La concia: una storia agli albori dell'uomo
Agli albori della conciatura
La concia delle pelli è un’attività che accompagna la storia dell’uomo fin dall’antichità, dal momento esatto in cui l’uomo primitivo scoprì che le pelli degli animali cacciati per procurarsi il cibo, potevano essere utilizzate anche per proteggere le parti sensibili del corpo e ripararlo dal freddo.
L’uomo primitivo dovette fare però i conti con un problema che comprometteva l’uso della pelle, la sua durabilità era breve visto che la pelle è soggetta a rapida putrefazione. Cosa fare? Come interrompere il processo di naturale decomposizione?
Il mondo dell’uomo primitivo è un mondo di conoscenza attraverso la natura, ogni azioni viene registrata e resa esperibile ai fini di rispondere all’esigenza primaria di sopravvivere.
È difficile stabilire dal punto di vista storico come l’attività della concia sia progredita a partire da questo momento ma c’è da immaginare, con buona probabilità, che, semplicemente, sia stato capace di notare, magari per caso, che l’esposizione ai fumi del fuoco o la conservazione tra foglie e cortecce di albero ne prolungava la durata nel tempo.
Un’ipotesi che troverebbe la conferma della scienza, visto che nell’acqua o nelle foglie sono naturalmente presenti in elevata quantità i tannini che sono agenti concianti.
L’arte della concia nel Medioevo
Il vero e proprio “mestiere” della concia si svilupperà molto più tardi, a partire dal Medioevo. In Italia, assume rilevanza intorno al 1300, a partire dalla zona della laguna veneziana e poi per estensione a tutte quelle zone nelle quali era disponibile una grande quantità di acqua.
Le operazioni di concia, in quel periodo, erano ancora operazioni che richiedevano mesi e mesi di lavorazione: solo intorno al 1700, cominciarono a prendere piede soluzioni che ne accorciavano i tempi e semplificavano i trattamenti dei pellami.
Dal Medioevo ad oggi
L’utilizzo di acqua, tannini di origine vegetale, grassi animali e calce fu soppiantata da un’importante scoperta e dall’utilizzo, più tardi, di un macchinario. Ma procediamo per passi.
Intorno agli inizi del ‘900, si passa dalla concia al vegetale alla concia al cromo trivalente. Fu scoperto che questo minerale consentiva di:
· Accorciare i tempi di lavorazione;
· Dare alla pelle maggiore elasticità e resistenza ai pellami.
Il trattamento al cromo poteva essere applicato ad una grande varietà di pellami e determinò un grosso passo avanti nell’industrializzazione del mestiere conciario.
A questo si aggiunga l’impiego di un macchinario che riduceva le operazioni di trattamento della pelle, il bottale. Il bottale è un macchinario in movimento che consentiva alle pelli di essere trattate in acqua e agenti chimici, velocizzando la penetrazione di queste sostanze.
Le abilità artigiane
Oggi, l’introduzione di macchinari sempre più efficienti ha fatto della concia un mestiere altamente specializzato che, però, ha sempre a che fare con un “saper fare artigiano”.
La ricerca e lo sviluppo sono importanti ma non prescindono mai dalla manualità e dalla creatività degli artigiani che oggi come agli albori, sperimentano per rispondere sempre a nuove esigenze.