Le domande del virus - 1^ parte
Mentre attraversiamo questo periodo di isolamento e difficoltà per la pandemia, emergono alcune tematiche che provocano le nostre coscienze: quali stili di vita e quali modelli culturali saranno a breve più funzionali per il progresso della società e delle aziende? Mi pongo tali questioni - e le articolerò in un dibattito con altri colleghi - anche nel mio blog: https://bit.ly/3eZhDeY
#società #progresso #crescita #cambiamento
Dal 1909 ai primi anni ’20 del secolo scorso, attraverso una Guerra Mondiale e una pandemia di proporzioni sconvolgenti, Piet Mondrian, con alcuni coraggiosi e appassionati colleghi avviò una radicale mutazione dell’arte contemporanea e del pensiero sull’arte. Gli artisti di De Stijl, con il duro lavoro e la coerenza di riflessione e applicazione, stabilirono i nuovi territori dell’arte moderna come astrazione. A prescindere dal giudizio estetico soggettivo, si può senz’altro dire che un periodo drammatico della storia dell’uomo risultò anche nella capacità di definire un nuovo grande progetto di cambiamento, aprendo nuove frontiere e possibilità all’espressione umana e alla ricerca di senso[1].
Possiamo oggi fare altrettanto, in un tempo molto più abbreviato a causa delle minacce che ci sono davanti e in funzione della natura del sistema tecnologico, sociale ed economico contemporaneo?
L’attuale situazione di lockdown, l’incertezza sul futuro, l’invisibilità del nemico, tutto ciò contiene in sé, evidentemente, qualcosa di distopico e di surreale, per la comune esperienza di noi cittadini del XXI secolo. Qualcosa che ci spiazza profondamente e ci pone delle domande molto pressanti, profonde e personali.
Sin qui siamo stati presi dal fare, concentrati sui prodotti e sui risultati, che spesso non erano definiti da noi, ma imposti da un sistema più grande, che pare(va) dominare la contemporaneità. Eravamo presi a correre, a inseguire risultati determinati dalla Tecnica, come entità sovraordinata e dominante la vita dell’umanità contemporanea. Ci comportavamo secondo routine e automatismi quasi inconsapevoli, dettati appunto dal Sistema Tecnico (che contiene economia, produzione e politica), all’interno di schemi e modelli sempre indiscussi: per essere più espliciti, non abbiamo mai saputo mettere in evidenza le tensioni drammatiche tra progresso e sviluppo, e dunque ci troviamo in una crisi ambientale di proporzioni inaudite nella storia dell’umanità. Lo sviluppo orientato alle finalità della Tecnica, come aumento continuo delle capacità di produzione e consumo, contrasta con la natura di un progresso che crea una crescita compatibile con il benessere dell’uomo e rispettosa degli ambiti della Natura della quale siamo una piccola parte.
Potremmo finalmente passare dal fare cieco e inconsapevole, da “funzionari della Tecnica”, ad un agire progettuale e creativo, guidato e determinato da noi in quanto “soggetti”. Ciò di cui abbiamo bisogno, e la dura lezione che ci insegna il virus, è affrontare, in una prospettiva di azione concreta e non di sola enunciazione teorica, i dilemmi e le tensioni di cui sono portatrici sin qui le nostre ideologie. Vogliamo costruire un sistema di pensiero che superi un fare dominato dal mercato e ci traghetti effettivamente verso un agire orientato dai valori? Vogliamo passare da un fare ossessivamente orientato a un futuro illusorio e isterico a un agire che sappia pazientemente includere la dimensione di un presente più intenso e vero? Un presente da poter apprezzare in armonia con l’“ambiente” che, oltre alla natura che ci circonda, è anche fatto della nostra dimensione umana, individuale e sociale. Un primo tentativo di dialogo basato su questi temi proverò a svilupparlo nel seguito di questo testo, a breve.
International Executive Coaching & Psychological support in the workplace
4 anniRispondo senza esitazione "Sì!" con tutto il cuore. Sì, a una società che vada oltre le superficialità del profitto a breve termine. Sì, a un mondo inclusivo di tutti e di tutto ciò che ne fa parte (persone, ambiente, vita in generale). Sì, a una vita che ci consenta di agire in consapevolezza. Sì, all'Amore... non parlo dell'amore romantico, benché questo sia un grande regalo della vita, parlo dell'Amore come apertura, rispetto, benevolenza, una forma di trascendenza che sublimi il nostro piccolo essere egotico, consentendoci di afferrare le situazioni a un livello superiore, un livello meta, con l'attenzione rivolta al bene del tutto piuttosto che il bene proprio. Paradossalmente, questo cambiamento nasce dal guardarsi dentro per conoscersi bene, per agire in allineamento con i propri valori, per sentirsi una persona integra, coesa, coerente. Statemi tutti bene. Grazie, Giuseppe De Feo per la riflessione molto interessante. Seguirò con interesse le prossime "puntate".
MI OCCUPO DI LAVORO E SVILUPPO
4 anniINTERESSANTE ASPETTIAMO LA SECONDA PARTE
HR Development Consultant & Corporate Coach. Counsellor for personal empowerment, Gestalt approach.
4 anniun agire responsabile, radicato nei valori di umanità e consapevole delle conseguenze planetarie... allargare le coscienze magari
Mechanical Engineer Responsible Naval Large and Medium caliber weapons
4 anniA metà marzo ero davvero rimasto colpito dai numeri della tragedia che si stava sviluppando, e non erano ancora arrivati i numeri che abbiamo affrontato nei giorni passati, il famoso picco. Scrivevo (assieme a note più colorate che ometto...): [...]Sperare che passi, che non ci colpisca, che ci basti stare alla casa al mare, mettere la mascherina anche in macchina, i guanti e qualsiasi altra diavoleria non ci salverà. Non ci salverà come comunità. Qualcuno si salverà come individuo, ma il nostro vivere sociale non sarà più lo stesso, se continueremo a pensare come singoli, come puntini, come furbetti. Il sacrificio sarà grande se lo faremo tutti, immenso e insopportabile se deleghiamo la nostra parte a chi è pronto ad accollarsela, per senso di responsabilità e dovere.[...]Passate questo tempo a pensare, a riflettere, a prendere consapevolezza di quello che siete. Gli alpinisti spesso si trovano a fare passaggi estremi, su ponti di ghiaccio e cumuli di neve, tra seracchi e crepacci. Non sono soli, sono legati al loro compagno. Succede che il ponte vada giù, che la strada scelta non sia quella giusta. Quella corda può salvare entrambi, o condannare entrambi. Cerchiamo di salvarci, quasi tutti. ( https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10158393573582975&id=523447974 )
Riflessioni molto interessanti: condivido che sia importante chiederci cosa vogliamo essere nel futuro.