La Spezia e l'economia BLU
L’economia del Mare o Blue Economy è centrale nella strategia della Comunità Europea. La Spezia che ha in sé tutte le caratteristiche geografiche, umane, sociali, culturali e professionali per diventare un un punto di riferimento in questo settore strategico del rilancio economico.
Un porto commerciale, due terminal container, una base navale per la Marina militare, porti turistici, enti di ricerca marina, un’industria cantieristica, cantieri per la nautica da diporto, pesca, imprese industriali legate al mare, un forte indotto, una scuola trasporti, una tradizione nei mestieri del mare, crociere, turismo nautico, tre fra i più noti parchi naturalistici (Portovenere, Cinque Terre e Val di Vara), una cultura dell’ambiente marino e la consapevolezza di nuove formule di crescita sostenibile: alla città pare non manchi proprio nulla per sfondare nella Blue Economy.
Quali sono i nodi da sciogliere? Quali le strade da prendere?
La Blue Economy, comprende tutte quelle attività che l’Unione Europea (con la direttiva del 2012) ha definito strategiche per lo sviluppo dell’economia del continente e che già oggi occupano 5,4 milioni di persone e generano un valore aggiunto lordo di quasi 500 miliardi di euro l’anno. Fra questi: il turismo costiero, la pianificazione e buona gestione degli spazi marittimi, la sorveglianza marittima integrata, la difesa delle coste dall’erosione, lo sviluppo delle biotecnologie legate al mare, lo sfruttamento dell’energia dagli oceani....
Nel solo settore del turismo tutti sappiamo che le coste sono la meta preferita dal 63% dei viaggiatori in Europa. Il-settore del turismo marittimo e costiero è attualmente la principale attività economica marittima, e occupa 2,35 milioni di persone, pari all’1,1% dell’occupazione totale dell’Ue. In alcune zone, il turismo costituisce una fonte di reddito complementare per le comunità costiere, ma in altre può addirittura dominare l’economia locale.
Tra le voci in forte crescita del turismo del mare ci sono sia il turismo da diporto sia quello crocieristico che in Europa occupa circa 150 000 persone e genera un fatturato diretto pari a 14,5 miliardi di euro e che di recente ha visto La Spezia particolarmente attiva. Ma il nostro golfo ha ben altre possibilità se guardiamo al diporto nautico: è infatti uno dei pochi golfi naturali dove si può far vela tutto l'anno.
L’Italia, con i suoi 7458 chilometri di costa, è la patria degli amanti del turismo nautico. Eppure non siamo mai stati in grado di elaborare una strategia politica e un coerente grande piano industriale, capace di fare del turismo da diporto una leva utile ad aumentare l’attrattiva turistica della città.
La Liguria presenta un totale di 53 strutture per il diporto per un numero complessivo di posti barca pari a 21.850. Nella provincia di La Spezia, che ne comprende 16 (pari al 30,2%) vi sono oggi 6.400 posti barca (29,5%) che si è triplicato negli ultimi 10 anni.
Una ricerca dell'Osservatorio Nautico Nazionale chiarisce alcuni valori economici, spesso sottovalutati, della nautica da diporto. Per ogni 3,8 barche si crea un posto di lavoro; per ogni addetto alla costruzione si creano 6,5 posti di lavoro nell'indotto. I diportisti sono tra i “turisti” più interessanti per spesa giornaliera distribuita sul territorio, che arriva a superare i cento euro pro capite al giorno. Il contributo al Pil del turismo nautico è di 1,5 miliardi, non certo distribuiti in maniera uniforme sulle nostre coste.
Tanto per dare due numeri in Italia ci sono: 105.000 imbarcazioni immatricolate, 350.000 natanti (<10m), 62.000 patenti nautiche, 237 infrastrutture per la portualità turistica.