La Paura fa 66 e non più novanta
Il dato 66 (65,7 per la precisione) è riferito al costo degli interessi finanziari che, nel 2017, lo stato Italiano ha pagato sul debito pubblico, ammontante nel 2017 a 2.230 Mld con una vita utile media di 7 anni e mezzo e con una percentuale sul PIL del 133% (PIL 2017 pari a 1.679 Mld, oggi effettivo a 1.867).
Per un investitore italiano si pone il dilemma ormai ciclico se possa convenire o meno investire in un BTP decennale oggi con ritorni intorno al 3% decisamente più alti di due punti rispetto al decennale di qualche mese fa che valeva intorno al 1,4% di rendimento.
Andiamo per gradi.
Luoghi comuni
- Gli stranieri ci tengono in pugno: beh la porzione di debito pubblico in mano ai comuni cittadini si è negli anni decisamente assottigliata fino a raggiungere nel 2017 il 6%, mentre gli stranieri con varie distinzioni detengono il 32%, la Banca d’Italia il 16%, le Banche Italiane il 27% e i Fondi Comuni e le imprese di Assicurazioni il 19% così come ben spiegato in questo articolo di Repubblica https://www.repubblica.it/economia/2018/05/29/news/chi_detiene_il_debito_pubblico_italiano_30_anni_di_cambiamenti-197562983/
- Lo spread ci impoverisce: altra chiacchera da bar della finanza. Lo spread dovesse mantenersi coì nel tempo e negli anni porterà conseguenze solo con le scadenze future dei titoli di stato, esattamente al rinnovo delle scadenze in programma ci troveremo ad emettere nuovi Titoli governativi ad interessi più alti con aggravio del monte interessi che annualmente paghiamo e che riassumo brevemente in questa analisi.
Nel 2011 il nostro monte interessi sul debito era di circa 76 MLD nel 2012 circa 84 MLD e nel 2016 66 MLD mentre nel 2017 siamo scesi a 65,7 MLD (fonte banca d’Italia). Questa continua discesa è sicuramente frutto delle manovre di politica monetaria e economica di Draghi che ha innescato sul mercato un effetto diminuzione costi, una specie di camomilla finanziaria che quasi tutti credono si possa arrestare con la fine del quantitative easing BCE prevista a gennaio 2019. Tornando ad analizzare l’effetto Spread che nel 2011 come si è appurato non ha creato una emorragia nelle casse dello stato, lo stesso deve intendersi che qualora rimanesse ai valori attuali nei prossimi anni senza aumentare o diminuire, lo stesso, avrà effetto sulle scadenze prossime e non su quelle attuali e da Ottobre 2018 fino a fine anno i rinnovi ammontano a circa 123 MLD di euro, rinnovi ti titoli che avranno un effetto immediato nel 2019 con un aggravio di interessi ai valori dello spread attuale di circa 2 MLd in più. Nel 2019 le scadenze ammontano a circa 279 mld e nel 2020 a 196 mld nel 2021 a 183 e nel 2022 a 173 mld (fonte banca d’Italia). Se sommiamo gli effetti delle scadenze 2018 ultime e 2019 e 2020 nel biennio 2019-2020 avremo un incremento di interessi finanziari pari a circa 8 mld in media così di circa 4 mld ad anno (questa differenza è pari allo 0,22% del ns PIL quasi insignificante rispetto alle manovre finanziarie attuate negli ultimi anni).
Ognuno di noi deve riflettere su cosa significhi spread, interessi e debito e soprattutto PIL.
Tornando al nostro cliente che ha della liquidità da investire e ci chiede se fosse un buon investimento ottenere nei prossimi dieci anni un rendimento medio del 3% da un BTP.
A questa risposta si aprono due scenari possibili da analizzare per due periodi ben precisi da individuare come tempo di ritorno dell’investimento
- Scenario Ottimistico di breve periodo (max 6 mesi).
Chi acquista oggi un BTP per pura speculazione finanziaria sta scommettendo sulle capacità dell’Italia di generare ricchezza e rendere così solvibile il suo debito pubblico generando fiducia nei mercati tale da far ritornare lo Spread sotto quota 100 rispetto al Bond Tedesco. Questa ipotesi crea una plusvalenza finanziaria a doppia cifra tale da dover incassare subito la plusvalenza e restare alla finestra per ulteriori opportunità.
