La (dura) vita del freelance - versione semiseria

La (dura) vita del freelance - versione semiseria

La vita del freelance non è tutta rose e fiori come potrebbe sembrare.

Essere freelance, infatti, non equivale a stare tutto il giorno in mutande senza fare nulla – ché poi, anche quando si sta in mutande senza far nulla, di fatto qualcosa si fa: cercare clienti! – o fare la bella vita da un resort 10 stelle superior in riva al mare con un cocktail in mano, ché tanto basta una connessione Wi-Fi e siamo a posto.

No.

Essere freelance è uno stile di vita, un impegno senza sosta, formazione continua, gioia se ti pagano, ansia se non ti pagano, felicità quando arriva un nuovo cliente, terrore cosmico quando il cliente ti dice aufwiedersehen.

Essere freelance è vivere sempre sull'attenti e a chiappe strette.

Vuol dire non avere orari e lavorare anche più di 10-12 ore al giorno se il materiale è tanto e la scadenza è vicina; significa che se decidi di uscire anche solo un'ora per andare a fare la spesa e rinfrescare il cervello in fumo, poi quell'ora dovrai recuperarla la sera/notte, o peggio ancora la mattina successiva (a seconda che siate gufi o allodole, ma questo è un altro discorso – Btw, I'm a gufo).

Insomma, significa fare tutto da soli: cercare clienti, sollecitare clienti, fare marketing, crearsi un nome (scusate, un brand: fa più figo), inviare CV, creare fatture, pagare contributi, pagare commercialista... e chi più ne ha, più ne metta.

Senza contare la questione ormai nota anche ai sassi: niente ferie pagate, niente malattia, niente TFR, non si ha diritto a un ca**o di niente (pensione? What the hell is pensione?!?).

Diciamocela: è 'na vitaccia.


A me piacerebbe moltissimo poter tradurre dal sopra citato resort 10 stelle superior in riva al mare con un cocktail in mano, ché tanto basta una connessione Wi-Fi e sono a posto.

E invece no: io manco due giorni alla pensione Stella mi sento di andare in tranquillità.

Perché “vacanze”? Come scusa? Hai detto proprio va-can-ze?

ORRORE!

Le vacanze, se sei freelance, ti fanno “ciao ciao” con la manina.

Anzi, no: ti fanno proprio CIAONE e godono anche, nel farlo.

Perché il freelance non può andare in vacanza, è vietato dalla Costituzione del vero freelance.

Se il freelance decide di partire anche solo per un misero weekend per staccare il cervello e ricaricarsi dopo giorni (e notti, e qui ritorniamo a gufi e allodole, ma questo è sempre quell'altro discorso) di incessante lavoro, possono verificarsi le seguenti opzioni:

  1. Il giorno prima di partire (solitamente il venerdì nel tardo pomeriggio) ti contatta un nuovo cliente/il cliente chepagabene e ti chiede se sei disponibile a tradurre 8 mila miliardi di parole per lunedì mattina: e che fai, gli dici di no?!
  2. Parti un po' in ansia, controllando la posta fino a poco prima di entrare in ascensore, ma poi decidi di staccare davvero e non guardare più le email fino al tuo ritorno. Peccato che, appena hai imboccato l'autostrada/preso il treno/fatto il check-in in aeroporto, ti prende l'ansia di non essere reperibile nel caso qualcuno abbia bisogno di te per tradurre 8 mila miliardi di parole per lunedì mattina e così passi l'intero weekend ad aggiornare le email sul cellulare.

Risultato: weekend rovinato e tendinite all'indice.


Ora, dopo tutta questa bella presentazione della fantastica ed entusiasmante vita del freelance, potreste giustamente chiedere: ma chi ve lo fa fare?

Eh già... chi ce lo fa fare?

*momento di silenzio*

Ce lo fa fare la possibilità di poterci gestire in autonomia (anche se è faticoso), di non avere nessun capo spaccamaroni che ci bacchetta tutto il giorno o colleghi invidiosi che tramano alle nostre spalle, di avere più tempo per la famiglia e gli amici, di poter decidere se lavorare con un cliente o mandarlo a quel paese, di poter scegliere cosa fare, quando farlo e soprattutto, come.

Siamo un esercito di autonomi in un Paese che non assume più, che non investe sul lavoro, che non dà la possibilità ai giovani di costruirsi un futuro (e non aggiungo nemmeno dignitoso).

Siamo una miriade di persone che hanno voglia di lavorare per costruirselo, quel futuro, e se non ci viene data la possibilità, allora ce la creiamo con le nostre mani.

Siamo dei professionisti e investiamo su noi stessi continuando a studiare, facendoci il mazzo costantemente per portare a casa i soldi per pagare bollette e tasse; e anche se a molti sembra che facciamo la bella vita, in realtà siamo i meno tutelati.

Io però non riesco a invidiare il dipendente che sì, avrà pure lo stipendio fisso a fine mese, ma torna tutti i giorni a casa ingrugnito, perché i colleghi sono insopportabili o il capo gli rende la vita difficile, che si fa ore e ore di macchina/mezzi pubblici ogni giorno per 30 anni, o che ha le ferie pagate ad agosto, ma ad agosto costa tutto il triplo e quindi la quattordicesima se la beve in un istante, per poi tornare al lavoro dopo due settimane ancora più ingrugnito e povero di prima.

Non ce la faccio. Ci sono passata, per un breve periodo della mia vita, ma ho avuto l'impressione che non faccia per me.

Forse è proprio vivere in questa incertezza perenne che ci/mi fa andare avanti e rappresenta uno stimolo.

È come una sorta di fuoco che va alimentato giorno per giorno, anche se a volte la legna è bagnata e non brucia subito, o peggio ancora è finita e devi uscire di casa per andarla a comprare (eviterei di arrivare a questo punto, perché così facendo si rischia di perdere un'ora di lavoro che poi va recuperata la sera o la mattina dopo, in base al vostro cronotipo – parolona per la stessa storia di prima, ovvero gufo o allodola, ma vabbe').

Insomma, tutto 'sto post incredibile per dire:

sono un gufo freelance.




(Articolo semiserio che spero vi sia piaciuto e mi auguro vogliate commentare per darmi anche il vostro punto di vista. Sì, anche voi dipendenti siete autorizzati a commentare :) Grazie!)

Luca Colangelo

Transcreator e Traduttore specializzato in Marketing-Teatro-IT-Audiovisivo-Turismo | Lingue: Inglese-Spagnolo>Italiano

1 anno

Ti faccio a mia volta i complimenti per il riassunto della situazione da freelance :) anche se dal team delle allodole :D

Camilla Pieretti

Traduttore e Editor

1 anno

Sintesi perfetta, direi! Complimenti da un altro gufo freelance :) 🦉

Francesca Mancini PhD

Responsabile Regolatorio presso Cosmetica&Legale, Autore del Libro "Il diritto nella cosmesi" ed. Tecniche Nuove

5 anni

Fantastica!! non potevi descrivere meglio una situazione che accomuna tutti noi GUFI :)

Pamela Goatin

Creative Web Designer & Social Media Manager

5 anni

Fa strano vedere raccontata la propria vita da un’altra persona...GUFO anche io, da circa 28 anni!😊 Articolo bello è scritto egregiamente!

LAURA ROSSI

Consulente Gestione, Organizzazione e Certificazione aziendale presso varie aziende

6 anni

Bello! Riassumendo... una manica di pazzi incoscienti ma felici ( quasi sempre!)

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