L'anomia: il virus della democrazia moderna

L'anomia: il virus della democrazia moderna

Episodi più o meno recenti come l'assalto a Palácio do Planalto a Brasilia e a Capitol Hill a Washington, l'arresto di 25 estremisti per la pianificazione di un attentato al Bundestag a Berlino o la tentata irruzione di manifestanti No-Vax nel Parlamento rumeno a Bucarest sono testimonianze di un passaggio delle democrazie verso uno stato di anomia.

Nonostante l'insoddisfazione e la sfiducia verso il funzionamento dei sistemi democratici, nessuno ha mai proposto un valido sistema alternativo: ciò che difetta oggi infatti non è il il consenso sulle regole del gioco, ma un senso dello scopo in relazione a quanto si dovrebbe realizzare partecipando al gioco.  

L'uomo ha sempre individuato un proprio fine: nella religione, nel nazionalismo o nell'ideologia; molto raramente invece la chiesa, lo Stato o la classe sono forme di dedizione pubblica. I fini che sono al centro degli indirizzi politici e dei programmi governativi hanno perduto la loro preminenza ed essendo oggetto di contestazione finiscono per essere conflittuali e senza distinzioni. La conseguenza è l'ascesa di una democrazia anomica e senza obiettivi comuni.

La mancanza di un fine comune alimenta l'ingovernabilità delle democrazie che non a caso Crozier giustifica con il sovraccarico di partecipanti nei sistemi politici che rendono più complessa la crescita e lo sviluppo.

Il crescente pessimismo (nonché declino) della democrazia è però un controsenso con il concetto di democrazia stessa: i sistemi democratici infatti possiedono vitalità di loro natura, a patto che si comprenda veramente l'essenza del sistema democratico e la sottile correlazione tra libertà e responsabilità.

La vera sfida dei governi di tutto il mondo sarà ora trovare la giusta metodologia per rafforzare la democrazia nel suo processo di crescita e incessante ampliamento, soprattutto tra i cittadini che necessitano di ritrovare un fine preminente nel gioco democratico.

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