"Pausa pranzo", un racconto di Myria Rotolo per la Notte del Lavoro Narrato
Il 30 aprile 2024 si è svolta a Bari la Notte del Lavoro Narrato, edizione Frasivolanti.
Sono passati quasi 3 mesi da quella serata speciale, una serata che ha segnato per me un'edizione altrettanto speciale di questa Notte. Unica per tanti motivi, soprattutto perché alcune evenienze della vita e alcune scoperte ti riallineano con la realtà facendo vacillare per alcuni istanti tutto quello in cui credi. Per fortuna quel vacillare può servire per rimettersi sulla linea dell'orizzonte e trovare rotte migliori, per scoprire che c'era sempre stato un mondo intero ad aspettarti al di là del buio. Bastava solo guardare.
Riporto qui alcune foto dei momenti trascorsi insieme. La qualità di queste immagini non è alta ma esse rappresentano un ricordo che rimane ben a fuoco. Ho inserito nella galleria anche la foto che ho scattato alla busta contenente il mio nuovo microfono, lo stesso che nel precedente incontro non funzionò per via di un cavetto rotto e che stavolta, per fortuna, ha funzionato.
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l racconti delle persone che vedete ritratte hanno riallineato quella realtà che sentivo vacillare, ricordandomi che posso continuare a credere.
Ho aspettato un po' prima di pubblicare le immagini di quella sera: volevo trovare le parole giuste per accompagnarle degnamente e rievocare quei momenti.
Poi mi sono ricordata che le parole giuste le aveva già scritte Myria Rotolo nel suo racconto "Pausa pranzo", che riporto qui sotto.
"Oggi c’è il sole, sono uscita a fare due passi. Ho scoperto che dopo i villini a schiera e le lussuose ville con piscina c’è una stradina che si perde nella campagna. Anche in inverno crescono dei piccoli fiori gialli a campanula e dei fiori arancioni come margherite, è tutta verde di erba spuntata dopo le piogge, in quella strada abbandonata il rumore non arriva. Ho notato che sulla parte alta della rete di recinzione che protegge un campo pieno di sterpaglia sono infilzate delle grandi olive nere, sono i frutti di un albero che non è stato raccolto. Peccato, sono grandi, succose, piene di olio. Potevano essere usate per fare le olive alla calce, si potrebbero ancora fare fritte. Non interessa più a nessuno utilizzare i frutti che la natura ci offre gratuitamente: tutto ciò che accompagna la fatica senza un notevole profitto non è considerato un lavoro inutile. Le olive puoi trovarle già raccolte nei barattoli di plastica da mangiare, qualcuno le ha raccolte per te in Spagna o in altri luoghi lontani, ora apparentemente più vicini di queste olive che mi guardano dall’albero.
Quando finisce la stradina, ricomincia l’asfalto consumato, il rumore dei tacchi delle mie scarpe risuona sul selciato. Oggi c’è silenzio: quale piacere ascoltare il rumore dei propri passi.
Si avvicendano sul piazzale dove lavoro i suoni, il movimento del carrello, dei camion, delle auto. Nella mia stanza una centralina che contiene tutti i cavi possibili per diametro e colori produce un rumore leggero e continuo, sincrono con quello del condizionatore.
Dimentico di ascoltarlo se sono concentrata nel lavoro, ma quando non ci sono altri rumori la sua dinamica meccanica di fruscio senza fine mi disturba. Allora mi alzo dalla sedia per guardare fuori: nei piccoli quadri delle sbarre si scompongono e ricompongono tre grandi e pretenziose palme e due - credo - banani, paesaggio fornitomi gratuitamente dal villino di fronte. Allungo un momento lo sguardo per distendere i miei occhi che vedono solo lo schermo del computer ravvicinato e famigliare ed un enorme schedario color panna oltre la porta. Sono una lavoratrice fortunata, siedo dietro una scrivania. I clienti mi sfottono “tu si che stai comoda in ufficio al caldo, quattro fotocopie da fare ed è finita la giornata”. Loro sotto ogni tempo, freddo, caldo, tiepido, ventoso o piovoso, affrontano le giornate sui cantieri, case di altri, tetti di altri, capannoni di altri, scuole di altri, banche di altri.
La vita che scorre fuori dalla mia porta, appare frenetica, piena di problemi. La mia è ordinata, quasi noiosa, fatta di registrazioni, valutazioni, archiviazioni e silenzio. Lavoro da sola: salvo il rumore molesto di sottofondo e qualche banale conversazione di lavoro o sul tempo, non ho la fortuna di ascoltare discorsi. Quando arrivo in magazzino per registrare un documento o per ritirare un d.d.t. sento spezzoni di conversazioni, per lo più sul calcio, scherzi grevi tra uomini conditi da intercalari che mi facevano inorridire tanti anni fa: ora non li ascolto più, mi sono indifferenti. Colgo solo la timidezza e il pudore di chi cambia discorso quando arrivo nel mezzo di un discorso molto personale. Peccato, mi piace ascoltare le vicende altrui, i sogni e i desideri del mondo: dove sono io, dietro la scrivania, non arrivano vicende personali. In 30 anni ho litigato solo 3 volte con qualche ragioniere ostinato che non conosceva le norme fiscali. Dovrei essere soddisfatta di rimanere fuori dal mondo per giorni interi, per settimane, per anni, compresa nella grande responsabilità di evitare future catastrofi finanziarie, continuando a registrare e a scongiurare tentativi predatori da parte del fisco.
Eppure nelle giornate di sole come oggi, che sono passate e continuano a passare nella mia vita, sogno di ascoltare il rumore del mare passeggiando sulla sabbia."
Laura Ressa