- Scenario Ottimistico di lungo periodo (oltre 6 mesi).
A fronte di una diminuzione dello spread consistente tale da riportarlo sotto quota 100, l’investitore si trova ad aver acquistato un BTP decennale con rendimento medio del 3,10% annuo ma che nel conteggio non ha ancora calcolato due effetti da impatto diretto e immediato sul suo rendimento. Il primo la fine del quantitative easing della BCE che porrà fine alla cappa protettiva dei tassi sui vari paesi e pertanto avremo un mercato che mapperà in modo chiaro ed efficace il vero rischio paese con lo spread e il calcolo probabilistico che alle elezioni europee ci sia la sconfitta della attuale governance a favore dei populisti in auge ormai in tutti i paesi UE, rischio politico che impatterà direttamente sul rischio paese e sulla valuta € euro. Quindi attenzione a sottovalutare questi due fattori assai importanti, la fine del QE in europa e l’effetto politico a marzo soprattutto tra chi necessita di liquidare l’investimento per sopraggiunte necessità di liquidità.
- Scenario Pessimistico di breve periodo (max 6 mesi)
La manovra finanziaria DEF (manovra di bilancio, finanziaria ect..) non è accolta in modo favorevole dal mercato e vi è un inasprimento dello spread tale da oltrepassare i 400 punti rendendo ancora più difficile la sostenibilità nel tempo della stessa manovra e pertanto il governo è costretto a dimettersi portando a nuove elezioni politiche a marzo incrementando le incertezze sui mercati finanziari. Il Btp acquistato cede circa 10 punti e riscontriamo una perdita in corso assai sostenuta, il rischio di precipizio è ancora più sostenuto
- Scenario Pessimistico di lungo periodo (oltre 6 mesi)
E’ innegabile che l’acquisto del BTP 12/2028 cedola 1,86% prezzo 94,6 € ci porta a considerare un innegabile vantaggio sul prezzo sotto cento e il rimborso a 100 ma nel durante oltre al rischio di breve periodo insito nella ipotesi di cui sopra è da valutare l’effetto fine QE e quello politico oltre a diversi altri fattori, che possano impattare ancora più negativamente provocando dei veri e propri terremoti finanziari in Europa nei primi due – tre anni di vita dell’investimento senza considerare la difficoltà finanziaria dello stato nel rimborso a scadenza con la possibilità di un allungamento della scadenza del titolo posseduto o della sospensione dell’erogazione della cedola o in ultimo del default dello stato.
Si vede da questa breve analisi come la mera speculazione di breve possa fornirci un valido supporto alle ns scelte di investimento ma con probabilità che nessun operatore finanziario può definire e delineare con precisione nel proseguo, il tutto si traduce nella mera facilità di calcolo alla stessa stregua di come far cadere una monetina a terra con la doppia faccia testa o croce.
Alternative nelle scelte di investimento nel area Obbligazionaria.
Nel considerare la scelta di investimento al fine di una ottima diversificazione che non sia frammentazione degli strumenti finanziari che rendono poco performante ed efficiente il portafoglio, sarebbe bene considerare nell’area obbligazionaria l’analisi dei rendimenti a scadenza di un decennale nei diversi paesi oltre oceano.
Al momento la migliore piazza finanziaria con rating AA+ sono gli USA, dove un decennale remunera il 3,20 % annuo.
Ci sono diverse opportunità di acquisto su fondi comuni Governativi e corporate USA e i rendimenti da inizio anno sono di tutto rispetto e continuano ad offrire buone opportunità con il rischio valuta come incognita indefinibile e variabile al rendimento del sottostante.
La scelta di posizionarsi sul debito pubblico USA potrebbe essere ancora più efficace qualora la situazione in UE dovesse precipitare e di conseguenza arrivare ad avere un rischio sistemico euro con l’immediato indebolimento della valuta €, a favore del dollaro $ che potrebbe avvicinarsi alla parità.
Questa eventualità non è remota anche in considerazione delle elezioni politiche a marzo 2019 in Europa.
Rimango sempre del parere che oggi il rischio Italia sia sottovalutato e sottodimensionato alla luce anche dei recenti ragguagli economici non certo confortanti sul economia del bel paese.