L'arte che ci fa stare bene

L'arte che ci fa stare bene

Qualche giorno fa una signora incontrata in uno studio medico mi ha raccontato della sua collezione di monete antiche e banconote. La conversazione è nata per caso, da una curiosità sorta circa l'origine geografica di una moneta da 2 euro che riportava strani simboli sul retro.

Da lì è partito un racconto appassionato e la signora ha cominciato a raccontarmi della sua ampia collezione e di come sia nata l'idea di collezionare monete e banconote. Cominciò molti anni fa prendendo spunto da una piccola collezione di suo padre, deceduto prematuramente. Il padre della signora infatti aveva cominciato a collezionare pochi pezzi e lei, per onorare la sua memoria, dopo la sua morte decise che quella collezione avrebbe continuato a esistere e con la collezione avrebbe così continuato a esistere, vivido, anche il ricordo del padre scomparso.

Mentre ascoltavo il racconto ero attraversata e colpita dal mondo trascinante e appassionato con cui la signora me la stava raccontando e, tra le frasi che ci siamo scambiate, mi è sfuggito lì per lì "è proprio una passione la sua". La signora in quell'istante ha subito precisato "più che altro è un modo per sentire sempre mio padre al mio fianco".

A volte passioni e ricordi si mischiano, forse nella mia mente quel racconto ha fatto scattare un'associazione mentale particolare secondo la quale anche una passione o un hobby può assolvere alla funzione di ricordo, di espressione di affetto e nostalgia.

E così un hobby di per sé non è solo un hobby ma rappresenta quello che vorremmo e non abbiamo, quella distanza che vorremmo colmare, quel benessere che vorremmo ritrovare, la pace che forse non abbiamo ancora raggiunto, la condizione di serenità che a volte nella vita quotidiana può venire a mancare. Qualche volta dedicare il proprio tempo libero ad una collezione, ad esempio, vuol dire molto più che accumulare oggetti e, come nel caso sopra citato, può essere un vero e proprio tentativo di connessione profonda con chi amiamo di più.

Penso che sia per questo motivo che molte persone trovano conforto sicuro e piacevole ristoro esprimendo se stessi anche attraverso attività hobbistiche: c'è chi custodisce collezioni, chi dipinge, chi lavora a maglia, chi costruisce modellini, chi incastra le tessere di un puzzle, chi legge, chi scrive, chi scatta fotografie, chi gira video, e tanto tanto altro ancora.

Sto sperimentando da qualche tempo gli effetti benefici della creatività. Sono sempre riuscita a ritagliarmi un po' di tempo per me, ma sto cercando di affinare meglio questa capacità per donarmi sempre nuovi stimoli e tenere anche piacevolmente allenato il cervello. Prima avevo cominciato con la musica e il canto, per ora sto sperimentando lo scrapbooking, la modellazione dell'argilla e la decorazione su ceramica e tela con colori acrilici. Non pongo limiti alla sperimentazione, dunque chissà che a queste non si aggiungano ulteriori sperimentazioni nel corso del tempo.

A proposito di arte e di quel che ci fa stare bene, ho condotto una piccola ricerca online per capire in che termini gli esperti si sono pronunciati in merito ai benefici derivanti dall'espressione artistica.

Alcuni articoli e studi sui benefici dell'arte

In un articolo pubblicato su Microbiologia Italia, Francesco Centorrino scrive:

"Secondo la professoressa Susan Magsamen, direttrice esecutiva dell’International Arts + Minds Laboratory presso la John Hopkins University School of Medicine, impegnarsi in un progetto artistico per soli 45 minuti al giorno può ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, aiutando quindi a vivere una vita più felice e più sana. Non importa la pratica artistica scelta, dalla pittura alla danza, alla scrittura e altro ancora, gli effetti benefici non cambiano. [...]

Per sfruttare al meglio gli effetti dell‘arte, l’obiettivo fondamentale è quello di far diventare l’attività artistica un’abitudine quotidiana. Le persone che si dedicano alle arti, idealmente ogni giorno, ma almeno ogni settimana, presentano un migliore funzionamento mentale e una migliore qualità di vita. [...]

Lavorare l’argilla (o la pasta modellabile): l’unica forma d’arte in cui entrambe le mani hanno lo stesso livello di coinvolgimento. Diversi studi hanno dimostrato i benefici psicologici che può avere realizzare con l’argilla qualcosa, poi scomporla e ricominciare da capo. In particolare, la qualità tattile di questo lavoro riduce l’umore negativo e l’ansia e aiuta anche a concentrarsi.

