iProfile: COMPRENSIONE!
Empatia: hai chiaro quanto ti aiuterà nel tuo business, oltre che nella vita?

iProfile: COMPRENSIONE!

I rapporti umani sono regolati da un processo strabiliante quanto complesso che chiamiamo comunicazione. A sua volta, la comunicazione è parte di un sistema retto da tre pilastri: il feeling, cioè la sensazione di trovarci bene a pelle con l'altra persona, i punti di contatto, cioè le questioni o gli argomenti su cui ci troviamo d'accordo, e appunto la comunicazione, cioè la volontà di trasferire un concetto e di ascoltare la risposta della nostra controparte.

Attenzione, ora: nella mia pur breve esperienza con OSM - OPEN SOURCE MANAGEMENT ho capito un punto fondamentale.

Non può esistere comunicazione efficace, a nessun livello della vita (dal privato al lavoro, dalla famiglia alle amicizie) dove la componente "parlare" supera la componente "ascoltare".

Andiamo più a fondo, quindi, di questo tratto dell'#analisiattitudinale #iprofile.

Due orecchie, una bocca e l'argomento di conversazione preferito di tutti

Gli esseri umani sono dotati di due orecchie e di una sola bocca. Questo dovrebbe farci intuire che la Natura desidera che ascoltiamo da più direzioni, e per lo meno il doppio di quanto parliamo.

Viviamo però in un universo in cui Natura e Cultura (cioè tutto ciò con cui siamo stati allevati e cresciuti) è ben diverso. Considerando che le persone dotate di altissima empatia sono molto poche, quasi tutti noi cresciamo in ambienti in cui sentiamo come più necessario parlare e spiegarci, che ascoltare, proprio perché siamo attorniati da persone che, come molti di noi, tendono a non ascoltare a sufficienza. Quindi a volte interiorizziamo il messaggio che la nostra opinione o i nostri bisogni avranno valore esclusivamente nella misura in cui li diremo a voce più alta.

Viviamo anche in un mondo che fa dell'eccesso comunicativo quasi una bandiera: politici che strillano in TV, imprecatori da social, dita furiose sulla tastiera, educatori con la proverbiale scienza infusa che a volte ci fanno sentire piccoli e ci costringono a rimanere guardinghi nel tentativo di non venire schiacciati, e potrei continuare e continuare.

In questo contesto è davvero molto difficile sviluppare un approccio empatico alle altre persone: anziché metterci profondamente nei loro panni e ascoltare con interesse e curiosità cosa hanno da dire, tendiamo a far prevalere il #giudizio, cioè quella voce interiore che dice: "Io non avrei MAI agito in questo modo". Oppure, inizia a prevalere il bisogno di spiegarci, di parlare sopra, di ignorare l'#ascolto. Oppure, per arrivare per primi alla meta, iniziamo a passare sopra ai piccoli messaggi soffusi, alle #manifestazioniemotive sottili, ai #bisogni inespressi di chi abbiamo intorno.

Tutto ciò ci porta a rompere quell'equilibrio iniziale di cui ti ho parlato: smettiamo di avvertire punti di contatto con le altre persone (perché le giudichiamo, e non riusciamo a sentirci in accordo con loro), smettiamo di percepire feeling (le sentiamo troppo diverse, troppo "strane", troppo equivoche, troppo prevaricanti), e di conseguenza smettiamo di comunicare nel modo corretto: la nostra volontà di ascolto si interrompe, a vantaggio solamente della nostra volontà di dire, spiegarci, parlare.

C'è un elemento, infatti, di cui non ti ho ancora parlato. Io per prima l'ho capito tardissimo.

L'argomento preferito di qualsiasi persona è "se stessa". Quando capisci che per farti amico qualcuno devi chiedergli di lui, ascoltarlo con passione e cercare di comprendere le motivazioni alla base delle sue idee (anche delle più strane), capisci come andare d'accordo con praticamente qualsiasi essere umano: bambino o adulto, anziano o adolescente, affabile o spigoloso, permaloso o aperto.

6 regole per comunicare meglio

Mentre studio i manuali di #comunicazioneefficace che OSM mi mette a disposizione e mentre aiuto i miei clienti a migliorare da questo punto di vista, mi annoto sempre dei comportamenti che devo iniziare a tenere e a notare nelle persone per migliorare questo aspetto di me. Il mio tratto comprensione, infatti, è una delle mie maggiori aree di miglioramento.

Queste sono le prime 6 regole che mi sono venute in mente e che ho iniziato ad applicare:

1) non interrompo più le persone che mi stanno parlando, e questo è possibile perché ho rivalutato l'importanza di quello che ho da dire, che è esattamente, né più né meno, importante come quello che mi stanno dicendo loro (ho una buona automotivazione, pure troppo a volte, quindi a volte mi capita di sopravvalutare le mie pensate)

2) riduco le occasioni di distrazione durante la comunicazione, quindi metto via il telefono, scelgo se possibile una stanza silenziosa, se la conversazione deve essere approfondita cerco di evitare interferenze, tolgo gli oggetti posti tra me e l'altra persona, tengo le braccia sui fianchi anziché davanti, dove rischiano di creare un blocco

3) metto tutto il mio focus sulla persona che ho davanti: desidero comprenderla, ascoltarla, notare le sfumature del suo pensiero, darle tempo e modo di articolare dettagliatamente

4) faccio domande aperte, e cerco di non chiedere "Stai bene?" (che prevede solamente un sì o un no come risposta), preferendo il "Come stai?". Perché, in che senso, in che modo, tu cosa ne pensi, e poi cos'è successo, c'è qualcos'altro che vuoi spiegarmi, tu cosa faresti, quali possibilità hai in mente, tu cosa hai pensato, cosa faresti in questo caso sono diventate le mie domande preferite, perché anziché risolversi in brevità permettono di articolare un pensiero complesso e richiedono la mia concentrazione per capire la risposta

5) cerco di capire quale sia la ragione dietro un certo pensiero: c'è sempre, anche se molto confusa, stramba o totalmente diversa dalla spiegazione o dalla ragione che avrei io a parità di circostanze (o che per lo meno, credo potrei dare; la vita ama sorprenderci, specialmente in circostanze fuori dall'ordinario). Capire quella motivazione mi aiuta a smettere di pensare in modo giudicante

6) do un feedback verbale al termine dell'informazione che ho ricevuto (anche un semplice "ho capito"), per rassicurare la persona che ho davanti di aver ricevuto il suo messaggio e di essere pronta a processare una risposta, e se l'argomento è complesso o costituito da tante parti cerco di riassumerlo o parafrasarlo con parole mie senza mancare i dettagli. Farlo aiuta sia me a capire se ho capito realmente il punto, sia l'altra persona ad avere la percezione di essere stata notata nella sua interezza di pensiero.

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