La banca è morta. Lunga vita alla banca!
Immagine creata via DALL-E

La banca è morta. Lunga vita alla banca!

La svolta nella digitalizzazione del sistema bancario è merito della pandemia, ben più che del timore delle startup fintech. Privati e imprese si aspettano servizi veloci e digitali, le nuove generazioni sono le più pronte ad adottare le nuove banche digitali (parte I)

IL GIOCO DELLE ASPETTATIVE

Noi tutti, semplici consumatori di servizi, ci siamo rapidamente impadroniti degli strumenti digitali offerti dai fornitori di servizi abituali: telefonia, acquisti, voli in aereo, affitti brevi, pasti a casa o alimentari. Con le innovazioni abbiamo beneficiato di prezzi più convenienti, servizi rapidissimi e la sensazione piacevole di essere Clienti con la C maiuscola. In parallelo però è salito il nostro livello di aspettative: viziati da Amazon che ci consegnava pacchi e alimentari in 24 ore, abbiamo atteso un cambio di passo anche nei due settori storicamente più burocratici e opachi: quello bancario e quello assicurativo.

È la premessa che ci porta, dopo 3 anni trascorsi in compagnia della pandemia globale, a fare il punto del cambiamento avvenuto nel sistema finanziario-bancario. Vogliamo capire se la nota profezia del 1994 di Bill Gates (“Banking is necessary, banks are not”) si sia realizzata o meno. A maggior ragione sapendo che nel corso degli ultimi 10 anni anche l’Italia ha sperimentato prima l’arrivo delle startup fintech e poi delle neo-banche (Illimity è nata solo nel 2018). Il granitico sistema bancario italiano -appena uscito dalla crisi finanziaria del 2010 con danni e smaltendo una catasta di sofferenze- si è visto sfidare da soggetti minuscoli senza storie centenarie, persino senza licenza bancaria, che aspiravano a una fetta della grande torta dei servizi bancari italiani.

CORSA ALLA DIGITALIZZAZIONE

L’assalto delle piccole startup fintech italiane è stato lungamente ignorato dalle banche fino allo scoppio della pandemia. Poi, improvvisamente, l’obbligo di chiudere le filiali e di erogare i servizi di banca solo da remoto ha costretto molti nelle banche a chiedersi perché la digitalizzazione dei processi non fosse partita cinque anni prima. È scattata così la corsa al cambiamento digitale, è cambiata la comunicazione al pubblico e quella nei PowerPoint di tutti i piani industriali delle banche. Per la prima volta abbiamo avvertito la sensazione di rottura con un perdurante atteggiamento di superiorità e distacco. Una presa di coscienza della realtà mutata descritta nel lungo rapporto di Mediobanca Securities dello scorso dicembre (“Bankosaurus jumping on the asteroid”).

“..banks should consider making radical changes to how they look like, how they work and what they do, to adapt to the new environment. If technological innovations are bringing a change of ice age, studying them should be urgent, so to have time to adapt to the new ecosystem”

La prima annotazione è che non è stata la paura della concorrenza fintech a spingere le banche al cambiamento. Semmai è stato un virus (non-informatico) propagatosi dalla Cina all’Italia all’inizio del 2020. L’improvvisa accelerazione verso il digital-banking nasce come reazione alla gestione arruffata del lockdown 2020, che ha fatto scoprire tutti i limiti nell’offerta di servizi bancari da remoto, quando non si poteva più aspettare i clienti nelle filiali. In un paio di anni è stato fatto più di quanto non era accaduto nei dieci precedenti.

LUCI E OMBRE NEL PIANETA FINTECH

Sull’altro fronte, quello delle startup fintech nate con l’innovazione nella culla, la prima scelta difficile è arrivata presto: per farsi spazio sul mercato partendo da zero clienti era meglio sfidare apertamente le vecchie banche o collaborare con loro per accumulare a costi sostenibili nuovi clienti?

Sono passati oramai più di cinque anni e il bilancio nel campo fintech ha più ombre che luci: se da un lato le startup hanno esibito elevati tassi di crescita, quelle percentuali a doppia o tripla cifra si sono accoppiate a volumi modesti al confronto con le banche. Inoltre la sostenibilità economica è precaria, con qualche rara eccezione. Qualcuno ha dovuto cedere armi e controllo a operatori tradizionali per evitare una fine prematura.

