La correlazione fra sussidiarietà, Terzo settore, sviluppo, uscita dal bisogno e fundraising.
Alexis Carrel

La correlazione fra sussidiarietà, Terzo settore, sviluppo, uscita dal bisogno e fundraising.

“L’analisi statistica, condotta con appropriati indicatori, misura la stretta correlazione tra sentimento di apertura e fiducia della persona, partecipazione ad attività sussidiarie e sviluppo sociale”. (Citerò altri passaggi da introduzione a Sussidiarietà e ... sviluppo sociale )

Con questo articolo voglio spiegare un metodo e cosa significa che il compito del fundraiser è attivare relazioni e coltivarle, per coinvolgere più soggetti possibili nei progetti che rendono attuale la mission delle ONP, delle realtà del Terzo settore, che devono diventare quella “terra di mezzo” che da ragione alla necessaria esistenza di uno Stato e di un Mercato.

Viviamo in una Welfare society, in cui gli enti cosiddetti pubblici corrispondono servizi o contributi economici, per rispondere a determinati bisogni. La logica con cui sono erogati servizi e contributi è quasi esclusivamente quella assistenzialistica. I bisogni individuati sono quelli individuati da ricerche basate su valide teorie sociologiche, anche se spesso finanziate da chi ha ben chiaro cosa la ricerca debba trovare. In questo modo si crede di salvaguardare il principio del giusto ed equo modo di trattare gli individui, evitando, a solerti e onesti funzionari, il rischio di doversi assumere eccessive responsabilità personali e quello di essere accusati di scorrettezze.

Non intendo certo giudicare né i funzionari del Welfare state né i bravi e corretti ricercatori, almeno per l’intenzione di utilizzare metodi scientifici, che sicuramente offrono un utile contributo a chi desidera concorrere al bene comune. È fondamentale però, non dimenticarsi che il bene comune non è quello a cui corrisponde la “media del pollo”, ma è quello di ogni singola persona portatrice di un bisogno specifico, che può essere di molti e condiviso da tutti, perché commovente.

Dubito della bontà di certe soluzioni, quando provengono esclusivamente da analisi, pur condotte con criteri “scientifici”, anche se permettono o di definire corretti target e cluster. Credo, per le numerose prove che l’esperienza mi ha offerto, in ciò che scrisse nelle sue Riflessioni sulla condotta della vita, Alexis Carrel, il famoso medico chirurgo, biologo e fisiologo francese, premio Nobel per la Medicina e la fisiologia nel 1912.

"Poca osservazione e molto ragionamento conducono all'errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità"
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La Fondazione per la Sussidiarietà ha pubblicato il Rapporto sulla Sussidiarietà 2022 intitolato “Sussidiarietà e sviluppo sociale” (scaricabile dal sito della Fondazione stessa), che mostra come lo sviluppo e l’uscita dal bisogno hanno una correlazione molto stretta con la dimensione sussidiaria. La dimostrazione più interessante è che questo fatto è strettamente correlato con l’io relazionale.

Nella ricerca menzionata “viene suggerito un approccio che metta al centro dei processi di sviluppo l’ecosistema dell’economia sociale. Un cambiamento che coinvolge il settore privato – con un approccio stakeholder oriented e con nuove forme di impresa –, le amministrazioni pubbliche – attraverso un’amministrazione condivisa con il Terzo settore – e il settore finanziario, grazie a investimenti socialmente responsabili. Il tutto cercando di dare conto della complessità e delle difficoltà che le società moderne stanno attraversando e che richiedono una capacità di adattamento continuo, che non può essere affidato esclusivamente allo Stato o al mercato”.

Per conoscere i bisogni bisogna scoprirli, osservando le persone e ciò è possibile solo quando ci si relaziona. Il bisogno di relazionarsi, non intendo solo fra esseri umani, che ha che fare con Il bisogno, è per due motivi.

