La mia convinzione europeista ai tempi del corona-virus.
Negli ultimi 20 anni da europeista convinto, ho sempre difeso le ragioni dell'Euro e della convenienza di un'Europa unita che, a dispetto delle critiche diverse, rafforzasse invece la sua governance assorbendo competenze dagli stati, soprattutto in campo fiscale e di politica estera. Non pensavo, onestamente, alle tematiche sanitarie......
Evito di elencare le ragioni ben descritte in innumerevoli studi e articoli scritti da esperti molto più autorevoli del sottoscritto, sul perché così com'è, il progetto di costruzione di una casa comune europea, ha perso la carica visionaria dei padri e dei paese fondatori e si è trasformato in una costruzione di una macchina burocratica, spesso scollegata dalla realtà dei diversi paesi e, soprattutto, dai cittadini stessi. Incapace di affrontare le questioni strategiche critiche per l'egoismo dei diversi stati orientati principalmente alla difesa e alla promozione dell'interesse nazionale a beneficio esclusivo dei loro elettorati e apparati economici-finanziari, ha dato forza e argomentazioni ai movimenti populisti e "sovranisti", diventandone paradossalmente il perfetto capro espiatorio per ogni problema e fare dimenticare le responsabilità dei governi nazionali, sino ad arrivare a subire la prima uscita di uno dei paesi -addirittura fondatore - con la Brexit.
Nonostante anni di delusioni crescenti, ho quindi continuato ostinatamente a sperare in una svolta che mostrasse finalmente la volontà di andare verso un'integrazione da stato federale per poter competere ad armi pari con USA e Cina, rimanendo europeista, anche se sempre meno convinto, sino all'altro ieri, quando l'Austria e la Slovenia hanno chiuso le frontiere con l'Italia. Il tutto più o meno in contemporanea con l'intervento dell'ineffabile Lagarde. presidente chiaramente inadeguato della BCE, che ha fatto crollare le borse, in particolare quella italiana.
Mi è infatti montata una rabbia per la presa di coscienza che la UE è di fatto è un "dead man walking". A essere obiettivi avevo già avuto nel tempo tutta una serie di evidenze che portavano alla medesima conclusione. La “non” gestione solidale della crisi del 2010 quando Francia e Germania pensarono solo a salvare le proprie banche scaricando Italia e Grecia; "non" gestione da ab illo tempore della questione immigrazione lasciata in capo ai paesi esposti in prima linea, la "non" adozione di strumenti di finanziamento europei per superare le differenze di spread tra i paesi UE, la "non" revisione dell'ammontare dei contributi al bilancio europeo che vede il paese - più indebitato e con la crescita del PIL più bassa tra i paesi - essere il terzo contributore.
E potrei fare altri esempi, ma la goccia che ha fatto traboccare il “mio” vaso è stato proprio constatare che, di fronte a una epidemia poi dichiarata pandemia dall’OMS, alcuni importanti paesi hanno prima dileggiato l’Italia, poi permesso che altri “staterelli” in ordine sciolto richiedessero fantomatici certificati no-virus di accompagnamento alle merci italiane, bloccato i trasportatori italiani al Brennero sino ad arrivare alla chiusura delle frontiere. Il tutto nell'assoluto silenzio di Bruxelles. Da cittadino europeo mi sarei aspettato una gestione solidale e coordinata ovviamente a livello europeo dell’emergenza corona-virus mentre, da cittadino italiano, mi sarei aspettato una diversa reazione a tutta quest’ultima serie di azioni arbitrarie proprie di stati sovrani che operano al di fuori di un contesto comunitario e che in quel contesto sono assolutamente inaccettabili.
Mi sono domandato a questo punto: “ma a cosa serve questo costoso baraccone con addirittura due Sedi che devono asservire principalmente alle diverse pretese di Francia e Germania?” .
