La sofferenza come atto di crescita.
Psicologiacomportamentale.it
Nella società moderna la sofferenza, declinata in tutte le sue diverse sfaccettature possibili, la si cerca in tutti i modi di estirpare così da non doverla obbligatoriamente guardare dritta negli occhi. Istintivamente da essa si fugge, cercando nelle istituzioni e nei professionisti addetti, quelle adeguate vie di fuga atte ad occuparsene e a prendersene cura. Pur vivendo in un perenne lamentio generale, dovuto a tutto quello che si vorrebbe ottenere e raggiungere, la sofferenza, intesa come mezzo per crescere ed evolvere, non è mai da nessuno contemplata come variabile possibilista. Da una vita di difficoltà e di dolore si rifugge, perché sembra impensabile in una società come la nostra del “tutto è possibile, qui e ora”, vivere accettando gli eventi così come si presentano. L’accettazione viene quasi vista come una remissione personale, un’azione da perdenti. Quando, quindi, il senso di accettazione non viene considerato come modalità di pensiero collettivo tendente al bene comune, come possiamo aspettarci che si comprenda veramente il momento storico che si sta vivendo?. E perché ci aspettiamo sempre che siano le istituzioni a risolvere tutto, quando il vero cambiamento deve nascere in ognuno di noi e manifestarsi con concrete azioni esterne?.