Nel settore lending, quello dei finanziamenti alle imprese in particolare, se si depurasse il biennio 2020–22 dall’effetto ‘elio’ delle garanzie statali concesse sui prestiti alle micro e piccole imprese, rimarrebbero numeri minuscoli rispetto ai volumi delle banche. Sono pochissimi i progetti fintech nell’area del core banking (finanziamenti e pagamenti) che crescono senza più bruciare capitali: un criterio di selezione che, ora che è finita la bolla di liquidità, sta guidando le scelte degli investitori in capitali di rischio.

Non è stato fornito nessun testo alternativo per questa immagine

Oltretutto sono pochissimi gli operatori che hanno saputo accumulare e fidelizzare migliaia o decine di migliaia di clienti. Senza arrivare ai 14,6 milioni di clienti dichiarati da Chime in USA, per fare un confronto in Europa la neo-bank inglese Monzo, nata nel 2015 dichiara oggi 6 milioni di clienti. I casi di successo, come ad esempio Wise, Starling Bank (2,7 milioni di clienti privati e 350.000 imprese) e la stessa Monzo non hanno ancora un equivalente in Italia. HYPE nata nello stesso anno di Monzo, dichiara 1,7 milioni di clienti retail, Banca Aidexa con poco più di un anno di vita ha raccolto 6.000 clienti tra piccole imprese.

Quindi la prima impressione è che le vecchie banche italiane siano ancora vive e piuttosto necessarie.

L’IMPORTANZA DELLA VELOCITÀ

La seconda verità è che durante la pandemia in tutti i paesi l’universo fintech ha dato una concreta dimostrazione di come le piattaforme digitali possano erogare servizi di pagamento o prestiti molto più velocemente di quanto ancora si faccia in banca. Velocità e semplicità di accesso sono non casualmente i criteri con cui i clienti, soprattutto giovani, scelgono con chi operare. La sola fiducia non basta più.

Non è stato fornito nessun testo alternativo per questa immagine

E così proprio il confronto con uno dei punti di forza delle piattaforme digitali del fintech, la velocità, ha costretto le banche a rispolverare e accelerare tutti i progetti di digitalizzazione dei servizi. Al punto che oggi nei piani industriali delle banche (spinti dai consulenti strategici) sono apparsi ossessivamente riferimenti alla ‘customer experience’ o al ‘customer journey’, che hanno rimpiazzato nel vocabolario bancario antico il ‘margine da interesse’, o la ‘commissione di massimo scoperto’ o la ‘forbice dei tassi’. Un altro effetto visibile in Italia è la reciproca convenienza che ha indotto alcune banche a collaborare strettamente con alcune fintech. Sono nati così scambi interessati tra clienti (quelli della banca) e processi digitali (quelli della fintech), spesso conditi da strumenti di finanza (cartolarizzazioni) per portare a bordo investitori molto liquidi e alla disperata ricerca di tassi di rendimento sopra il 4–5%.

Per ora ci fermiamo a queste prime osservazioni. 

La vecchia banca è probabilmente morta per sempre, la nuova banca non è ancora completamente nata.

Nel prossimo intervento cercheremo di capire quanto sia forte e permanente la spinta al cambiamento nel sistema delle banche.

(articolo pubblicato originariamente su Medium.com)

Michele Antognoli

VicePresident Factoring & Lending - Senior Executive - Challenger Bank - Bain & Co Alumni

1 anno

Complimenti per la lucida analisi. Molto interessante.

Gabriele Piccini

Amministratore Delegato presso Clessidra Factoring Spa

1 anno

Fabio anch’io come Lucio aspetto il proseguo di questo interessantissimo argomento su cui ho maturato opinioni forti. Ti chiedo di non trascurare il tema della raccolta a costi bassi che i radicamenti territoriali garantiscono contrariamente ai costi di raccolta che vedo praticare dalle fintech (o presunte tali)

Maurizio Montigiani

Quadro Direttivo Banca MPS; membro direttivo Associazione dipendenti-azionisti MPS; ho lasciato la politica; Educatore Finanziario: mi diverto a divulgare "cose di banca", ogni tanto anche in tv... poi accadono.

1 anno

Vero, lo si è visto (in piccolo) nell'uso dell'home banking e anche nella minor diffidenza verso i POS.

Lucio Chiricozzi

Pubblicista e Consulente Finanziario/ Maestro del Lavoro

1 anno

Caro Fabio, con interesse aspetto il prosieguo. Per ora riscontro la tua proverbiale lucidita'.

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altri articoli di Fabio Bolognini

Altre pagine consultate