Il corona-virus non ha solo messo in evidenza le criticità del sistema di governance italiano, con la confusione di competenze tra stato centrale e regioni, ma anche l’assoluta incompiutezza del progetto UE e della sua inadeguatezza a governare problematiche geo-politiche ed economico finanziarie non solo su scala globale ma anche nella propria area regionale di riferimento.
Ho perso le mie certezze e preso atto della incapacità della UE di evolvere come auspicato metto in discussione tutto: conviene ancora all'Italia di rimanere così com'è nella UE? conviene ancora all'Italia rimanere nell'area Euro? Se si con quali modalità, ovviamente diverse dalle attuali? Se si quali opportunità si aprirebbero ad aprire a una partnership strategica con la Cina, vista la nostra posizione nel Mediterraneo?
Product Operations Manager @ Kellify | AI, FinTech
4 anniCaro Riccardo, condivido in pieno la tua amarezza e la tua frustrazione. Sono conclusioni amare a cui sto cercando di abituarmi. Grande sostenitore degli Stati Uniti d'Europa ho sempre pensato che non ce ne fosse abbastanza di Europa, nel senso che le singole nazioni sono ancora troppo marcate. Dicevo sempre che avremmo avuto una vera Europa il giorno in cui ai Mondiali di Calcio avremmo visto una sola squadra Europa invece di tante nazioni frammentate. Ma dubito di vederla. E dubito sempre di piu' che la vedranno le mie figlie. Sono convinto che esista l'Europa nell'immaginario della popolazione, mentre non esiste nella classe Politica. Il Politico e' troppo legato al suo potere e non abbiamo nessun visionario pronto a rilanciare il sogno, l'ambizione di costruire il piu' importante Stato al Mondo. Dobbiamo tenerci questa mediocrita', continuare a svivacchiare cercando di arraffare qualche briciola, invece di alzarci e diventare il faro del Mondo. I Romani costruirono un Impero ragionando all'ombra degli ulivi, noi oggi desideriamo solo essere comparse ed elemosinare un tozzo di pane dai potenti di turno. E' dura convivere con questa realta', mi ci dovro' abituare...
Founder & Investment Director @ FAI I - Unigrains - Private Equity
4 anniVisto l'insuccesso del sistema Europa, farei una comunità che a livello culturale, produttivo e di interscambio sia seriamente più interconnessa mi riferisco ad una comunità con Cina, Russia, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Turchia, Bulgaria, Albania e Polonia. Il forte punto di contatto risiede nel poter scambiare know how, materie prime, expertises che tra questi paesi risultano complementari, senza dimenticare che se si decidesse di chiudere o ridurre le relazioni verso l'esterno riusciremmo comunque ad essere autosufficienti. L'Europa di oggi non ha senso, il motto sommerso è "mors tua vita mea"
International Sr. Executive l Growth acceleration & Business transformation l Emerging Markets, Go-to-Market, P&L and Pricing management expert l FMCG, Pet Food l Love working with Teams & creating Trust
4 anniRiccardo , concordo con la tua riflessione. Purtroppo è difficile vedere un’evoluzione positiva dell’Unione Europea , specialmente in questo periodo di crisi . Francia e Germania continuano a gestire l’Europa, guardando principalmente ai loro interessi. L’uscita dall’Euro creerebbe nel breve ingenti disastri. Quello che andrebbe cambiato subito è il sistema e la leadership europea, che riflette la povertà e il basso profilo della classe politica in Occidente ...il baraccone del parlamento europeo è costituito spesso da persone di scarsa competenza, che non hanno una vera missione. Di fatto è stato creato un altro polo burocratico... quello che dovremmo fare noi cittadini è votare deputati migliori... troppo poco ?
CFO | CHRO | GM | Controller | Change Management | Riorganizzazioni | Ristrutturazioni
4 anniOltre che in Europa, e, purtroppo, nell’euro siamo nella NATO e questo è un’ostacolo insormontabile per una ‘vicinanza’ alla Cina.