Le antiche vie dei Longobardi

Le antiche vie dei Longobardi


L’Italia rappresenta all’incirca il 2 % delle terre emerse ma sul suo suolo è presente circa l’80 % delle bellezze naturali, artistiche e culturali, al mondo, tanto che l’OMT (l’organizzazione mondiale del turismo) ci definì come il perfetto mix di offerta turistica riuscendo a soddisfare qualunque tipo di richiesta, dall’enogastronomica, al turismo culturale, nonché, ovviamente, balneare.

Ogni luogo ha una sua tipologia di turismo e tutto sta ad individuarne quello più adatto al territorio. La vocazione territoriale ha un elevata rilevanza e, purtroppo, come molte volte accade, l’imitazione non è molto utile. É di fondamentale importanza conoscere il territorio, la sua storia, la sua natura, ed è in quest’ottica che ci deve essere una totale sinergia tra l’ente pubblico (Amministrazione Regionali, Provinciali e Comunali) ed i privati, come ad esempio le guide, le agenzie di viaggio, gli enti di promozione territoriale come le ProLoco o meglio ancora i tour operator, che mirano alla rivalutazione e promozione del proprio territorio.

Ognuno con le proprie mansioni ma tutti sempre in un’ottica comprensoriale e di ampio respiro. L’intero entroterra italiano con i suoi specifici territori è in comunicazione ed unito (soprattutto con le coste) grazie alle molteplici vie di comunicazione, attraverso le quali si costituisce il tessuto storico dell’intera penisola.

Dapprima sentieri, poi tratturi ed infine strade e vie di comunicazioni, hanno assunto sempre più importanza, grazie soprattutto alle capacità dei romani.

Così come in tutta Italia le vie di comunicazione hanno assunto una precisa ed imprescindibile importanza per tutto il Sud Italia e soprattutto dell’intero Sannio, quindi l’entroterra campano.

Ne abbiamo sentito parlare tutti, da tutti, della Via Francigena (o via Latina) ma la cosa importante è che è grazie a lei che si definisce il territorio del sud Italia.

Ben più antica dei soli riferimenti medievali, seguendo antiche vie ed incrociando l’antica direttrice di origine Osca, che collegava Capua con Sepino, i romani hanno ripreso la più antica Via Latina, sfruttandola, ampliandola e migliorandola. Passando per i Longobardi, ai Normanni, utilizzata come via di scambio ma anche come via di passaggio per raggiungere Gerusalemme per affrontare la prima Crociata. Tutti i popoli che si sono avvicendati nei secoli ci hanno consegnato beni di inestimabile valore e scrigni delle nostre origini. Oggi possiamo visitare, studiare e magnificare cittadine come Alife oppure l’antica Telesia a San Salvatore Telesino, castelli e monumenti a Prata Sannita, Gioia Sannitica, Faicchio e Guardia Sanframondi. Possiamo ammirare Chiese come Santa Anastasia a Ponte o la Torre Longobarda/Normanna ed i resti della cattedrale della SS Croce a Telese Terme, fino alla Chiesa di Santa Sofia (patrimonio UNESCO) a Benevento. Questi popoli, ancora, ci hanno lasciato anche tradizioni gastronomiche legate alla cura ed all’utilizzo sostenibile della terra come ad esempio il maggese introdotto dai Longobardi. Ed è proprio su di loro che voglio soffermarmi, sul loro ingresso in Italia ed i motivi che li hanno spinti.

Apparsi in Italia, per conquistarla, intorno al V secolo d.C., ovviamente con tutta la loro storia iniziata dal nord Europa e più precisamente dalla zona che i Romani chiamarono Germania Superiore, quando erano conosciuti con il nome di Winili.

Dopo anni di battaglie e conquiste i Longobardi si fermarono, e ne fecero la loro patria, in Pannonia (che inglobava l’attuale Ungheria ed Austria), secondo quanto ci racconta e tramanda Paolo Diacono, personaggio di spicco tra i Longobardi (come storico ma anche come scrittore e poeta), servirono come federati, più volte, i Romani ed è proprio per questo motivo Narsete, CARTULARIO IMPERIALE (si occupava delle documentazioni imperiali, quindi ricopriva un ruolo di assoluta rilevanza), nel preparare la guerra contro Totila, re dei Goti, per riconquistare il suolo italico come preteso dall’imperatore,  chiese un corpo ausiliare al re Alboino, il quale inviò una scelta schiera dei suoi uomini.

Intrapresa la guerra, sterminarono i Goti ed uccisero il loro re. Molte furono le ricchezze per i Longobardi, i quali supportarono Narsete (eunuco di origini armene) in una serie di guerre che lo portarono a terminare la conquista dell’Italia. Questo gli valse il titolo di Patrizio ed immense ricchezze, che abbinate all’animo benevolo verso i più poveri, portò l’invidia della nobiltà romana, la quale inviò una lettera all’imperatore Giustiniano nel quale chiedevano di essere liberati dal giogo di oppressione a cui lo sottoponeva Narsete (dipinto più come un despota che come giusto).

