tu a dare valore alle parole e al comportamento altrui. Dipende da te, non da loro. Quando dici a qualcuno: “mi hai deluso” (nota il principio di causa-effetto delle tue parole) stai facendo lo stesso. Stai dando la piena responsabilità di come ti senti ad un altra persona. É fuorviante e non ultimo, manipolatorio. Non perché tu non abbia subito un torto o qualcuno non abbia commesso un errore nei tuoi confronti di cui deve assumersi la responsabilità, tutt’altro.

Quando per controbattere ti esprimi in termini di causa-effetto inneschi nuovamente lo stesso meccanismo dal quale ti dovresti difendere e chiamare fuori: la delusione richiede da parte tua, un certo grado di preparazione. 

Non è il comportamento di qualcuno a deluderti ma le tue aspettative nei suoi confronti. So che questo concetto non è così semplice da capire. Ma nessuna cosa è troppo difficile da fare, a meno che tu non pensi che lo sia. 

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