La coerenza del leader - Non puoi conoscere veramente te stesso se non attraverso il risultato delle tue azioni.
Quando entro nelle aziende per valutare il livello di leadership e produttività manageriale, effettuo una “cold reading” dello stato attuale in cui l’organizzazione si trova. Una serie di colloqui, in forma anonima, per capire come dipendenti e collaboratori percepiscono l'ambiente lavorativo, come si sentono, cosa funziona o meno e di cosa hanno bisogno per migliorare la qualità del loro lavoro.
Alla fine, viene dato un punteggio, in funzione di criteri specifici e comportamenti osservabili, per la valutazione della leadership dei propri manager.
Non c’è stata una sola volta negli ultimi 10 anni, in cui ciò che mi era stato raccontato dal direttivo e i manager sull'azienda, corrispondesse alla percezione che ne avevano collaboratori e dipendenti.
Molti leader si considerano calmi, dai modo pacati, disponibili al confronto e grandi motivatori. In realtà non lo sono. Tra ciò che pensano di essere e ciò che dimostrano tramite i loro comportamenti c’è una grande differenza.
Ciò che sei e ciò che pensi di essere, infatti, sono due cose molto diverse tra loro.
Quando definisci chi sei fai naturalmente affidamento all'idea che hai di te stesso. Un'idea maturata attraverso le tue esperienze personali, gli errori che hai commesso e i successi che hai raggiunto.
Ma pensare di conoscersi unicamente attraverso l’idea che abbiamo di noi può rivelarsi un grande errore.
L’incoerenza di molti leader deriva proprio da questo convinzione. Ciò che fanno non è in linea con ciò che pensano di essere.
Se il significato della tua comunicazione è nella risposta che ottieni e non nelle tue intenzioni, allora uno dei modi più efficaci per conoscerti è quello di metterti nei panni di chi ti osserva ogni giorno, i tuoi collaboratori. Da questo punto di vista, nulla più dei tuoi comportamenti riflettono chi sei, la tua persona e non di meno, la tua leadership.
La verità, è che non puoi conoscere veramente te stesso se non attraverso il risultato delle tue azioni.
Se non ne prendi consapevolezza e non te ne assumi la responsabilità, non ti conoscerai mai veramente e non sarai mai un grande leader.
Quando credi di essere in un modo, ma il tuo team sostiene il contrario, devi fermarti e porti degli interrogativi. E ti dirò di più. Che tu lo sia o meno non conta nulla. Questo è il cuore della tua intelligenza di leader.
Allontanati dalla “verità” e abbraccia “l’utilità” delle cose.
Pensa ad un tuo collaboratore. Basandoti sulle ultime tre interazioni che hai avuto con lui, come ti descriverebbe?
Adesso estendi la domanda al resto della tua squadra. Sii onesto. “Quali sono i miei comportamenti abituali nei loro confronti?” Non le tue intenzioni. I tuoi comportamenti. Ciò che fai, non i tuoi propositi.
É una distinzione fondamentale perché come sai è la congruenza tra la risposta e l’intenzione a determinare l’efficacia della tua comunicazione. Le relazioni sono la cartina tornasole della nostra conoscenza personale.
Verifica l’efficacia dei tuoi comportamenti nei confronti degli altri per capire come loro ti vedono. Non ha importanza quello che credi di essere ma quello che fai percepire di te, e devi esserne consapevole se vuoi avere relazioni autentiche e funzionali al tuo lavoro.
Non si tratta di cambiare quello che fai per piacere agli altri. Devi allineare ciò che fai con chi credi di essere per scoprire chi sei veramente. Devi anche accettare che potrebbe esserci un gap da chiudere tra la percezione che hai di te e come ti comporti.
Parti dall’analizzare i tuoi comportamenti per capire come aggiustare la rotta. Definisci chi sei, e soprattutto chi vuoi essere per le persone, in termini di qualità.
Se ti definisci una persona responsabile, i tuoi comportamenti lo dimostrano? I tuoi collaboratori possono osservare comportamenti in linea con questa “responsabilità”?
É soltanto attraverso le persone che puoi scoprire qualcosa di te, che oggi potresti non sapere. Definire la coerenza tra chi pensi di essere e come ti comporti è fondamentale per la tua credibilità, e per non minare la fiducia nei tuoi collaboratori.
Un altro aspetto del conoscere veramente se stessi sta nel mettere a nudo i propri limiti, intesi come confini della relazione che hai con gli altri.
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Ci sono cose che in una relazione tra due persone non devono accadere affinché quel rapporto rimanga integro nella sua essenza di rispetto reciproco e orientamento al risultato in ambito aziendale.