Leggendo questo l’imperatore, contrariato contro Narsete, inviò in Italia, per sostituirlo, il prefetto LONGINO. Venuto a sapere dell’intrigo, Narsete si rifugiò a Napoli mandando immediatamente ambasciatori presso il re dei Longobardi, Alboino, per entrare in Italia non più come federati, ma come conquistatori.

Per cui, i Longobardi furono invitati alla conquista, perché loro avendo servito per i romani in più occasioni, non avrebbero mai tentato la conquista della penisola.

Quindi Alboino decise di scendere in Italia, e con l’aiuto dei Sassoni, che si unirono ai Longobardi con 20.000 uomini con al seguito le proprie famiglie, iniziò la conquista entrando in Italia attraverso la regione delle Venezie, conquistando la città fortezza di CIVIDALE DEL FRIULI affidandola, dopo la sua conquista a suo nipote Gisulfo. Il re, invece, continuò la sua conquista includendo tutta la pianura padana fino alla Liguria e facendo di Pavia la sua capitale dove regnò per 3 anni e 6 mesi quando morì per le trame della moglie.

Dopo anni tribolati per l’assenza di un re e dopo essere stati sotto il potere dei duchi, i Longobardi elessero loro re Autari, il quale, crebbe di fama ed importanza attraverso le vittorie sul campo di battaglia ed estendendo il suo regno verso l’Istria.

Il 15 Maggio 589, nei pressi di Verona sposò la figlia del re dei Bavari, Teodolinda, figura di estrema importanza per i longobardi, soprattutto nell’accompagnarli nella definitiva conversione al cristianesimo costruendo così il primo e stabile collegamento con la Chiesa di Roma.

Il re Autari, rientrato a Pavia con la sua sposa, riuscì a sconfiggere in battaglia l’esercito dei Franchi avendo così via libera nella conquista del resto della penisola italica, tant’è vero che, attraversando Spoleto ed il suo ducato, raggiunse Benevento e dopo aver conquistato i territori campani ed istituito il Ducato di Benevento (il cui primo duca fu Zottone che guidò il ducato per circa 20 anni), continuò verso la punta più estrema della Calabria, dove il mito vuole che in sella al suo cavallo raggiunse una colonna che fuoriusciva dal mare, e dopo averla toccata con la punta della sua spada, pronunciò la frase: “Qui saranno i confini dei Longobardi”.

Ovviamente, come i popoli prima di loro, per riuscire a raggiungere la Calabria, i Longobardi usarono una serie di percorsi e vie esistenti fin dai tempi antichi, migliorate e sviluppate dai romani come la via Latina che attraversa il nostro territorio raggiungendo Benevento. Un modo per ipotizzare il percorso dell’esercito Longobardo è legato alla TABULA PEUNTINGERIANA da cui si evincono le vie militari che da Roma di districavano lungo e verso il sud d’Italia, dove possiamo notare il ruolo centrale della Telesia romana divenuta dimora dei Longobardi fin quando le scorribande dei Saraceni tra l’846 e 847 d.C. non ne determinarono lo spopolamento della città con la conseguente nascita e crescita dei borghi, come la Telese Longobarda, in quello che può essere riconosciuto come Ager Telesinorum, ovvero tutto il territorio in prossimità della colonia.

All’interno del ducato di Benevento, la via Latina, utilizzata dai Longobardi, fu riconosciuta come Via Sacra Longobardorum. Le prove del suo utilizzo provengono dai lasciti monumentali, dati in eredità alle future generazioni. Ed è sempre grazie a loro, fautori del culto Micaelico, sorto nel Gargano verso la fine del V secolo, che abbiamo la possibilità di visitare pezzi della nostra storia come le Grotte di San Michele (con le chiese rupestri) tra Gioia Sannitica e Faicchio, create lungo la Latina, che collegava (e collega) la cittadina di Alife, passano per Telese (Torre Longobarda), Ponte (Chiesa di Santa Anastasia), a Benevento con il Patrimonio Unesco della Chiesa di Santa sofia.

Ora, come un moderno tour operator, lungo la via Latina o Longobardorum o, ancora, Francigena, e le sue diramazioni, ci dà la possibilità di scoprire luoghi, paesi, montagne fiumi e monumenti che vanno a formare un percorso storico, culturale e naturalistico con pochi eguali.

Se solo volessimo seguire l’andamento di questa via, avremmo la possibilità di creare un’offerta turistica attraverso la quale potremmo offrire la storia del Nostro territorio non solo come fonte di conoscenza, ma anche e soprattutto come fonte di prospettive turistiche, di sviluppo e di investimenti con una mirata politica turistica territoriale condivisa, attraverso un FUNDRAISING adeguato tra finanziamenti pubblici e privati, che miri alla salvaguardia della nostra natura ed allo sviluppo del turismo lento, come il trekking ed al cicloturismo, legato alla storia, alla cultura ed enogastronomia.

Così come per il Sannio così come per l’intero entroterra italiano.

 

Dott. Paolo Cazzulo

Marketing turistico Territoriale


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