La Genesi è una grande metafora della fine dell’adolescenza.
Chi lavora con gli adolescenti sa quanto la rivoluzione ormonale li renda poco capaci di gestire gli impulsi.
Immaginiamo che Adamo ed Eva descritti nella Genesi siano due adolescenti. In effetti lo erano, nati da poco e con poca esperienza del mondo che non fosse il loro.
Dal principio sappiamo che è un idillio rigoglioso di troppo.
Troppa natura, troppa bellezza, troppo bisogno dell’altro, troppe emozioni che stanno sulla pelle.
Abbiamo perciò due adolescenti nudi che rotolano per un Giardino mentale, la loro socializzazione si riduce ad un innamoramento mutuamente estatico, due esseri umani con le facce rivolte l’una nell’altra, quattro braccia e quattro gambe avvinghiate, la pelle dell’uno fa da vestito all’altro.
Poi è molto probabile che la flora in quel giardino abbondasse anche di salvia divinorum , papavero bianco, amanita muscaria , cannabis e stramonio. Con quel cocktail di sostanze chimiche in corpo per l’innamoramento e la giovinezza e quello respirato o mangiato dalle psicotrope fuori, Adamo ed Eva vivono in un’atmosfera allucinogena dove per forza pure Dio passeggia con loro e in silenzio.
Li controlla .Non si sa mai così conciati. Ma non si può essere sempre presenti, soprattutto se hai tanto da fare nel mondo fuori dal Giardino.
Un giorno però Eva calpesta per sbaglio il serpente addormentato. Quello si srotola e la morde sul calcagno.
Il dolore acuto la fa uscire dallo stato ovattato.
“Dio, il rettile mi ha morso!”
I neuroni specchio di Adamo si attivano e il dolore osservato di lei scuote lui. E’ un risveglio empatico.
Adamo cerca allora di consolarla, abbracciandola e baciandola, ma lei è in preda a qualcosa che non ha mai conosciuto, le brucia tutta la gamba , si sente quasi soffocare e lo allontana con rabbia. Adamo urta il tronco del famoso Albero della Conoscenza e per gravità e casualità cade una mela in testa ad Eva. Ma non è una mela, è la Mela.
Come si dice piove sempre sul bagnato o per la legge di Murphy, se può andare peggio, andrà.
Non solo il serpente l’ha morsa ma pure la Mela è precipitata giù rimbalzandole dalla testa in mano.
Per la prima volta affogata dalle nuove emozioni di dolore e rabbia e paura, Eva crede di morire e Adamo di vedere morire Eva.
Ma non osano chiedere aiuto a Dio perché più del dolore, della rabbia e della paura c’è la consapevolezza della trasgressione.
La Mela non è che la volevano ma ora ce l’hanno in mano e non è che si può incollare. Dio è ossessivo, le conta prima che loro vadano a dormire.
Dio comunque non c’è, sta facendo fiat lux in qualche altro universo.
Adamo non può tollerare che la sua amata non sia sempre sorridente e soddisfatta , identifica l’origine del male e acchiappa il serpente per la testa.
“Uccidilo!” ordina Eva.
Se gli adolescenti fanno casino, lo riparano con un altro casino.
E anche qui, non si disubbidisce ad una ex costola , soprattutto se è parte di te e non ce n’è un’altra in giro come lei.
Così Adamo con un morso stacca la testa al serpente.
Lo sappiamo tutti com’è finita. Dio-Padre Madre e Padrone- non è che se la prende bene .
Li tratta come se avessero dato fuoco all’azienda di genetica high tech.
Scaglia loro contro nove maledizioni a uno e sette all’altra, quindi in totale sedici, e finita la sfilza, augura loro pure la morte.
Nella Genesi la punizione non è infatti tanto dettagliata, ma nei capitoli di Rabbi Eliezer è scritto letteralmente che Adamo perde forza e altezza quindi acquista in pancia e invece del frumento raccoglierà spine e per dimagrire dovrà lavorare. E dulcis in fundo farà un po’ schifo durante l’atto sessuale tra liquidi vari che spargerà nell’eccitazione.
Un mostro.
Ad Eva Dio scaglia di meno ma non perché le fa tenerezza.
Come dire: al maschio dà il rito abbreviato, a lei darà l’ergastolo.
Ci pensa , la guarda, si strofina le mani eteree e nella Sua onniscienza, sa benissimo che lei è quella che ha incasinato il casino perché le femmine il maschio se vogliono lo comandano.
Non gli basta neppure darle come compagno la roba che è stata citata poco sopra (e il che basterebbe abbondantemente) aggiunge il carico da novanta.
“Tu, Donna” tuona dall’alto dei Cieli “ farai delle gravidanze da incubo e se ti andrà bene qualche volta, ti becchi uguale i dolori del parto che non sono niente rispetto alle coliche o alla carie che ho dato anche anche a quell’altro sgorbio di fianco.” Ridacchia davanti al terrore sul viso di Eva. “In più vivrai relegata in casa a pulire e a cucinare.. questo per qualche millennio ,poi nei tempi moderni ti emanciperai ma continuerai a ramazzare perché lo Sgorbio non è capace più di tanto e a te ti rendo Ansiosa Controllante”
“Dio, non sono d’accordo!” urla lei, inviperita.
Dio non l’ascolta neanche. Si rivolge ad Adamo e usa il tono delle Grandi Occasioni: “Ecco, Sgorbio” dice, “a te do il comando di questa qui, tienila a bada, se ti rompe troppo, mettile un cappuccio in testa così va in iperventilazione e si calma.”
Eva è su tutte le furie, colpisce di gomitate il fianco di Adamo “..e dii qualcosa!” lo pungola, ma Adamo è pietrificato.
Rivede nella mente immagini nostalgiche e dolorose: i fichi e quelle foglie strane che si fumava arrotolato nelle notti di luna piena. Tutto finito. Gli passa solo un fugace pensiero.. Se Eva dovrà soffrire nelle gravidanze o nei parti, non gliela darà più. La domanda gli scappa fuori prima di trattenerla:
“Dio..ma..ma..possiamo togliere il dolore nella procreazione?”
Eva gli rivolge uno sguardo pieno d’amore. Si preoccupa per lei, che caro.
Dio però sempre nella Sua onniscienza e telepatia ha capito il vero significato della richiesta e lo frega.
“Sgorbio, lei custodirà il desiderio nel suo cuore.”
“E che vuol di..?” cerca di chiarire Adamo, Eva è già partita all’attacco: “ Cioè ,pure l’orgasmo mi sono giocata?”
Adamo guarda lei, guarda Dio, guarda di nuovo lei. Non capisce. Sembra che l’Onni e la moglie parlino in codice.
“Sarà difficile che tu lo raggiunga e che quello capisca dov’è il punto G” sentenzia Dio.
Adamo alza la mano per chiedere delucidazioni quando Eva inizia ad inventare parole nuove dal suono altisonante e bizzarro che lo distraggono.
E’ un monologo morfosintatticamente sgrammaticato, quasi tedesco se Adamo conoscesse il tedesco.
Dio è arrabbiato.
“Tieni a freno la tua linguaccia, Donna”
Lei prosegue nella cantilena austroungarica.
“E’ turpiloquio!” si imbestialisce Dio. E le risponde con lo stesso linguaggio.
Adamo comprende che se non la porta via, le maledizioni aumenteranno a cinquanta. La prende sottobraccio e la trascina fuori dal Giardino.
E gli adolescenti diventano adulti.