Nessuno segue un leader che non rispetta. Ecco perché devi individuare le tue regole che delineano un confine chiaro e preciso. Quel limite che se oltrepassato, vedrebbe venir meno il rispetto e l’integrità stessa di quel rapporto.
Ci sono cose che un tuo collaboratore non può permettersi di fare perché se le facesse non potrebbe lavorare con te. Se non vuoi che un tuo collaborare usi certe parole quando si rivolge a te, lui deve saperlo. Ma devi saperlo tu per primo.
Qui non parlo di atteggiamenti o comportamenti che rappresentano l’eterogeneità di un gruppo. Non sono modi di fare diversi appartenenti al background personale o alla cultura. Le persone sono diverse e non ti piacerà sempre tutto di loro. Lo abbiamo visto prima, quando ti relazioni hai a che fare con la totalità della persona.
Non sto parlando di cosa non ti piace ma di quello che non accetti. Sono due cose molto diverse. Ciò che non accetti rappresenta la linea di confine ben precisa che se oltrepassata cambia la dinamica del rapporto. Non c’è giusto o sbagliato. Sono soglie personali di accettazione che definiscono il grado di conoscenza nei tuoi confronti.
Ricordo con grande affetto il mio professore di filosofia delle superiori. Non era soltanto una persona molto preparata nella sua materia, sapeva insegnare con grande passione. Non lo stimavo tanto per la sua grande cordialità, quanto per la sua grande umanità. Conoscevo le sue regole, sapevo che con lui potevo arrivare fino ad un certo punto. Sapevo che se avessi superato quel limite il suo comportamento nei miei confronti sarebbe cambiato e ne avrei pagato le conseguenze.
Le persone che rispettiamo di più, sono proprio quelle di cui conosciamo le regole. Conosciamo con chiarezza il perimetro entro il quale possiamo o non possiamo fare certe cose. Ed è un bene prezioso da difendere.
Quando un tuo collaboratore fa qualcosa che ti manda in bestia adesso sai come gestire la situazione per non rimanere vittima di uno scatto d’ira e poi pentirtene. Questo non significa che devi accettare il suo comportamento. A mente fredda chiediti: “Ha fatto qualcosa che non mi piace, ma posso imparare a gestire perché non comporta un problema in senso assoluto, oppure è qualcosa che non accetto in alcun modo, non solo da parte sua, ma da parte di chiunque?”
Ed è qui che impari le tue regole. É così che impari a conoscerti.
“Cosa non accetto in alcun modo da parte di qualcuno?” Questa è la domanda chiave per imparare a conoscerti nella vita e nel lavoro.
Puoi non avere subito una risposta, ma il tempo ti verrà in aiuto. Man mano che costruisci relazioni con le persone i nervi scoperti verranno a galla. Capirai ciò che non ti piace e puoi gestire con l’intelligenza emotiva, e cosa non accetti e che con quella stessa intelligenza emotiva e linguistica, comunicherai attraverso feedback appropriati.
Non puoi pretendere che qualcuno segua le tue regole se non le conosce. Devi comunicarglielo. Ed è vero anche il contrario. Anche tu devi conoscere le loro e rispettarle. É così che si costruisce una relazione e un gruppo di lavoro coeso che si rispetta e lavora per un obiettivo comune.
Conoscere te stesso è un punto fondamentale per diventare un grande leader. Puoi essere gentile e allo stesso tempo autorevole.
Le persone ti trattano come ti lasci trattare.
Essere orientati alle persone non implica dimenticarsi che anche tu sei una persona. Se accettassi ogni loro comportamento nel nome del “consenso” perderesti il loro rispetto e la fiducia alla base della relazione che è esattamente quello che la rende funzionale.
Qualsiasi prospettiva tu voglia adottare il punto rimane uno:
nella vita non attrai chi vuoi. Attrai chi sei.
Ho i brividi nello scriverti queste cose perché cambieranno il tuo modo di vivere le relazioni ed eviteranno che le relazioni ti si rivoltino contro invece di essere il motore della tua crescita. Non tutti potranno lavorare con te e questo deve essere chiaro.
Essere un leader di consenso significa proprio questo: capire chi è con te e chi non lo è.
Questo livello di conoscenza di te stesso ti permetterà di esprimere tre grandi qualità che ogni leader deve avere:
• Responsabilità: mi assumo la responsabilità del mio comportamento e dei risultati che ne conseguono.
• Trasparenza: le regole sono chiare per me e per il mio ambiente. “Quello che vedi è quello che sono”.
• Integrità: Cerco l’equilibrio delle cose che posso gestire, ma non scendo a compromessi su altre. Ci sono regole personali che vanno rispettate.
ESTRATTO DA LIBRO: "LEADERSHIP ESSENZIALE"
Imprenditore seriale e Founder di askjinn.ai
8 mesiSimone, Interessante, grazie per la condivisione!