Le Anteprime de "LA CLINICA ... A PARTIRE DA DOLTO" - C. Gravina
"Del resto non basta mettere in discussione l'atteggiamento difensivo d'una società che con facilità eccessiva esclude il bambino <anormale>. Occorre analizzare anche l'atteggiamento contrario, nato dal rifiuto di quegli stessi sentimenti. Il ritardato o il pazzo diventa allora oggetto d'un vero culto religioso. Rischia di trovarsi <recuperato> da istituzioni benefiche, diviso come oggetto di studio e di cure tra una miriade di specialisti, mentre dal punto di vista civile il suo destino rischia di trovarsi regolato definitivamente da un certificato d'invalidità". (Maud Mannoni, Il bambino ritardato e la madre, 1976)
Come accogliere, dunque, i bambini, i loro genitori e il loro disagio psichico, senza incorrere nel rischio di azioni di cura e/o pratiche rieducative che hanno, troppo spesso, il solo scopo di alleviare la propria angoscia in rapporto con il 'curato'?
"Il problema che si pone è quello di orientare il soggetto o verso una forma assistenziale (sociale, pedagogica) o verso una psicoanalisi. [...] Se si prende alla lettera il sintomo, si perde di vista il discorso del bambino. [...] Il bambino, nella sua nevrosi, è riuscito spesso a costruire un mito intorno al suo sintomo che diviene un elemento significante. Ricorrendo troppo in fretta a formule rieducative, togliamo al soggetto ogni possibilità di porsi il suo problema e di uscire, attraverso il linguaggio, da una menzogna, da un rifiuto della verità oggettivato fino allora in sintomi ben definiti." (ibidem)