Il primo è che io mi conosco e gli altri mi conoscono, quando sono osservabile in azione, quando si vive in rapporto con un tu, con altro da sé, per l’appunto, all’interno di una relazione. Se disidero mantenerla e farla crescere, quantitativamente e qualitativamente, devo attivarmi e la relazione, quando non è strumentale, produce in me la necessaria autostima, la fiducia in me stesso che mi permette il riconoscimento della mia dignità e di quel desiderio, a mio avviso distintivo dell’uomo, chiamato addirittura ad essere co-protagonista della creazione, di essere, appunto, protagonisti invece che dei “nessuno”, di avere adeguate ambizioni. La conseguenza è un’umanità rinnovata, capace di dar vita a quella che papa Francesco chiama un’amicizia sociale e San Giovanni Paolo “forme nuove di vita per l’uomo”.

Il secondo motivo è che solo all’interno di una relazione con un’altra persona, si arriva ad individuare Il bisogno, quello che sta al fondo del cuore di tutti gli uomini e che ci accomuna indistintamente, nonché la molteplicità dei bisogni che nella stessa persona sono interconnessi. Solo in una relazione la fiducia in me stesso abilità la capacità di fidarsi, permette di mettere la persona al centro e la ricerca fondata innanzitutto sull’osservazione, muove alla risposta al bisogno e, eventualmente, suggerisce come trovare realistiche soluzioni che non “piovano sulla testa”, tagliando fuori la libertà. Cervantes sulla libertà, fece dire da don Chisciotte al fedele Sancho: “Il bene più grande che i cieli abbiano donato agli uomini […] per la libertà, come per l’onore, si può e si deve mettere a repentaglio la vita”.

Qualsiasi tipo di intervento sul sociale o finalizzato a trovare le soluzioni per migliorare il sociale, che non metta la persona al centro, fa fuori la libertà e, di conseguenza, l’io. L’io invece, è il primo soggetto da recuperare, in una società che riconosce l’urgenza della libertà, ed ha bisogno di essere educato come persona con la coscienza di sé come di essere in relazione, ad essere disponibile a vivere i rapporti, ad autostimarsi e ad avere uno sguardo positivo sul reale, per essere soddisfatto, aver fiducia negli altri e nelle istituzioni. È questo io che può essere il soggetto capace di favorire quel necessario cambiamento che accresce il bene comune.

I raffinati e innovativi parametri di “benessere” complessivo della persona in un dato contesto, misurati dalla ricerca della Fondazione per la sussidiarietà, individuano certi bisogni: salute, istruzione, lavoro, reddito, sicurezza, ambiente, rapporto con le istituzioni, patrimonio culturale. Sono gli stessi che riguarda la maggior parte delle cause sociali promosse dalla mission delle organizzazioni del Terzo settore.


Non a caso, nell’introduzione alla ricerca si legge: “La sussidiarietà è ponderata in termini di partecipazione sociale, civica, politica o comunque ad attività collettive; attività di volontariato; organizzazioni associative e non profit. (la sottolineatura è mia) Sussidiarietà indica la cultura e le forme possibili in cui si configura e si articola l’amicizia sociale, la compagnia, la forma nuova di vita per l’uomo […] In sostanza: c’è più sviluppo, più crescita se la persona non è isolata, ma coinvolta in forme di socialità sussidiaria, dove l’io possa ridestarsi”.

Si capisce allora come il fundraising, inteso come la capacità di attivare e coltivare relazioni interpersonali, diffonde la cultura del dono, aiutando a comprendere e a praticare modalità di risposta al bisogno, non partendo da una classificazione a priori ma in un incontro e in una condivisione, possibile, innanzitutto a partire da un cambiamento di sé. Senza trascurare la necessità di riconoscersi appartenenti ad una compagnia che condivide una dimensione ideale, compagnie che sono la sostanza di un popolo.

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Il Terzo settore, aiutato a crescere da professionisti fundraiser, contribuirà alla diffusione della cultura sussidiaria vissuta e sarà in grado di suggerire politiche di welfare più efficaci, eque e rispettose della libertà. Anche per molti enti religiosi sarà la conferma che la Carità, il motivo per cui nei secoli sono nati e si sono moltiplicati, sarà sempre necessaria.

Nessuna soluzione eviterà, speriamo, la necessità di permettere all’uomo di vivere la dimensione del dono.

Papa Ratzinger spiegò così la realistica affermazione di Gesù, “i poveri li avrete sempre con voi”.

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