La proroga delle tasse e la mala gestione di un paese verso lo sfascio
Ci risiamo: è arrivata la proroga della scadenza del pagamento delle imposte, puntuale come ogni anno.
Quindi perché dovrebbe essere una notizia degna di nota?
Perché si tratta di una proroga al 30 settembre e questo mi porta a due considerazioni importanti che mi sento di segnalare.
Le continue proroghe comportano una sempre maggiore incertezza soprattutto se precedute da un susseguirsi di annunci, uno dopo l’altro.
Il motivo della necessità di una proroga così lunga riguarda gli ISA - indicatori sintetici di affidabilità fiscale - ovvero le “pagelle” del contribuente.
Era successa la stessa cosa all’epoca degli Studi di Settore, ovvero ritardi, errori, correzioni, ostruzionismi vari e via di questo passo.
I continui cambiamenti di scadenza ed i continui aggiustamenti dei software comportano ulteriore incertezza.
E l’incertezza comporta perdite di tempo e di produttività e questo non aiuta un PIL nazionale ancora fuori rotta.
Se immaginiamo per un attimo che il nostro paese sia un’azienda e ragioniamo da imprenditori c’è da chiedersi per quale motivo dovremmo rinunciare ad incassare dai clienti, ovvero dai cittadini.
Se non abbiamo i conti in ordine allora il nostro focus (da imprenditori) dovrebbe essere quello di incassare rapidamente.
Visto che le tasse non la paga volentieri nessuno, allora è meglio non mettere i cittadini in stato di stress!
E come se lo stato prendesse poco seriamente il nostro impegno di imprenditori… non è certo con la proroga che ci permette di crescere!
La seconda considerazione riguarda la “compressione” dei tempi di pagamento.
Più spostiamo avanti nel tempo la scadenza della prima rata e più si riduce il numero delle rate a disposizione.
Per ovvie ragioni di bilancio gli importi vanno comunque versati entro il 30 novembre.
Le persone che contano di pagare, e che magari faticano a pagare tutto in una sola volta, si vedranno diminuire il numero delle rate.
In pratica dobbiamo pagare il primo ed il secondo acconto a 60 giorni di distanza invece che 153 (contando dal 30 giugno).
Se lo stato mette in stress i conti delle aziende puoi stare certo che qualcuno non ce la farà a rispettare il calendario e salterà qualche rata.
Ancora una volta, se paragoniamo lo stato ad una azienda si capisce quando male siano gestite le entrate.
Prima che tu scriva qui sotto un qualsiasi commento di natura politica ti voglio dire che le mie considerazioni sono solamente dedicate ai numeri.
Personalmente non credo sia colpa di Tizio e nemmeno di Caio, piuttosto è una somma di tanti piccoli errori (anche del passato) che si sommano uno dopo l’altro e che portano ad un continuo lento declino.
Come difendi i tuoi personali conti in questi momenti di incertezza?
La risposta è una sola: con una corretta pianificazione della “cassa” perché altrimenti quando arriva il giorno del pagamento mancano le risorse per fronteggiare gli F24.
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