Lasciarsi andare e seguire la corrente

Lasciarsi andare e seguire la corrente

Qualche giorno fa ero in aula e nella fase finale in cui chiedo alle persone “cosa ti porti a casa da questa giornata?” uno dei partecipanti mi ha risposto “ho scoperto che esiste la creatività e che non tutto deve sempre essere ricondotto a metodo, regole e disciplina”. Questa persona mi ha fatto venire in mente l’argomento di cui vorrei parlare in questo articolo e che riguarda la nostra capacità di lasciarci andare, mettendo da parte le sicurezze e le risposte certe per aspettare di vedere come le cose possano evolvere e cambiare semplicemente lasciando che esse accadano, così, senza un controllo apparente ma fidandosi del grande potenziale rappresentato dall’intelligenza collettiva del gruppo.

Lasciarsi andare è una tua scelta

Per diverso tempo ho avuto la presunzione di sapere che far sperimentare Scrum all’interno di una sessione on-line in un tempo molto breve e magari lavorando su un argomento slegato dal contesto non potesse essere una cosa utile per il gruppo e, forte di questa convinzione, continuavo a parlare di Scrum restando su argomenti teorici e lunghe spiegazioni. Poi però c’è stato quel giorno in cui, forse per stanchezza o per reale volontà di esplorare l’ignoto, ho scelto di buttare il cuore oltre l’ostacolo e improvvisare una simulazione di Scrum in soli 40 minuti con 3 sprint da 10 minuti ciascuno.

Nella fase di inception il gruppo ride e scherza e raggiunge un primo insieme di requisiti base presenti all’interno del backlog. Non hanno realmente capito cosa li attende nella prossima mezz’ora ma comunque con questi elementi si parte con il lavoro.

Simulazioni e esercitazioni possono aiutare

Durante il primo sprint ho visto il gruppo muoversi nel disordine. Tanta confusione e poca comprensione di ciò che dovevano fare e come, malgrado le spiegazioni preliminari. Poco coordinamento in fase di planning, nessun working agreements di gruppo, sprint abbandonato a sé stesso, review in mano al Product Owner che lo trasforma velocemente in un SAL e tutti che gli vanno dietro. In retrospettiva emerge la fatica, il tema del “non siamo in grado di fare tutto” ma tuttavia non vengono messe in atto azioni migliorative.

Malgrado la retrospettiva poco funzionale, il team riparte per il secondo sprint con maggior amor proprio e sceglie di lavorare al completamento delle cose rimaste in sospeso per poi rifinire quelle che risultano mancanti di alcuni dettagli. Non vengono aggiunte nuove funzionalità ma il team si muove per arrivare a una review che possa soddisfare il product owner. Durante lo sprint vengono aggiunti alcuni elementi al backlog perché ci si rende conto che effettivamente mancavano delle parti fondamentali. Inconsciamente sono arrivati i working agreements: lavoriamo per completare delle cose e non perdiamoci in chiacchiere aggiungendo il superfluo. La review è ancora guidata dal Product Owner ma non si può avere tutto e in ogni caso anche lui sta imparando ad entrare nella parte. In retrospettiva il gruppo identifica delle azioni per poter accelerare il processo, sceglie di dividersi dei compiti e di arricchire il backlog per rendere funzionali alcuni elementi di interesse per il cliente.

Un gruppo in difficoltà e senza supporto trova da solo la sua strada

All’inizio del terzo e ultimo sprint, l’obiettivo non dichiarato verbalmente è quello di chiudere tutto il possibile. C’è tanta iniziativa e confronto pur mantenendo i ruoli emersi in precedenza. Non tutto fila liscio ma si arriva in review con la quasi totalità delle storie complete e pronte per essere vendute al PO. Il team guida ed è motivato a raccontare ciò che ha fatto. In retrospettiva emergono ulteriori aspetti migliorativi ma la nostra simulazione è terminata. Il gruppo mi dice “ma è già finita?!?!” evidentemente si stavano divertendo e io nell’osservarli riflettevo sulla bellezza di ciò che accade quando lasci delle persone libere di sperimentare, sbagliare, mettersi in gioco e trovare la loro motivazione per portare a casa un risultato, anche se solo in una simulazione.

La sfida per i manager

Quella volta durante la mia osservazione del gruppo, presi tanti appunti e facemmo poi una bella fase di debriefing. Da allora io per primo mi lascio andare più facilmente alla sperimentazione, fiducioso nell’alchimia che si crea quando lasci che le persone possano scegliere e decidere senza troppi controlli e sovrastrutture. Quel giorno ho avuto l’ennesima riprova che ci sono situazioni in cui illudersi di avere il controllo e prevedere tutto ci porta soltanto all’immobilità o peggio al replicare cose già fatte e non necessariamente utili alla causa. L’illusione del manager è proprio quella di poter prevedere, pianificare e controllare tutto ma questo nella pratica non è sempre realizzabile. Occorre sentire il vento, cazzare la vela e andare in acqua per divertirsi cavalcando le onde e accettando di bagnarsi un pò, perché se non ti bagni rischi di perderti parte del divertimento e di non imparare fino in fondo ciò che ti serve per poter andare oltre.

#buildyourself


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