L’equilibrio in sé è il bene - di Alessandra Hopps

L’equilibrio in sé è il bene - di Alessandra Hopps

Uno studio, condotto dall’università di Harvard per oltre settantacinque anni, ha stabilito che il fattore in grado di predire con maggiore accuratezza il nostro livello di felicità nel futuro non è la ricchezza, bensì la qualità delle relazioni affettive rilevanti.

In un certo senso, quindi, il nostro benessere dipende dalle persone che fanno parte della nostra sfera emozionale e dalla serenità con cui ci rapportiamo a esse.

Questo concetto può essere considerato il fulcro del metodo collaborativo.

Attraverso tale pratica, infatti, i coniugi – nella consapevolezza che dovranno mantenere nel tempo una relazione, pure dopo la fine del loro matrimonio (soprattutto quando sono anche genitori) - riescono a stabilire in maniera condivisa quale direzione deve prendere la loro vita futura e a creare un nuovo equilibrio.

Per raggiungere questo risultato la logica della contrapposizione delle pretese, che caratterizza l’approccio ad un giudizio tradizionale, deve lasciare il posto a quella della fiducia e della cooperazione, affinché si possa lavorare in sinergia verso l’accordo migliore per l’intero nucleo familiare.

Molto del successo del procedimento collaborativo dipende dall’accettazione della separazione e dal modo in cui s’intende fare tesoro di quell’esperienza: l’esito positivo è direttamente correlato all’impegno che le parti dedicano ad aspetti come l’ascolto, l’onesta valutazione delle componenti che hanno condotto a quello stato di fatto e, infine, la ricerca di soluzioni valide per situazioni che sembrano insanabili.

Va da sé che, se i coniugi imparano un’efficace modalità di comunicazione e sono in grado di negoziare in maniera efficace nell’immediatezza della separazione, non solo tenderanno a dare seguito alle soluzioni individuate di comune accordo, ma a maggior ragione saranno in grado di risolvere anche in un tempo futuro eventuali questioni che si dovessero presentare.

La statistica conferma che sono quasi inesistenti i casi di ricorso al contenzioso rispetto agli accordi raggiunti all’esito di un procedimento collaborativo, portato a termine in maniera seria e condivisa.


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