Lavorare a maglia (in compagnia): stare seduti con altre persone mentre si lavora a maglia o si cuce, può creare connessioni sociali più forti. Inoltre, aiuta a mantenere la concentrazione, a ridurre l’ansia e a gestire lo stress.

Colorare: mezz’ora trascorsa a colorare stimola le stesse parti del cervello coinvolte nella meditazione e potrebbe aiutare anche a migliorare la concentrazione.

Annusare un profumo che si ama: l’olfatto è in grado di coinvolgere fino al 75% delle nostre emozioni. Concedersi un bagno caldo profumato alla lavanda o a un’altra essenza che si ama, può essere un’abitudine estremamente efficace per migliorare l’umore.

Immergersi in una mostra interattiva: questo particolare format coinvolge tutti i sensi e crea forti reazioni emotive che aumentano l’apprendimento e la memoria.

In conclusione, dedicare del tempo alla pratica artistica quotidiana può essere un’ottima strategia per vivere più a lungo e per preservare la salute fisica e mentale. L’arte può infatti ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, aiutando a vivere una vita più felice e più sana."

L’arte fa bene alla salute, lo ha confermato anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità):

"L’arte aiuta la nostra salute. È ormai comprovato da innumerevoli esperienze l’effetto benefico che provocano le attività artistiche in situazioni di fragilità. Danza, pittura, teatro, letteratura, tutto può aiutare. Dal Parkinson all’Alzheimer, passando per malattie depressive o cardiocircolatorie, l’attività artistica influisce in modo positivo. La letteratura scientifica ha poi dimostrato che l’arte è uno strumento utile per promuovere la salute e prevenire le malattie, oltre a migliorare la qualità di vita dei malati. [...]".

Su Psicologia contemporanea, Santo Di Nuovo, docente di Psicologia all’Università di Catania, ha pubblicato un articolo intitolato ARTE E NEUROSCIENZE TRA FUNZIONI CEREBRALI E MENTE SOCIALE di cui riporto alcuni passaggi:

"Uno studio ha dimostrato che l’esperienza estetica attiva pattern neuronali simili a quelli del sistema cerebrale di “ricompensa” in grado di contrastare lo stress, sollecitando interventi basati sull’arte come supporto durante l’isolamento forzato (Gallo et al., 2021). Il ricorso all’arte come mezzo terapeutico non è certo nuovo: innovativi sono gli apporti delle neuroscienze ai fondamenti di questa antica prassi. [...]

Nella ricezione dell’arte accade qualcosa di più e di diverso dell’apprezzamento puramente neurofisiologico e localizzabile in termini di aree cerebrali: una trasformazione nella singola mente del lettore, peculiare e originale per quanto risonante con quella che è avvenuta in modo altrettanto originale nella mente dell’artista.

Come diceva André Breton, l’arte è trasformazione e rilettura della vita: sia per chi produce le opere d’arte sia per chi le ammira. La vita mentale non è limitata al cervello, ma è estesa in uno specifico corpo (per questo si parla di mente incarnata), nelle relazioni – verbali, emotive, motorie – che esso ha con il mondo esterno, nell’immersione che l’inscindibile insieme mente-corpo realizza nella cultura da cui trae i significati profondi. Tutto ciò non corrisponde a uno specifico funzionamento riscontrabile con i mezzi analitici delle neuroscienze, per quanto sofisticati, trovando analogie tra i diversi cervelli: appunto perché è oltre le reti neurali cerebrali che si verifica l’incontro tra produzione e ricezione dell’opera d’arte. [...]

L’elemento comune a chi produce e a chi “consuma” arte sta nella funzione immaginativa, che per sua natura fa da mediazione tra natura e cultura, e dunque tra i meccanismi biologici della creatività e quelli che la fondano sul piano sociale. L’immaginazione creativa parte da una realtà presente ma ne progetta una diversa; chi ri-costruisce l’opera nella propria mente immagina pure qualcosa che è diverso dal dato reale. Da questa co-costruzione – più o meno sintonica – nasce la comprensione profonda dell’arte. [...]

Sul rapporto tra la mente produttrice di arte e quella che ne fruisce, e il contesto sociale in cui produzione e fruizione avvengono, le neuroscienze sociali hanno ancora tanto da dire. Ricorda Kandel che «l’arte ci sfida a sviluppare nuovi elementi di conoscenza neuroscientifica, questioni che stiamo appena iniziando ad apprezzare e ad affrontare»."

