LA NOCCIOLAIA: IL FABBRO DEL PINO CEMBRO (Castello Molina di Fiemme Cembro Re Leone)
LA NOCCIOLAIA: IL FABBRO DEL PINO CEMBRO
(Castello Molina di Fiemme Cembro Re Leone)
Quanto il mondo animale sia intimamente connesso con il nostro e con quello vegetale non è una novità. L’uomo ha studiato queste correlazioni da sempre.
Ciò che invero lascia stupiti é come con quanta facilità l’homo sapiens riesca a dimenticarsene anche se questo legame gli viene riproposto costantemente.
Ultimamente mi piace riscoprire i rapporti simbiotici, le relazioni che ci sono tra alcune creature vegetali e animali.
La curiosità mi ha spinto a fare domande e amici naturalisti hanno fornito alcuni spunti di riflessione.
Ringrazio anche il Dottor Andrea Gulminelli che, non solo ha approfondito con me l'argomento, ma ha dato gentile concessione di alcuni scatti preziosissimi dello splendido Cembro Re Leone del Castello Molina di Fiemme che spero, un giorno, di poter visitare.
Mettetevi comodi la storia sta per iniziare...
Un rapporto, appunto, simbiotico e vitale per eccellenza è quello tra il Pino Cembro (Pinus cembra) e la Nocciolaia (Nucifraga caryocatactes).
La pigna del cembro è infatti particolarmente coriacea, una vota caduta a terra non si desquama in automatico, c’è bisogno dell’intervento dell' argutissimo uccello il quale batte come un fabbro sullo strobilo, sfruttando pietre piatte o ceppi a mo’ di incudine. La Nocciolaia inoltre tende a stoccare grossi quantitativi di pinoli per far fronte ai lunghi mesi invernali trasportandoli dalla propria “officina” in posti al riparo dagli agenti atmosferici e da altri animali. Riesce a trasportarne anche 100 per volta per un arco di circa 15 km, non male per un essere che vola a gargarozzo pieno. E qui arriva il bello, si è calcolato che la Nocciolaia riesca a risalire all’80/90 per cento dei luoghi in cui ha nascosto il proprio preziosissimo bottino, normalmente esposto a sud.
Ciò quindi vuol inevitabilmente dire che ci sarà un 10/20 per cento di semi in grado potenzialmente di germinare e dar vita a nuovi alberi. Non di rado vediamo Cembri cresciuti in spaccature di rocce con la sottostante cembreta a guardare con aria ammirata il proprio cosimile posizionato diversi metri sopra di loro. Ovviamente per chiare questioni legate alla gravità, visto che una pigna non può rotolare verso l’alto vi è solo una spiegazione a questo piccolo miracolo… proprio Lei.
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Basta fare una passeggiata nel Bosco dell’Allevè in Val Varaita la cembreta più grande d’Italia ( a proposito in occitano il cembro è l’Elvou, da qui il nome al bosco) per farsi un idea di quanto appena detto, troviamo cembri in luoghi improbabili, spuntoni di roccia precipizi, dopo anni si è capito che per questo piccolo miracolo c’è lo zampino, unitamente a un piccolo deficit mnemonico, della Nocciolaia.
La Nocciolaia, uno dei piú bei Corvidi del Ticino, ama trattenersi sulle montagne, nei boschi di conifere: sulle Alpi giunge fino ai 2.000 metri di altitudine. È soprattutto numerosa là dove vi sono i pini cembri.
Le dense foreste di conifere che rivestono le valli alpine ospitano uno dei piú bei Corvidi del nostro paese: la Nocciolaia. La bella Nucifraga caryocatactes (il nome specifico deriva dal greco e significa rompinoci), che presenta caratteri un po’ variabili a seconda della sottospecie, occupa un vasto areale continuo che va dalla Scandinavia fino all’Europa settentrionale, alle foreste di conifere della taiga in Siberia e all’Asia orientale, compreso il Giappone. In Italia nidifica sulle Alpi prediligendo gli alberi sempreverdi più folti.
All’approssimarsi dell’inverno, scendono verso il piano, ma senza allontanarsi troppo dal loro ambiente preferito. Le nocciolaie non sono uccelli migratori, ma alcuni esemplari possono abbandonare le proprie aree di attività abituali nelle annate in cui i pini producono pochi coni.
i Corvidi si possano collocare ai vertici di un’ipotetica classifica delle specie ornitologiche più “intelligenti”. La loro abilità è osservabile in particolare nella capacità che hanno di memorizzare in modo rapido e conciso pratiche da essi stessi attuate ed anche messaggi e stimoli provenienti dall’esterno. Imitano così diversi suoni e rumori che odono, nonché diverse parole umane e ricordano alla perfezione oggetti e frutti nascosti mesi e mesi prima in angoli remoti del bosco (il caso della ghiandaia).
La Nocciolaia ama trattenersi sulle montagne, nei boschi di conifere: sulle Alpi giunge fino ai 2’000 metri di altitudine. È soprattutto numerosa là dove vi sono i pini cembri. Questo corvide va annoverato tra i cosiddetti uccelli zingari: siccome ricerca i pinoli, d’estate è sempre in movimento da una pineta all’altra, secondo il grado di maturazione dei frutti.
Sebbene abbia un aspetto impacciato e tozzo, questo uccello cammina benissimo sul terreno, si arrampica con destrezza su rami e arbusti, si attacca ai tronchi e compie movimenti rapidi ed eleganti. Analogamente ai picchi, percuote con il becco la corteccia, la fende e la stacca a pezzetti per impadronirsi delle prede che vi si nascondono. Il suo volo è leggero, ma piuttosto lento. Durante il periodo degli amori fa udire un canto monotono e sommesso; ha poi i sensi molto sviluppati e un’intelligenza certo non inferiore agli altri Corvidi.
La nidificazione è sempre precoce. Il nido viene costruito di solito sulle conifere (a volte sono anche alberi a foglia larga), di solito nella parte soleggiata. La sua base è costituita da ramoscelli secchi di abeti, pini, frassini e faggi. Il secondo strato è composto di legno fradicio; la conca, di forma elegante, viene rivestita di licheni, muschio, steli secchi e corteccia d’albero sfilacciata.
Se durante le nostre vacanze sulle Alpi abbiamo la fortuna di ammirare questo meraviglioso albero montano non dimentichiamoci anche di ringraziare la sua splendida compagna pennuta: la nocciolaia.
Susanna Vecchioni.