Anche l'articolo Art therapy: il potere terapeutico dei quadri affronta questo argomento e specifica:

"[...] non solo ammirare l’arte in tutte le sue espressioni fa bene, anche esercitarla esplorando la propria creatività e praticandola in prima persona ha un forte potere terapeutico. Dedicarsi all’attività artistica può dare sollievo dalla tensione emotiva e migliorare l’umore. È da questa intuizione che è nata l’art therapy, una disciplina che si è sviluppata negli anni Quaranta in Gran Bretagna e negli Stati Uniti per curare i reduci di guerra traumatizzati. Attraverso diverse tecniche e l’uso di materiali artistici, infatti, è possibile elaborare creativamente il proprio vissuto, i pensieri più profondi e quelle sensazioni che non si riescono a far emergere con le parole e nei contesti quotidiani. Uno strumento terapeutico che aiuta a lenire disagi psichici ed emotivi, favorendo la conoscenza di se stessi e delle proprie potenzialità. [...]".

L’arte dunque ha un effetto positivo su cervello e sistema nervoso. Attiva aree legate alle emozioni e al piacere che inducono un senso di relax e appagamento grazie anche al rilascio di endorfine.

Nell'articolo di Guido Brunetti intitolato L’ arte, il cervello e la mente, pubblicato su Neuroscienze.net, l'autore scrive:

"[...] Come avviene la trasfigurazione dei sentimenti e dei desideri rimossi nell’opera d’arte?

Per spiegare il processo creativo, Freud ricorre al concetto di “sublimazione”. Che consiste in una trasmutazione” da uno stato esistenziale ad un altro. Una pulsione è sublimata se è “deviata” verso una meta non sessuale. La libido desessualizzata s’incanala per vie nuove, producendo opere di alto valore spirituale.

La visione moderna dell’arte tende ad attribuire alla creatività la funzione di un processo mentale, di un comportamento non conformistico e non imitativo. Un comportamento che genera una dinamica fondata su scomposizioni e ricomposizioni del “significato”, seguendo, secondo Umberto Eco, “un procedimento semiotico”.

Il pensiero romantico ritiene la creatività come “lo spontaneo traboccare di forti sentimenti, i quali sono una “proiezione” dello stato mentale dell’artista e danno luogo all’emergere del “simbolismo” alla fine del XIX secolo e a molte altre correnti, come quelle espressionista, del fauvismo e del surrealismo.

Sulla base di questa impostazione, dobbiamo sottolineare che l’artista non rappresenta la natura, né la imita, ma la crea di nuovo. Attraverso l’opera, egli “reinventa” la realtà. In questo modo, il processo creativo trascende le esperienze soggettive dell’autore e conferisce all’opera d’arte “un significato universale” (Jung). La creazione di un’opera d’arte quindi diventa l’equivalente mentale della procreazione. [...]".

Nell'articolo di Eleonora Gionchi intitolato Un corso di ceramica per combattere lo stress e aprirsi alla creatività troviamo altri spunti interessanti per riflettere sui benefici derivanti dall'utilizzo delle mani nella produzione artistica:

"[...] I corsi di ceramica si stanno quindi rivelando non solo terapeutici, tanto che si parla di ceramica-terapia, ma soprattutto sono molto simili ai corsi di mindfulness. Dedicarsi all’argilla, al movimento del tornio, usare le mani per creare qualcosa necessita per forza essere concentrati su quello che si si sta letteralmente realizzando. Non lascia quindi spazio per altri pensieri, mettendo quindi da parte i propri problemi. [...]

In un’epoca in cui ormai il livello di attenzione è sempre più basso, uno studio condotto dalla Tate Modern di Londra ha evidenziato che otto secondi è il tempo medio che ogni visitatore dedica a un’opera d’arte, un corso di ceramica stimola molto l’attenzione e la stessa concentrazione. Oltre a essere uno stimolo continuo per il cervello: l’argilla è infatti qualcosa di plastico, in continuo movimento che sfida la mente e le persone a doversi continuamente adattare trovando delle soluzione alternative di creazione in tempi piuttosto rapidi. [...]".


Per continuare ad approfondire:


Per concludere, un invito alla scoperta dell'arte e della propria creatività.

Non esistono limiti di età o di tempo, esiste solo la volontà di sperimentare. Non esiste stanchezza o impegni improrogabili, esiste la nostra vita ed esiste la volontà di ritagliarsi il giusto tempo per sé facendo qualcosa che migliori la nostra concentrazione, ci faccia usare tutti i nostri sensi per creare qualcosa con le nostre mani, con la nostra voce, con tutto ciò che ci consente di realizzare, inventare.

Io ho cominciato a farlo, come vedete in foto ho anche dipinto un mobile della cucina di casa con i pennarelli acrilici. E non vedo l'ora di continuare a esplorare tutti i metodi creativi e tutti i disegni possibili e tutte le forme a cui sarò in grado di dar vita.


Io e il mobile della cucina che ho decorato



Laura Ressa

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